Recensione Un fantasma per amico (2013)

Un piccolo film per spettatori piccolissimi, basato sulla curiosità infantile e sul desiderio di esplorare il mondo in maniera libera, senza i vincoli imposti dagli adulti.

L'isolato castello di Eulenstein non è abitato soltanto da un burbero guardiano perché ogni notte, per soltanto un'ora, un piccolo fantasma canterino si aggira per le sue enormi stanze, piene di quadri e oggetti di valore, per poi ricadere in un lungo sonno. Il fantasma, bianco come la neve, non si accontenta di sessanta minuti di vita al giorno e confida al saggio amico gufo Ciufo la sua volontà di vedere il mondo alla luce del sole. Così, dopo aver incontrato per caso tre ragazzini, decide di sfidare il suo orologio biologico e conoscere una realtà dapprima sconosciuta.

Un fantasma per amico: Jonas Holdenrieder, Emily Kusche e Nico Hartung corrono insieme al loro amichetto fantasma in una scena
Un fantasma per amico: Jonas Holdenrieder, Emily Kusche e Nico Hartung corrono insieme al loro amichetto fantasma in una scena

Spirito vitale

Tratto dal romanzo Il piccolo fantasma (1966) di Otfried Preußler, Un fantasma per amico è pensato e rivolto ad un pubblico di piccoli spettatori, subito rassicurati dalla totale assenza di elementi paurosi e terrificanti. L'arrivo nelle sale in concomitanza con la festa di Halloween non illuda, perché l'ambientazione ricreata da Alain Gsponer è fiabesca, patinata, svuotata da qualsiasi alone di cupo mistero. Lo spirito che aleggia per la pellicola è invece vitale e luminoso (non a caso alla ricerca della luce solare) e crea un unico, grande punto di contatto tra i tre protagonisti e il fantasma notturno: il desiderio di evadere le regole. Da questo punto di vista, se il fantasmino è vincolato ai meccanismi di un orologio che ne determina i ritmi vitali, i bambini cercano di seguire il loro libero istinto e di emanciparsi da un mondo adulto abitudinario e sempre cieco nei confronti della fantasia. Un fantasma per amico spinge il pubblico a sperimentare il gusto della diversità, cercando però di comprendere davvero quale sia l'autentica natura della propria indole.

Un tono invisibile

Un fantasma per amico: Jonas Holdenrieder e Nico Hartung in una rocambolesca scena
Un fantasma per amico: Jonas Holdenrieder e Nico Hartung in una rocambolesca scena

Al di là di questa grande morale di fondo, si affacciano anche altri temi come quello dell'integrazione del diverso, ribadito anche dal (rischioso) riferimento al colore della pelle. Decisamente troppo materiale per un film con chiare finalità d'intrattenimento. Quello che manca a questa fiaba è un giusto tono, bloccato in una strana via di mezzo tra la commedia (che fa poco ridere) e il racconto di formazione, inibito da personaggi incolori. Al contrario del magico Casper, evidente riferimento di quest'opera, Un fantasma per amico non è capace di conquistare lo sguardo con un'atmosfera davvero magica e crea pochissima complicità tra i bambini e l'essere fatato. Una rinuncia che rende il racconto piuttosto convenzionale e per niente empatico. A poco servono diversi riferimenti a film come Hugo Cabret o alla saga di Harry Potter, con tanto di tre amichetti protagonisti, passando per gufi, castelli e quadri parlanti. La grande magia del cinema è altrove. Questo è un breve incantesimo adatto ad un buon sabato pomeriggio passato davanti al televisore.

Un fantasma per amico: Jonas Holdenrieder, Emily Kusche e Nico Hartung in un'immagine del film con l'amico fantasmino
Un fantasma per amico: Jonas Holdenrieder, Emily Kusche e Nico Hartung in un'immagine del film con l'amico fantasmino

Conclusioni

Passatempo ideale per bimbi, Un fantasma per amico provoca poche risate e rinuncia sin da subito a solleticare la paura. Un racconto convenzionale sul valore delle differenze e della meraviglia, spesso smarrita dai più grandi, ma sempre pronta ad affiorare negli occhi di ogni bambino.

Movieplayer.it

1.5/5