Recensione Terri (2011)

L'empatia che il regista Azazel Jacobs prova nei confronti dei suoi protagonisti, in particolare del sensibile Terri, invita lo spettatore a immergersi nella profondità della messa in scena per tentare di comprendere senza giudicare.

In pigiama per prendere di petto la vita

Il faccione tondo e rassicurante di John C. Reilly è diventato uno dei marchi che contraddistinguono il cinema indie doc, quello da Sundance per intenderci. Lo scorso anno Reilly fu ospite del Locarno Film Festival dove presentò in Piazza Grande l'anteprima europea del divertente Cyrus dei fratelli Duplass. Quest'anno fa il bis direttamente nel concorso internazionale con una nuova opera indipendente divertente, a tratti irritante, ma profondamente umana. Così come Cyrus, anche Terri non è solo il titolo del film, ma è il nome di un adolescente obeso che vive in una situazione di emarginazione. Abbandonato dai genitori, Terri vive in una casetta nel bosco prendendosi cura dello zio malato e frequentando svogliatamente la scuola superiore. Basta poco per capire che un quindicenne che pesa più di cento chili, va in giro in pigiama, arriva in ritardo a lezione ogni giorno e fa cose disgustose come maneggiare con disinvoltura topolini morti non sia in lizza per il ruolo di allievo più popolare della scuola, così l'acuto preside, interpretato da John C. Reilly, lo prende sotto la sua ala protettrice decidendo di inserirlo in un programma speciale di incontri a cui partecipano un gruppo di cosiddetti "mostri", adolescenti problematici con handicap di vario tipo.

Il nome di Azazel Jacobs, in Italia, per adesso non dice granché, ma il giovane ed eccentrico regista dalla pettinatura improbabile e dalla proverbiale timidezza è uno dei nomi di punta della nuova generazione indipendente con una manciata di lavori interessanti alle spalle, tra cui l'ottimo The GoodTimesKid. Quello che ci colpisce - e un po' ci spaventa - di Jacobs è l'incredibile capacità di entrare in sintonia con i giovani nerd che mette in scena, in particolare con il trio formato da Terri, dal nevrotico e mingherlino Chad e dalla bella e procace Heather, fanciulla ribelle e insofferente alle regole incapace di tenere a freno la propria sessualità. L'empatia che il regista prova nei confronti dei suoi personaggi, in particolare del sensibile Terri, invita lo spettatore a calarsi nella profondità della messa in scena, a tentare di comprendere senza giudicare. A guardare questi adolescenti difficili, problematici, privi di prospettive, cresciuti nell'isolamento totale della provincia americana, ostinatamente chiusi nel loro universo di sofferenza e inadeguatezza, viene da chiedersi quale futuro li attenda, ma Jacobs non si spinge così lontano. Il regista preferisce immergersi nelle dinamiche interne del trio di disadattati che si compone quasi per caso e che raggiunge la catarsi nel corso di una pazza serata nel garage di Terri in cui molti freni inibitori cadranno.
In un universo di adolescenti in difficoltà in cui il mondo degli adulti è paurosamente assente (nessun genitore in vista, l'unico ad accudire Terri nei momenti di lucidità è il sofferente zio James, affetto però dall'Alzheimer), l'unica felice eccezione è rappresentata dall'esuberante Mr. Fitzgerald, preside umano e comprensivo che tenta il tutto per tutto per creare un codice con cui comunicare con i suoi protetti. Tutt'altro che perfetto, Mr. Fitzerald ha le sue debolezze, mente a fin di bene, glissa sui proprio difetti e vive a sua volta una complicata situazione familiare, ma ciò che conta è che è in grado di comprendere i suoi allievi, di seguirli da vicino senza arrendersi di fronte al loro isolamento, spesso autoimposto. John C. Reilly ci ha abituato a grandi prove attoriali e anche stavolta non delude imprimendo una carica di calore umano, disponibilità e simpatia che rendono il suo preside una figura irresistibile, ma stavolta se la deve vedere con la rivelazione Jacob Wysocki, attore 'di peso' che in futuro ci potrebbe riservare gradite sorprese.

Movieplayer.it

3.0/5