Il Papa del Cinema Pop se la spassa a Locarno. Il mitico Roger Corman si gode l'esperienza ticinese ospite della Filmakers Academy senza risparmiarsi. Tra interviste con la stampa e incontri col pubblico, a novant'anni Corman è ancora l'instancabile gentleman di un tempo, lucido, pacato, pieno di entusiasmo per l'industria che lo ha reso celebre e a cui ha dato tanto. Sessanta film diretti, oltre cinquecento prodotti, Corman è un regista che ha precorso i tempi lottando per riproporre la sua idea di cinema povero di soldi, ma ricco di idee. Cinema di intrattenimento, ma anche orgogliosamente politico, visto che la fase più fertile della produzione cormaniana si è concentrata tra gli anni '50 e i '70, intrecciandosi ai movimenti di protesta, alla ribellione giovanile e alle lotte per i diritti civili.
Il buon Roger ha saputo interpretare il cambiamento in corso trasponendolo sullo schermo e immaginando cosa sarebbe successo dopo. Da buon scopritore di talento, ha lanciato le carriere di personaggi come Francis Ford Coppola, Peter Bogdanovich, Joe Dante, Dennis Hopper, James Cameron, Ellen Burstyn e Ron Howard. A chi gli chiede dove trovava l'energia per essere così produttivo, lui risponde sornione: "La mattina giravo un film, il pomeriggio ne scrivevo un secondo e la sera ne montavo un terzo. Quando andavo a dormire mi dicevo 'Devo dormire veloce'. A un certo punto ho capito che dovevo rallentare".
Pop corn, double feature e drive-in
Prima di dedicarsi al cinema, Roger Corman, originario di Detroit, si è laureato in ingegneria, ma l'amore per la settima arte ha avuto la meglio spingendolo a lasciare un lavoro sicuro per un impiego come fattorino presso la 20th century Fox. "Sono stato fortunato a iniziare a lavorare nel momento di crisi dello studio system" spiega. "Quando gli studios hanno alleggerito la presa si è creato uno spazio e noi pionieri del cinema indipendente lo abbiamo sfruttato". Corman, definito da sempre il re dei B movie, ci tiene a precisare l'origine della definizione. "Il termine è nato negli anni '30. All'epoca gli Stati Uniti vivevano una profonda crisi economica. Gli studios erano soliti fare una lista di film con star e questa era la lista A, gli altri film con attori e registi meno famosi facevano parte della lista B. Tecnicamente i B movie sono finiti quando i cinema hanno smesso di fare due spettacoli al prezzo di uno".
I film di Roger Corman appartengono a un immaginario cinematografico che ha il sapore dei double feature, dei film in odorama 4D, dei mostri artigianali e dei drive-in. Un immaginario ingenuo e romantico lontano dalla considerazione della critica. Lo stesso Corman scherza sulla questione: "Sono sempre stato considerato un artigiano, non un artista. La mia factory era un trampolino di partenza per imparare un mestiere. Un giorno ho detto a Ron Howard 'Se farai bene in questo film, non lavorerai mai più con me". L'opinione di Corman sui drive-in, però, non è per niente romantica: "Vedere un film al drive-in è uno dei modi peggiori, se piove riesci a vedere il film con un po' di fatica, ma quando scende la nebbia diventa impossibile".
Tutti i figli della Corman Factory
Tra il 1955 e il 1957 Roger Corman si mette dietro la macchina da presa sfornando cult dai titoli improbabili quali Il mostro del pianeta perduto, Paradiso nudo, L'assalto dei granchi giganti, Il vampiro del pianeta rosso e il divertente Rock tutta la notte, pellicola realizzata in soli sei giorni che ha inaugurato il filone musicale ospitando band come i Platters. Bastano pochi anni per rafforzare l'immagine di Corman come regista e produttore permettendogli di accedere ai racconti di Edgar Allan Poe che adatterà con enorme successo dando vita a un vero e proprio filone inaugurato, nel 1960, da I vivi e i morti. "Per rispettare l'opera di Poe occorreva lavorare su due livelli, uno realistico e uno simbolico. La complessità dei suoi romanzi è qualcosa che ho cercato di preservare anche nei miei film".
A quest'epoca risale l'incontro con il grande Vincent Price. Corman ricorda: "Vincent era un uomo davvero intelligente, era ossessionato dall'arte e spendeva tutto il denaro che guadagnava per creare una meravigliosa collezione". Un altro incontro essenziale nella carriera di Corman è quello con lo scrittore Richard Matheson: "Stimavo moltissimo Dick, era un talento eccezionale. Ha scritto un sacco di episodi della serie Ai confini della realtà, i suoi erano i migliori". Il regista ci regala qualche divertente aneddoto sugli esordi di Peter Bogdanovich, Francis Ford Coppola e James Cameron. "Bodganovich ha esordito come mio aiuto ne I selvaggi, è un film sulla ribellione giovanile in cui compaiono gli Hell's Angels. I motociclisti non amavano molto Peter perciò nel corso di una scena ho dato lo stop e l'ho portato via dalle loro grinfie altrimenti chissà che gli avrebbero fatto". Ancor più curioso è l'esordio di Bodganovich: "All'epoca distribuivamo film di fantascienza sovietici big budget. Questi film erano pieni di propaganda anti-americana, così chiamai la UCLA e chiesi il miglior studente in montaggio per ripulire i film. Loro mi mandarono Francis". Riguardo a James Cameron, il regista aggiunge: "Oggi James fa film costosissimi, ma spende i soldi in maniera intelligente. Ha imparato da me, quando era capo del reparto effetti speciali sul set de I magnifici sette nello spazio realizzò un modellino di navicella dipingendola di vernice argentata. Il tutto è costato solo 12 dollari".
Le regole di Roger per diventare un produttore di successo
Da buon precursore, Roger Corman ha le idee chiare sugli sconvolgimenti che sta attraversando il cinema contemporaneo. "L'avvento del digitale ha cambiato radicalmente il cinema. La produzione è diventata molto più semplice, i film si fanno con in meno tempo con molti meno soldi. Però c'è il rovescio della medaglia. Visto che fare copie costa molto meno, le major invadono le sale e questo è un grande problema per i film indipendenti che non trovano più spazio al cinema". Il digitale ha influenzato necessariamente anche il contenuto delle pellicole. Nell'horror e nella fantascienza, generi che Roger Corman ha visitato molto spesso, gli effetti speciali oggi permettono di mostrare cose che un tempo erano impensabili. Il regista, però, mette in guardia sull'abuso di CGI: "Nei miei film cercavo di non far comparire il mostro, e lo facevo per due motivi: volevo lasciare libertà di immaginazione al pubblico, e poi non avevo sufficienti risorse per creare un mostro all'altezza delle aspettative. Oggi con la CGI può fare tutto, ma si vede troppo".
Dopo aver firmato la Bibbia dei produttori indie Come ho fatto centinaia di film a Hollwyood senza perdere un centesimo, è inevitabile chiedere a Corman qualche consiglio su come cavarsela oggi nell'industria. Ecco le due regole fondamentali che il regista ci regala: "Non fare film che ti facciano spendere più film di quanto hai, e decidi tutto nel tuo ufficio prima di girare perché non puoi sprecare tempo prezioso sul set". E oggi che Corman è in pensione (anche se ammette di aver avuto l'idea per due film mentre era in volo verso la Svizzera), chi ritiene possa essere il suo erede? "Jason Blum ha fondato una compagnia simile alla mia New World Pictures. Ma se penso a un mio erede mi viene in mente Timur Bekmambetov, che ha fatto il primo film con me. Conosco il suo metodo e devo dire che se la cava piuttosto bene".
(Per chi volesse sentire il maestro parlare nella conferenza locarnese moderata da Giona Nazzaro, ecco il link)