Julieta, insegnante di materie classiche, e Xoan, pescatore, si incontrano su un treno lanciato nella notte, passeggeri desiderosi di calore umano mentre fuori tutto è coperto di neve; lei appena scappata da un passeggero scambiato per molesto e invece semplicemente desideroso di parlare, lui in fuga da una moglie in coma da anni, il loro rapporto nasce segnato dal senso di colpa, che cercano di scacciare intrecciando i loro corpi in un abbraccio che, anche se per pochi secondi, li libera dal peso che portano sempre dentro di loro. Il frutto di questo amore bisognoso è Antia, in apparenza calma come la superficie del mare, ma in profondità scossa da sentimenti violenti. Una tragedia improvvisa segna il rapporto tra madre e figlia, che, senza spiegazioni, si allontana da Julieta. Dopo 12 anni vissuti da estranee, un incontro casuale rimette Julieta sulle tracce di Antia, cui decide finalmente di raccontare la sua storia scrivendola in un diario.
Ispirato alla raccolta di racconti In fuga (2004) di Alice Munro, Julieta segna il ritorno di Pedro Almodóvar dietro la macchina da presa a tre anni di distanza dalla commedia Gli amanti passeggeri: presentato in concorso al Festival di Cannes, il film è una summa del cinema del regista spagnolo, un melò costruito come un giallo, in cui il dramma della protagonista viene svelato a poco a poco, raccontato tramite un lungo flashback in cui si racconta la sua giovinezza. Curato nei minimi dettagli - perfino la carta da parati sprizza "almodovarosità" da ogni fibra - Julieta è una storia d'amore e perdono, in cui senso di colpa, malattia, tragedia e infedeltà si mescolano, proprio come nella vita di tutti, raccontati però con i colori del regista spagnolo, sempre forti e brillanti, in cui a predominare sono il rosso e il blu.
Una splendida coppia di protagoniste
Per il suo nuovo almodrama, come alcuni critici amano chiamare i film del regista spagnolo, Almodovar sceglie di sdoppiare la sua protagonista, affidandola ai volti di Adriana Ugarte per le sequenze da giovane e di Emma Suárez per quelle da donna matura: una scelta convincente, grazie ai volti belli e intensi delle due attrici, facce della stessa medaglia che testimoniano il dualismo che permea la vita di ognuno di noi, continuamente cambiati dal tempo e dall'esperienza. Gran parte del fascino della pellicola risiede proprio in loro, affiancate dal fascinoso Daniel Grao, che interpreta il marito di Julieta, Inma Cuesta, che è Ava, amica della protagonista, e dall'immancabile Rossy de Palma, attrice feticcio del regista, qui nel ruolo di una governante invadente che contribuisce a mettere in moto una serie di sfortunati eventi.
Un ritorno alle origini e agli anni '80
Orecchini importanti, capelli corti e spettinati, la giovane Julieta dà la possibilità ad Almodovar di tornare agli anni '80, decade in cui il regista spagnolo ha cominciato a fare cinema: se l'estetica del film porta nel suo DNA il gusto dell'autore, i sentimenti invece sono forse meno dirompenti, con interpretazioni e dinamiche mai sopra le righe - o comunque in misura minore rispetto al passato -, sottolineati soprattutto da una musica in alcuni momenti forse troppo invadente, unico elemento straripante di Julieta. Agli amanti di Almodovar forse Julieta potrebbe sembrare meno dirompente delle sue opere passate, e probabilmente è vero, ma la calma apparente che maschera i drammi interiori dei protagonisti contribuisce a enfatizzare lo smarrimento della protagonista, sbattuta tra un dispiacere e l'altro proprio come una barca in mezzo alla tempesta, situazione in cui molti di noi si ritrovano nella quotidianità, senza violini a sottolineare il nostro dolore, nella maggior parte dei casi silenzioso e non urlato come sul grande schermo.
Movieplayer.it
3.0/5