Robot & Frank: l'umanità di Frank Langella

Il nostro incontro con l'attore, ospite del BFI London Film Festival con la commovente commedia robotica.

Forse i robot, a differenza di quanto paventato dalla fantascienza più pessimistica, non soppianteranno mai l'uomo, ma senza dubbio in un futuro molto vicino forniranno un aiuto essenziale assistendo coloro che non sono più autosufficienti. E' da questo assunto che prende le mosse Robot & Frank, riuscita commedia sci-fi diretta da Jake Schreier, esordiente di lusso dalla formazione inusuale. Oltre ad aver diretto numerosi spot e video musicali, Schreier è il tastierista di Francis and The Lights e le musiche della band indie, marchio dietro cui si nasconde il cantautore Francis Farewell Starlite, sono parte integrante del film. Il fulcro della pellicola è però rappresentato dal personaggio di Frank, un anziano brontolone con problemi di memoria sempre più gravi che rifiuta l'aiuto dei figli e ripensa con nostalgia ai suoi trascorsi da abile scassinatore. Il personaggio più importante del film, presente praticamente in tutte le scene, richiedeva la presenza di un attore di grandissimo spessore e il regista lo ha trovato affidandosi al grande Frank Langella. Classe 1938, fisico imponente, origini italiane, Langella è una presenza che sullo schermo non passa certo inosservata, ma stavolta ruba la scena a tutti i suoi colleghi, a cominciare da Susan Sarandon passando per i figli cinematografici, l'apprensivo James Marsden e la svagata Liv Tyler. L'unico a tenergli testa è un robot bianco e lucido dalla dubbia morale chiamato proprio... robot che diventerà suo compagno di disavventure nel corso di Robot & Frank. Abbiamo incontrato Frank Langella a Londra dove è sbarcato insieme a Jake Schreier per presentare la pellicola che lo vede protagonista al pubblico attento e partecipe del BFI London Film Festival.

Frank, il tuo film, nonostante l'etichetta fantascientifica, parla di un futuro che non è poi così lontano dal verificarsi.
Frank Langella: Assolutamente. Robot & Frank è basato sulla realtà. Nei titoli di coda del film vengono mostrati i veri robot che si occupano di assistere gli anziani. Per noi è ancora un'ipotesi futuristica, ma ci sono paesi, come il Giappone, che stanno sperimentando questa tecnologia. Al di là di questo, non credo che questo film appartenga a un genere preciso. Al centro di tutto vi è l'aspetto umano della vicenda.

Cosa ti ha spinto ad accettare questo ruolo?
Nessun attore è particolarmente felice di fare un film su un vecchio. Neanche io, lo confesso. Quando però ho letto la sceneggiatura l'ho trovata fantastica. Allora ho deciso di incontrare il regista, Jake Schreier, e dopo un pranzo lungo tre ore ho accettato. La cosa che mi ha colpito di più dello script è l'attenzione al lato umano della vicenda, la delicatezza con cui i temi della vecchiaia, della malattia e anche dell'amicizia vengono trattati.

Come è stato recitato per la quasi totalità del tempo di fronte a un robot?
In realtà non è stato niente di nuovo. Nel corso della mia lunga carriera ho recitato un sacco di volte di fronte a oggetti inanimati. E' stato piacevole perché essendo l'unico attore sul set, non ho mai rischiato che il compagno di lavoro fermasse tutto lamentandosi che non 'sentiva' la scena.

Come ti sei relazionato con Peter Sarsgaard, l'attore che doppia il robot?
Io e Peter non ci siamo mai incontrati sul set perché la sua voce è stata aggiunta in un secondo momento, in fase di montaggio. Ha fatto un ottimo lavoro, soprattutto visto che si è trovato a entrare nel mood giusto velocemente e ha registrato tutte le sue battute in solo otto ore. Noi, però, non abbiamo mai lavorato assieme. A darmi le battute sul set c'era mio nipote.

Quale è stata la vera sfida sul set?
Non è stato difficile avere a che fare con il robot, perché in realtà l'ho percepito come vivo fin da subito. E' stato molto più difficile calarsi nei panni di un uomo malato, che non può più contare sulla propria memoria. L'idea di svegliarsi un giorno nel proprio letto e non ricordare il proprio passato o non riconoscere i propri cari è terrificante ed è proprio su questo aspetto che mi sono focalizzato. Noi dipendiamo così tanto dalla memoria, ma spesso la diamo per scontata. Io che ho sempre avuto buona memoria ho dovuto comprendere cosa significa non sapere più chi si è.

E' stato difficile creare un futuro così vicino e muoversi in esso?
Se si hanno i soldi niente è difficile. Jake Schreier aveva a disposizione un budget molto basso e ha dovuto lavorare di fantasia, arrangiandosi come poteva e utilizzando ciò che aveva a disposizione.

Dopo i robot quali saranno i tuoi prossimi compagni di set?
Tra poco mi recherò sul set di Grace di Monaco, un film biografico interpretato da Nicole Kidman che narra la storia di un momento particolare nella vita della Principessa di Monaco, poi parteciperò a una piccolissima produzione che narra la storia di tre coppie e infine farò ritorno in scena a Broadway.