Roma 2014: Kevin Costner presenta Black and White, una parabola contro il razzismo

Il divo di Balla coi lupi e Gli intoccabili è ospite del Festival Internazionale del Film di Roma per presentare il suo nuovo film, Black and White, in cui interpreta il ruolo di un vivace nonno che si batte per l'affidamento della nipotina, fra incomprensioni e pregiudizi.

Super-ospite del Festival Internazionale del Film di Roma, nella penultima giornata della manifestazione, è stato uno degli idoli del cinema americano dell'ultimo quarto di secolo, il popolarissimo Kevin Costner. Alle soglie dei sessant'anni, l'inossidabile Kevin interpreta il ruolo di Elliot Anderson, un giovane nonno che si batte per l'affidamento della nipotina di colore Eloise, in Black and White, un film drammatico che lui stesso ha prodotto.

Scritto e diretto da Mike Binder, il quale aveva già lavorato con Costner nel 2005, firmando la graziosa commedia romantica Litigi d'amore con Joan Allen, Black and White vede la star di Balla coi lupi dividere lo schermo con l'attrice Octavia Spencer; la pellicola uscirà nelle sale italiane a febbraio, distribuita da Good Films. Ecco il resoconto del nostro incontro con Kevin Costner, che ci ha spiegato le ragioni per le quali questo film occupa un posto speciale nel suo cuore...

Una parabola contro il razzismo

Un primo piano di Kevin Costner in Vizi di famiglia - Rumor Has It
Un primo piano di Kevin Costner in Vizi di famiglia - Rumor Has It

Kevin, in che modo Black and White affronta la questione del razzismo e delle tensioni razziali all'interno della società americana?

L'argomento è molto delicato e non pretendo di avere una disposta, ma la bellezza del mondo è sempre stata rappresentata dalle differenze, e alcune delle cose più belle che mi sono accadute nella vita si sono verificate con persone con le quali non ho in comune neppure la stessa lingua. Eppure il razzismo è un grave problema in America; alle origini della nazione noi abbiamo importato gli schiavi, che hanno contribuito a costruire l'America, e quell'errore l'abbiamo pagato a caro prezzo. Non siamo stati l'unico paese a farlo, e probabilmente è una delle cose peggiori che si possano compiere contro l'umanità, dunque come lo risolviamo? Non sono così intelligente, ma ho provato a realizzare un film sincero che non parlasse della storia della schiavitù nel passato, ma che ci parlasse di quello che succede oggi e che ci potrebbe aiutare; nel film c'è un discorso molto significativo che forse può fornire l'opportunità di trovare una risposta a proposito del razzismo. Ho detto a mia moglie che avrei dovuto realizzare questo film, e alla fine abbiamo dovuto produrlo con i nostri soldi, perché i grandi studios prensavano che Black and White non fosse un film in grado di incassare molto; io però non sono d'accordo, credo che Black and White abbia grandi possibilità di successo, specialmente con quel pubblico che ci tiene ad affrontare un discorso sul razzismo. Anche se parla di razzismo, il film è pieno di umorismo e di aspetti divertenti: credo che sia estremamente importante, perché la risata aiuta a mitigare la sofferenza.

Per impersonare il ruolo di Elliot hai tratto ispirazione anche dai tuoi nonni?

No, non ho tratto ispirazione dai miei nonni. Il protagonista di Black and White beve troppo, ha perduto due donne fondamentali nella sua vita e adesso sta combattendo per conservare sua nipote Eloise, l'ultimo legame con queste due donne. E nella vita, quando sai per che cosa ti batti sai sempre cosa devi fare.

Una carriera fra blockbuster e piccoli grandi film

Jillian Estell con Kevin Costner in Black and White
Jillian Estell con Kevin Costner in Black and White

Come mai ti dividi così spesso tra grandi produzioni e progetti più sofisticati e meno commerciali?

In ogni film l'approccio è diverso: non ho mai provato a costruire la mia carriera su un solo genere di film. Commedia, azione... probabilmente c'è una furbizia nel lavorare sempre su un singolo genere, perché in tal caso tutti ti conoscono per quel tipo di ruoli, mentre quando io faccio un film molti si interrogano su che tipo di film sarà. Io però mi sono sempre sentito libero di realizzare grandi progetti e film più piccoli, e se c'è qualcosa che nessuno vuole fare, mi incoraggia ancora di più a portarla a compimento. Per me è importante cogliere ogni opportunità.

Come riesci a dividerti fra l'attività di attore e di regista trovando anche il tempo per dedicarti alla famiglia?

Black and White: Kevin Costner sul set del film con Octavia Spencer
Black and White: Kevin Costner sul set del film con Octavia Spencer

Nella vita abbiamo l'opportunità di fare tante cose: io ho recitato, ho fatto musica, ho viaggiato... ma queste cose possono tutte cambiare, mentre l'unica che non si interrompe mai è la responsabilità di padre. Per cui sto spesso a casa, e quando sono a casa porto i miei figli a scuola e vado a riprenderli, e per me è una grande gioia; la mia bambina di quattro anni, poi, scatena drammi ogni giorno e ogni notte! Il mondo mi vede come un attore e un musicista, ma traggo una grande gioia anche dalla mia famiglia e dai miei amici. La celebrità è una cosa insolita e strana, sebbene ti dia notevoli benefici e ti permetta di essere trattato con rispetto: tutto questo lo riconosco e lo apprezzo, anche perché io provengo da una famiglia modesta, che non aveva legami con il mondo del cinema. Per mio padre è stata dura quando ho deciso di fare l'attore perché non sapeva come aiutarmi, e una cosa che accomuna ogni padre è il desiderio di aiutare i propri figli. La vita mi ha dato molte più soddisfazioni di quante mi sarei aspettato, ma vi assicuro che la mia routine dentro casa è assolutamente normale... l'unico dramma deriva dalla mia bimba di quattro anni! Ora sono qui a Roma con Lily, la mia figlia di ventotto anni, che compare nel film e canta un brano, e non vedo l'ora di passeggiare per le strade di Roma insieme a lei.

Come ti sei trovato a lavorare in Romania per girare la miniserie TV Hatfields & McCoys?

Credo che la cosa più importante che si possa dire di un luogo è se si è disposti a tornarci. Ci sono delle persone con le quali vai a cena una volta e poi non le vedi mai più, e altre con le quali vorresti tornare a cena per ogni giorno della tua vita... ecco, a me piacerebbe tornare in Romania. Quando ho vinto il Golden Globe è stata una grande emozione, perché è stato entusiasmante essere premiato come attore; a volte si può pensare che, per qualcuno nella mia posizione, un premio non significhi molto, invece ha un enorme valore, e partecipare alla cerimonia in compagnia di mia moglie è stato bellissimo.

La scommessa di Kevin come produttore

Come mai sempre più spesso gli attori di Hollywood si stanno impegnando personalmente anche nella produzione dei propri film?

Black and White: Kevin Costner insieme a Octavia Spencer in una scena del film
Black and White: Kevin Costner insieme a Octavia Spencer in una scena del film

A Hollywood tutti stanno cercando l'esperienza di produrre film, e mettere il tuo nome come produttore su un progetto è una cosa diversa che limitarsi a recitare. I film sono arrivati a costare centocinquanta o duecento milioni di dollari, e lo spazio per i blockbuster non manca, ma nel cuore dei cinefili c'è un posto anche per i film più piccoli, che possono essere amati e possono incassare moltissimo: Balla coi lupi è costato appena sedici milioni di dollari e ne ha incassati cinquecento milioni; Bull Durham è costato sei milioni di dollari e ne ha incassati più di duecento milioni. Gran parte dei miei grandi successi derivano da piccoli film, e mi auguro che il pubblico di tutto il mondo veda Black and White, perché contiene un messaggio importante e mi ha cambiato profondamente. Quando la gente parla di razzismo l'atmosfera si surriscalda, e il film spiega come evitare queste tensioni. Mi auguro che il film riesca a parlare al vostro cuore come ha parlato al mio.

Ti è mai pesato il fatto che l'essere considerato un sex symbol facesse passare in secondo piano le tue doti di attore?

Nella vita spesso si danno giudizi in base alle prime impressioni, che si tratti della bellezza o del colore della pelle, ma potrebbero essere impressioni molto sbagliate. Bisogna andare oltre le apparenze, ma è il passo successivo che conta veramente e che definisci chi si è davvero. Nella recitazione, se sei alto un metro e ottanta e hai un bell'aspetto alcuni potrebbero pensare che sei senza cervello e sei solo fortunato. Io non sono molto intelligente, e sono stato estremamente fortunato, però lavoro ogni giorno sperando di diventare più intelligente!