Un incontro appassionato e legato tanto al passato quanto al futuro quello intitolato "Dove va il western?" durante la Festa del Cinema di Roma, a cui hanno partecipato Francesca Comencini e Gabe Polsky, che hanno rispettivamente riscritto il genere più antico del cinema con due lavori presentati alla Festa: Django - La Serie, riebolarazione in chiave moderna e seriale del cult del 1966 di Sergio Corbucci, e Butcher's Crossing, remake del classico del 1960 di John Edward Williams. Due visioni diverse e allo stesso tempo complementari e moderne, come si è scoperto durante l'incontro. "Tanto che io mi aspettavo un vecchio cowboy alla Clint Eastwood e invece Gabe è giovanissimo" ha esordito scherzando il moderatore.
Il genere dei generi
Gabe Polsky si era cimentato con il documentario Red Army, sulla fine dell'Impero Sovietico perché è da quella terra che viene la sua famiglia di origine ucraina. Butcher's Crossing, una classicità cristallina, un western dei tempi d'oro, con una tematica e uno stile adeguata ai tempi. Django è diventato un marchio dal film di Corbucci, ne sono stati fatti una trentina tra cui ovviamente quello del 2012 di Quentin Tarantino. Riportarlo alla luce e rivitalizzarlo per fare Django La Serie è stata un'emozione che ancora la regista si porta dietro, soprattutto dopo aver presentato il serial alla Festa, che arriverà su Sky e NOW nel 2023. La serie è nata da una costola di Gomorra - La Serie, mentre Francesca Comencini stava girando la terza stagione, e uno dei suoi episodi era narrativamente diverso dagli altri, l'unico a svolgersi non in città col cemento delle periferie ma in paesaggi naturali, tra la foresta e la baia al mare, dove c'era un specie di duello tra Genny Savastano e il suocero Avitabile, così ha pensato di girarlo come un western. "Ma mai nella mia vita avrei pensato e sperato di lavorare per davvero con questo genere. Dopo aver visto il montaggio di quell'episodio mi proposero la regia e la direzione artistica di Django - La Serie, che avevano iniziato a sviluppare".
Ha continuato poi: "Malgrado avessi paura della sfida perché i registi a cui si ispira sono immensi, quando ho visto le sceneggiature ho capito che era una riscrittura nuova. Si trattava della storia di una ricostruzione del rapporto padre-figlia, in comune con il western di Sergio Corbucci aveva il fango - lui fu il primo a introdurlo in sostituzione del deserto ma fu un escamotage perché avevano poche settimane per girare e pioveva sempre. L'altro elemento in comune è il protagonista refrattario al potere, qui interpretato da Matthias Schoenaerts. Mi affascinava la crisi della virilità proprio attraverso il genere che più di tutti ha contribuito a stabilire i codici di questa virilità". Anche i personaggi femminili - la Sarah di Lisa Vicari, figlia di Django, e la Elizabeth di Noomi Rapace, la villain - sono scritti con attenzione come quelli maschili e la serie ha molti temi che riguardano il nostro tempo, come la paura della diversità e il femminismo, ma nessuna di queste tematiche è stata inserita perché andava fatto. "Con Noomi abbiamo potuto scavare moltissimo cercando di capire le sue motivazioni. Lei vive in un mondo di maschi molto codificati e abbiamo cercato di capire come fosse riuscita a farsi valere o forse no". C'è anche la tematica religiosa, di fortissima ambiguità nella prima scena, è un personaggio molto tentato dal sesso e dal desiderio, che poi scopriremo ha un passato abbastanza complesso con uno dei protagonisti che è John Ellis, il suo villain (interpretato da Nicholas Pinnock).
Riscrivere il western
Butcher's Crossing di Gabe Polsky è invece un lungometraggio che racconta la storia di una caccia al bisonte con dei fortissimi valori metaforici ma anche dal realismo molto crudo, che fa davvero capire cosa doveva essere fare quel lavoro nel Far West di una volta. L'ambivalenza della storia è anche la sua ricchezza. Il bisonte rappresenta un po' la balena bianca del protagonista di Moby Dick, che vuole raggiungerlo senza neanche bene sapere cos'è. "Il film è basato su un libro che quando lo lessi mi riportò alla mente il viaggio come mezzo per capire meglio il mondo che si racconta, perché il protagonista era cresciuto in una sorta di bolla e andava alla scoperta dell'American West". D'ispirazione per Polsky sono stati film come Il tesoro della Sierra Madre del 1948 diretto da John Huston e Il petroliere del 2007 diretto da Paul Thomas Anderson, e per il regista è stato più importante il confrontare la natura selvaggia con l'ambizione che ognuno di noi ha, voleva fare un film che fosse quasi un paradosso. Butcher's Crossing e Django La Serie tra l'altro sono ambientati nello stesso periodo storico, il 1870. Lo sterminio dei bisonti fa paura perché dai dati raccolti siamo passati dai 60 milioni di metà '800 ai 300 rimasti a inizio '900, quasi un olocausto di animali. "Nel film non appaiono i nativi americani perché c'è una connessione tra lo spostamento di bufali e nativi, e quindi nell'eliminazione di entrambi i gruppi. Una sorta di rappresentazione della psicologia umana e dell'ambizione quando è incontrollata. Un discorso che si riallaccia anche al nostro essere registi oggi. Quanti film dobbiamo fare per dire qualcosa di noi. Quando è abbastanza?"
Il western come una fiaba
Francesca Comencini dice che sente molto vicino il senso del limite, a proposito di ambizione: "Mi rendo però anche conto che tutti i temi possono essere raccontati, anche attraverso la struttura di un western che è esattamente come quella della fiaba dei Fratelli Grimm, nel senso che utilizza elementi rincorrenti un po' semplicistici ma funzionali proprio per questo - i cosiddetti archetipi". Si tratta di un modo di raccontare in maniera molto efficace, i western sono in un certo senso per lei le favole per adulti e anche dei miti in cui i personaggi spesso sono stereotipati. Quelli di Sergio Leone erano dei film politici all'epoca che parlavano dei conflitti che stavano avvenendo. Tutto questo è racchiuso ad esempio ne L'uomo che uccise Liberty Valance, la cui battuta "When the legend becomes fact, print the legend" si adatta perfettamente al concetto. Ci hanno messo 19 giorni a girare Butcher's Crossing, mentre 14 per ognuno degli otto episodi di Django La Serie. Insomma il western è un genere ancora vivo e che sta rinascendo in queste nuove forme, ma dove va geograficamente?
Dove va il western?
Dove va geograficamente ce lo raccontano i diretti interessati. La Comencini dice che il Texas della sua storia è in realtà la Romania, già location di film come I fratelli Sisters e Ritorno a Cold Mountain. "È un Paese che si presta, ho trovato questo enorme cratere chiuso di terra rossa completamente sghembo e grazie allo scenografo Paki Meduri abbiamo creato New Babylon". Il villaggio è ispirato da I compari del 1971 diretto da Robert Altman. Polsky invece ha scelto la riserva dei Blackfeet perché non esistono più molti posti pieni di bisonti, bestie pericolose, ora sono soprattutto nelle riserve appunto. Continua poi la Comencini: "In qualche modo ho cercato di dimenticare Sergio Leone, puoi solo provare a sbagliare alla meno peggio, i miei al massimo sono stati degli umilissimi omaggi, come le sparatorie e l'assalto alla banca, ma non troppi sennò poi non ci avrei dormito". Lo stesso vale per I sette samurai di Kurosawa, che non ha mai osato nemmeno pensare di omaggiare, al massimo è stato involontario. Il Django che ritroviamo nella serie è in fase di decostruzione, un antieroe in crisi, a causa del rapporto con la figlia. E a proposito di padri e figlie, Luigi Comencini secondo Francesca non ha mai amato molto il genere e lo ha sempre considerato di serie B, però gli piacevano molto le favole.
Polsky ha poi raccontato il proprio metodo di lavoro quando vede i film degli altri: "Cerco di capire la poetica degli altri registi e il loro stile unico, non di rubare qualcosa. Bastano quattro o cinque immagini da ricordare, spesso non ho memoria dei dialoghi con precisione". Inoltre è un regista che lascia sempre proporre molto agli attori, come la Comencini, e lavorando con Nicolas Cage nel film ha potuto constatare quanto sia un attore estremamente preparato che conosce la sceneggiatura meglio di tutti quando arriva sul set, non solo le sue battute ma quelle di tutti, e ha anche delle idee così assurde che funzionano, anche se non sempre. Una che è stata inserita nel film ad esempio è il suo rasarsi la testa dopo la tempesta. Per la Comencini il digitale rispetto allo girare in pellicola consente maggiore libertà, poca luce ed economia maggiore. "In generale il western è molto artigianale come genere, come la musica rock, devi rispettare i tempi dei cavalli, e così via". "Ma non dev'essere troppo post-prodotto. Bisogna fare di tutto per raccontare al meglio una storia" conclude Polsky.