Recensione Tartarughe Ninja (2014)

Tornano le Tartarughe Ninja nel reboot prodotto da Michael Bay con l'obiettivo di rilanciare sul modello dei Transformers il franchise dei quattro eroi mutanti nato trent'anni fa.

The boys are back in town, più precisamente the turtles are back in town. Tornano le scatenate Tartarughe Ninja nel reebot cinematografico che celebra il trentesimo anniversario della nascita del fumetto avvenuta nel 1984, quando per la prima volta i personaggi delle tartarughe mutanti creati dalla casa editrice Mirage Studios fecero la loro comparsa negli Stati Uniti. Da lì, un franchise globale con serie tv animate di grande successo, action figures e merchandising di ogni genere, nonché ben tre film live action al cinema più uno di animazione. Al di là della ricorrenza e della presunta operazione nostalgia, la presenza di Michael Bay, il re Mida di Hollywood che trasforma in oro tutto quello che tocca, basta e avanza per rendersi conto che siamo di fronte a qualcosa di più di una semplice operazione nostalgia. Ritroviamo quindi Leonardo, Raffaello, Michelangelo e Donatello, le quattro tartarughe mutanti addestrate alle arti marziali nelle fogne di Manhattan dal topo sensei Splinter, anche lui mutato geneticamente, che gli ha fatto da padre e da maestro. Sono loro i viglianti misteriosi che si oppongono al Clan del Piede comandato dal feroce Shredder che minaccia la città di New York: nessuno crede alla loro esistenza, tranne la coraggiosa reporter April O'Neal di Canale 6 che è decisa a scoprire la verità anche se nessuno le crede.

Cowabunga!

Tartarughe Ninja: tartarughe mutanti in volo in una scena tratta dal film
Tartarughe Ninja: tartarughe mutanti in volo in una scena tratta dal film

I fan cresciutelli del fumetto originale (ce ne sono, ce ne sono, tanti quanto insospettabili...) rimarranno inevitabilmente delusi, visto che il film non presenta alcun riferimento ai toni cupi e alle atmosfere dark degli inizi e nessuna tematica adulta, ma piuttosto si ispira al registro comico delle serie di cartoni animati che dal 1987 resero popolari le tartarughe in tutto il mondo stravolgendone l'immagine. Toni decisamente più allegri, con i quattro samurai mutanti che assumono i contorni dei quattro adolescenti scanzonati e appassionati di Pizza Hut, ognuno con le sue caratteristiche peculiari: Leonardo il leader del gruppo, Raffaello la bellicosa testa calda, Donatello il nerd esperto in tecnologia e Michelangelo la spalla comica, ognuno con la maschera del suo colore. Provoca una certa nostalgia (e riesce a farsi tutt'ora preferire) il ricordo di Tartarughe ninja alla riscossa, il primo film del 1990 di Steve Barron, che era invece molto fedele al fumetto con le sue cupe ambientazioni notturne, e vedeva le tartarughe interpretate da quattro stuntmen vestiti con artigianalissimi costumi di gomma creati da Jim Henson che firmava gli effetti speciali. Il pretesto di questo reboot è evidentemente quello di puntare su una versione delle Tartarughe Ninja 2.0, aggiornandola ai tempi e ai gusti dei bambini con dosi massicce di CGI e soprattutto l'utilizzo della performance capture, con un prodotto evidentemente destinato ai più piccoli: e altrimenti non potrebbe essere visto il livello dello script e la totale assenza (voluta o meno) di qualsiasi elemento riconducibile ad una tematica che non sia infantile o al massimo preadolescenziale, nonostante il rating PG-13 che gli è stato affibbiato negli USA.

Bay's anatomy

Megan Fox con le quattro tartarughe mutanti in una scena di Tartarughe Ninja
Megan Fox con le quattro tartarughe mutanti in una scena di Tartarughe Ninja

Al di là della firma in regia di Jonathan Liebesman, questo nuovo Ninja Turtles è in tutto e per tutto un film in pieno stile Michael Bay con la filosofia fracassona di un Transformers movie: botte da orbi, esplosioni, combattimenti e crolli ogni volta che si può, cieli blu e luci bianche, scene d'azione pirotecniche che sfidano ogni legge di fisica e gravità tanto da farlo sembrare per la maggior parte più un cartone che un film. C'è anche il cattivo Shredder trasformato in un robot che sembra pari pari un Decepticon. Rispunta anche Megan Fox, che aveva ripudiato Bay definendolo un nazista, ora lui se l'è ripresa ed è lecito pensare che il passo indietro l'abbia fatto lei, evidentemente in cerca di rilancio visto che dopo la fama raggiunta coi primi due Transformers non ne ha più azzeccata una. I dialoghi e la sceneggiatura potrebbe averli scritti un bambino di quarta elementare, ma pensandoci bene una storia che parla di tartarughe mutanti adolescenti, appassionate di pizza e arti marziali, cresciute da un topo sensei nelle fogne di New York... vogliamo starci a soffermare sui contenuti e i possibili buchi nella sceneggiatura? Il Bay bistrattato dalla critica (non tutta e non sempre, comunque) si permette anche di ironizzare in maniera (non usuale per lui) sottile e ironica sulla new wave dei superheroes movies intelligenti di matrice nolaniana da tutti invece celebrata (un po' di invidia secondo noi gliela provoca), con la gag (divertente per la verità) di Michelangelo che per darsi un tono fa "la voce di Batman". E Bay se la ride, perché il pubblico anche stavolta è con lui, con 65 milioni di dollari di incasso il primo weekend in USA (è arrivato a più di 300 milioni nel mondo, il sequel è già previsto per il 2016), può farsi beffe ancora una volta delle stroncature e delle critiche. Il film evidentemente è appannaggio esclusivo dei bambini e a loro piacerà, poi si può riaprire il dibattito su Bay e sulla deontologia del suo cinema dove il fine (fare un mucchio di soldi) giustifica i mezzi (budget faraonico, azione e muscoli senza bisogno di cervello), e non è detto che gli adolescenti debbano cibarsi di qualsiasi cosa gli venga propinata solo perché viene messa sul mercato con azioni massicce di marketing e una confezione sfavillante. Ma finché lo fanno, chi glielo dice a Bay di smettere?

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Tartarughe Ninja: una scena d'azione tratta dal film
Tartarughe Ninja: una scena d'azione tratta dal film

CONCLUSIONE

Fracassone e pirotecnico in puro stile Michael Bay, è molto più vicino all'estetica di un cartone animato che di un film live action, ma senza un briciolo del contenuto o dei sottotesti più adulti spesso presenti oggi nei film di animazione. Sceneggiatura e dialoghi al minimo sindacale, buono solo per bambini o adolescenti davvero senza alcuna pretesa.

Movieplayer.it

2.0/5