Un film capace di raccontare con grande cuore, sincerità, divertimento e un pizzico di malinconia la difficoltà di essere genitori e l'incapacità di entrare in contatto a livello 'umano' con le persone che ci stanno intorno.
Quattro mesi di intenso lavoro, una sceneggiatura che ha faticato a prendere il volo, dissapori e disaccordi preliminari con il produttore e, per la prima volta nella sua carriera, c'era da affrontare la difficoltà di realizzare un film di stampo prettamente teatrale girato quasi interamente in interni. Insomma il nuovo film di Carlo Verdone non sembrava nato proprio sotto una buona stella come preannunciato dal titolo, e invece ha piacevolmente sorpreso per la sua estrema cura dei dettagli e per la grande sintonia di coppia che si è instaurata tra il regista e attore romano e la sua nuova partner di scena Paola Cortellesi, una spalla perfetta dai tempi comici sincronizzati con quelli del suo partner che al momento giusto si inserisce nella storia spostando il baricentro sul suo delizioso personaggio.
Paola e Carlo, vicini per caso
Entra in ritardo nel film, dopo ben diciotto minuti dall'inizio, dopo il lungo preludio che ci introduce nelle sventure familiari di Federico Picchioni (Verdone), un padre divorziato costretto da un tragico evento a far trasferire a casa sua, un lussuoso appartamento in cui vive con la sua nuova giovane compagna, i sue due figli ormai adulti (i bravi Lorenzo Richelmy e Tea Falco) che non gli hanno mai perdonato l'abbandono. La convivenza si dimostra subito molto complicata ma a portare una ventata di serenità e tenerezza arriva Laura Tombolini (Paola Cortellesi), la vicina di casa più altruista e simpatica del mondo, che di giorno lavora come tagliatrice di teste nelle aziende da 'ristrutturare' e di sera tenta di ricollocare le persone licenziate in impieghi alternativi. Dopo Claudia Gerini, Margherita Buy, Asia Argento, Ornella Muti, Eleonora Giorgi, Laura Chiatti, Francesca Neri e Laura Morante, Carlo Verdone sembra aver trovato una nuova musa ispiratrice in Paola Cortellesi, attrice comica di grande talento che funziona splendidamente in coppia con l'amico Carlo anche in una commedia come questa, piena di trappole e dagli equilibri delicati, che va a toccare argomenti di grande attualità come la crisi del lavoro, lo smarrimento delle giovani generazioni di fronte allo sfacelo culturale e civico dell'Italia di oggi, lo scontro generazionale tra genitori e figli che si fa più acuto quando ogni giorno ci si deve scontrare con una crisi etica che sta distruggendo il tessuto sociale.
Baricentro tutto al femminile
Grande senso della misura per Paola Cortellesi accompagnato da una personalità interpretativa molto solida e dalla capacità, più unica che rara, di muoversi con disinvoltura nella commedia anche quando i toni si fanno più seri e drammatici. Possedendo una chiave ironica pressoché identica ed avendo entrambi una grande sensibilità nel captare i piccoli dettagli delle nevrosi moderne, Carlo Verdone e Paola Cortellesi hanno instaurato una grande sintonia, si percepisce ad ogni sguardo e in ogni inquadratura, regalando al film un'atmosfera di grande intimità e di grande realismo. Come sempre accade è una donna a sbrogliare la situazione e a prendere il toro per le corna, una donna sì fragile e sola ma anche forte delle sue convinzioni e capace di superare ogni difficoltà grazie ad una buona dose di ironia, di dolcezza e di coraggio.
In cerca d'amore
L'obiettivo di Verdone? Quello di raccontare con Sotto una buona stella le debolezze, le nevrosi, gli sbandamenti, le vittorie e le sconfitte del tempo che viviamo, un momento difficile di grande smarrimento in cui non si ha più la voglia e la pazienza di portare avanti una relazione amorosa, in cui si perde facilmente l'orientamento e tutti ci ritroviamo ad inseguire l'amore, il sostegno e il supporto di qualcuno che creda in noi e non si tiri indietro alla richiesta di un abbraccio o di un po' di compagnia nei momenti difficili. E così la giovane poetessa ragazza madre Lia trova conforto in un giornalista londinese che si innamora pazzamente di lei, Federico trova l'affetto di Luisa che è sola come lui ma che riesce a vedere tutto quello che c'è di buono in quell'uomo apparentemente goffo e bacchettone terrorizzato dalla solitudine sul quale si può però sempre contare, Niccolò trova conforto nella musica e nel coraggio di inseguire i suoi sogni.
Tre cuori in subaffitto
Ci aveva provato Carlo Verdone a raccontare la famiglia, la crisi e la mancanza di punti di riferimento raccontando la storia di tre fratelli alle prese con l'eredità in Io, loro e Lara, in Posti in piedi in Paradiso ci aveva presentato tre single che combattono contro la crisi economica e ci riprova ora raccontandoci la storia di un uomo che si ritrova a sessant'anni a dover fare il padre per la prima volta in vita sua di due figli adulti che non conosce affatto. Federico Picchioni è un uomo elegante, ama il design e la sua casa lo rispecchia perfettamente somigliando di più ad un'esposizione di mobili che una vera casa abitata, ed essendo assolutamente priva di una vera definizione caratteriale e priva di quel calore accogliente che la casa di un padre dovrebbe possedere. E' la prima volta che Verdone sceglie di affrontare la tematica di un rapporto difficilissimo tra genitori e figli che a tutti gli effetti sembra essere la vera emergenza sociale di questi tempi caratterizzati da grandi solitudini e da un profondo disagio sia dei giovani che degli adulti. Ed è questo il punto di forza di Sotto una buona stella: la capacità di raccontare con grande cuore, sincerità, divertimento e un pizzico di malinconia la difficoltà di essere genitori e l'incapacità di entrare in contatto a livello 'umano' con le persone che ci stanno intorno. La macchina da presa si incolla addosso ai protagonisti senza quasi mai uscire 'allo scoperto' dalle mura domestiche, evitando con qualche geniale invenzione di sceneggiatura e gag semplici ma a dir poco esilaranti, la trappola di una teatralità claustrofobica restituendoci un Verdone pieno di voglia di sperimentare che non ha più paura di invecchiare ma finalmente un personaggio equilibrato e adorabile, un uomo di oggi che prova a cimentarsi nei difficili mestieri di padre e di nonno, che perde il lavoro ma non si lascia sopraffare dallo sconforto e che non ha paura di innamorarsi.
Dedicato a Ivo
Un film corale ben riuscito per Carlo Verdone, un autore che ha cercato con successo altalenante di dare al pubblico sempre cose diverse costruendo i suoi film e le sue storie di maggior successo attorno a personaggi sempre molto 'carichi' e complessi, un autore che negli ultimi anni, consapevole di aver dato tutto quello che poteva dal punto di vista del caratterista, ha dimostrato di cavarsela bene anche con i film corali. Un film ben recitato, ottimista e positivo, dedicato al pubblico che lo ama e lo segue da sempre, a quei giovani che hanno bisogno di credere nella possibilità che anche per loro esista 'una buona stella' da qualche parte, dedicato all'amico e collaboratore storico Ivo Di Persio, scomparso prematuramente poco prima dell'inizio delle riprese dopo diciassette anni di proficuo lavoro di squadra. "Se questo film piacerà e andrà bene" - ha dichiarato Verdone con un velo di commozione durante la conferenza stampa - "il merito sarà anche dell'influsso positivo di Ivo che da lassù ci ha illuminato la via come solo le buone stelle sanno fare".