Ritorno alla fede
Tra gli innumerevoli capolavori della letteratura a cui il cinema ha, di volta in volta, attinto in cerca di nuova linfa immaginifica mancava all'appello Ritorno a Brideshead, articolato bildungsroman dello scrittore inglese Evelyn Waugh. In realtà, nel 1981, dal romanzo era già stato tratto uno sceneggiato televisivo a puntate nobilitato dalla presenza di un cast straordinario che vedeva, tra i protagonisti, un giovane Jeremy Irons a fianco dei mostri sacri Laurence Olivier e John Gielgud. Sceneggiato che però il regista Julian Jarrold giura di non aver visto proprio per non lasciarsi influenzare da esso in alcun modo. E in effetti i modelli a cui sembra ispirarsi l'imponente Brideshead Revisited, film d'apertura della 61 edizione del Festival di Locarno, sono tutti cinematografici e, ancor prima, letterari. Basti pensare alle non poche somiglianze che uniscono l'imponente magione vittoriana Brideshead al cottage conteso dai personaggi di Casa Howard, entrambe dimore che vivono di vita propria in quanto testimoni mute degli intrecci sentimentali vissuti al loro interno e fulcro del via vai di personaggi che, pur cercando di allontanarvisi, ad esse ritornano sempre, ai temi dell'amore bruciante e mai coronato e alla perdita dell'innocenza comuni al recente Espiazione di Joe Wright, o alla parentesi veneziana la cui ambiguità ricorda terribilmente l'inquietante Cortesie per gli ospiti di Paul Schrader.
Il modello a cui Brideshead Revisited sembra però guardare con maggior aderenza è il drammatico Maurice, anch'esso diretto da James Ivory e ispirato a un romanzo di E.M. Forster. All'omosessualità maschile di Maurice, per lo più celata, rinnegata o vissuta in punta di piedi, l'autodistruttivo Sebastian di Brideshead Revisited contrappone quella ostentata impudentemente e sbandierata ai quattro venti per fingere di potersi liberare dalle catene del perbenismo che aggiogano la nobiltà inglese dei primi del secolo a cui, nel caso della famiglia Flyte, si aggiunge un assillante senso di inadeguatezza, un'ossessione del peccato instillata dal cattolicesimo militante di cui è porta bandiera Lady Marchmain. La scelta di mantenere lo stesso punto di vista del romanzo, quello del capitano Charles Ryder, a più riprese coinvolto in legami sentimentali di diversa natura con i fratelli Flyte, ma sempre esterno alla famiglia, movimenta la struttura narrativa con una serie di flashback a cascata che permettono allo spettatore di venire a conoscenza dell'intera vicenda. Julian Jarrold, che ha alle spalle un lavoro su un altro mostro sacro della letteratura inglese, la Jane Austen protagonista di Becoming Jane, biopic diretto dal regista lo scorso anno, fa il possibile per confezionare una pellicola impeccabile. Aiutato dalla suggestiva scenografia, che vede la magione oggetto del film ricreata nell'antico Castle Howard nello Yorkshire, e da costumi filologicamente perfetti, tenta di fare il salto di qualità con coraggiose evoluzioni visive che donino un'impronta personale alla pellicola.
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Alla lunga Brideshead Revisited patisce l'eccessiva durata che, pur non esaurendo la materia narrata, si fa percepire dallo spettatore. La sensazione che lascia questa produzione, senza dubbio visivamente imponente, è di un lavoro dall'elevato potenziale che non riesce a esprimersi appieno lasciando in bocca il sapore amaro di una scommessa vinta solo a metà.
Movieplayer.it
2.0/5