Non uccidermi, non ti sento: con Hush, il terrore si insinua nel silenzio

Al terzo lungometraggio, il regista horror Mike Flanagan accantona il paranormale per regalarci uno scenario da incubo più reale ed inquietante. Disponibile su Netflix.

Maddie Young, sorda e muta dall'età di tredici anni, è una scrittrice di successo che sta cercando di finire il suo nuovo romanzo. Affetta dal blocco dello scrittore, trascorre le sue giornate in una casa isolata, dove interagisce solo con il gatto e la vicina. Poi, una notte, Maddie viene presa di mira da uno psicopatico che, una volta scoperto l'handicap della donna, diventa ancora più crudele. Inizia così una lunga lotta per la sopravvivenza...

Una scena inquietante di Hush
Una scena inquietante di Hush

Nuove modalità di visione

Chi ha sentito parlare di Hush - il terrore del silenzio avrà forse più presente un dettaglio legato alla distribuzione che il film stesso, sebbene questo possa risultare di interesse per gli appassionati di genere in quanto opera terza di Mike Flanagan, l'autore di Absentia e Oculus. A far parlare di sé, infatti, è stato soprattutto l'acquisto del film da parte di Netflix prima ancora che debuttasse ufficialmente al festival South by Southwest in Texas (il 12 marzo, cioè poco meno di un mese prima del suo arrivo sulla piattaforma di streaming). Siamo quindi arrivati ad una nuova fase per la casa di produzione Blumhouse, celebre per la sua filosofia legata a budget piuttosto bassi (salvo eccezioni, la soglia massima è di 5 milioni di dollari), che nei primi mesi del 2016 ha già distribuito, tramite la sua partnership con Universal, ben quattro film, ma esclusivamente in home video e VOD (tra questi c'è Martyrs, remake americano dell'omonimo film francese), evitando il passaggio in sala salvo per i festival. Certo, non mancherà la componente cinematografica per certe uscite più importanti, come Ouija 2, anch'esso diretto da Flanagan, o La notte del giudizio - Election Year, ma anche la Blumhouse è ora in cerca di soluzioni alternative, sulla carta più redditizie. E con il percorso distributivo di Hush si potrà, forse, cominciare a risolvere uno dei pochi problemi maggiori di Netflix, reo di avere, a prescindere dai diversi mercati, un catalogo horror piuttosto deludente.

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L'importanza del suono

Hush - John Gallagher jr. in una scena
Hush - John Gallagher jr. in una scena

Dopo essersi concentrato sul soprannaturale nei suoi due film precedenti, Flanagan ha scelto per il suo terzo lungometraggio un soggetto più umano e reale, ispirandosi in parte a certi scritti di Stephen King, autore di quel Gerald's Game che il regista dovrebbe prossimamente portare sullo schermo. Il celebre romanziere è esplicitamente omaggiato tramite la copertina di uno dei suoi libri (è visibile solo il nome dell'autore), ed è difficile non pensare a lui come una delle possibili origini della professione di Maddie. Ed è molto kinghiana anche l'idea del terrore che fa irruzione nella vita quotidiana, accentuata in maniera originale con l'intuizione molto interessante di porre al centro dell'incubo una protagonista sorda (e muta, ma questo è un dettaglio quasi secondario).

Fin dall'inizio del film, infatti, il regista si serve del suono come grande strumento di tensione, nonché di economia narrativa, dato che su ottanta minuti di durata solo quindici contengono dialoghi udibili. Il silenzio diventa dunque il portavoce ufficiale della suspense, con occasionali "esplosioni" sonore che hanno l'intento preciso - e riuscito - di farci saltare dalla sedia (la prima di queste si verifica proprio con l'apparizione del titolo, con chiaro intento ironico), creando così un meccanismo ben calibrato che, abbinato alla location unica e claustrofobica e al grande impegno degli attori, contribuisce alla realizzazione di un prodotto di genere davvero terrificante, semplice ma dannatamente efficace.

Introducing Kate Siegel

Hush - il terrore del silenzio, Kate Siegel e John Gallagher
Hush - il terrore del silenzio, Kate Siegel e John Gallagher

Nei titoli di coda il credit dell'attrice protagonista (che è anche co-sceneggiatrice insieme a Flanagan, suo compagno nella vita) contiene la scritta "Per la prima volta sullo schermo", nonostante lei abbia già recitato in diversi film, tra cui Oculus, ed episodi di serie TV. Eppure quella menzione è giustificata, poiché la sua performance nei panni di Maddie è effettivamente la sua prima interpretazione maggiore, degna di nota, ricca di carisma e vulnerabilità al servizio di un memorabile duello con uno spaventoso John Gallagher Jr. (The Newsroom e 10 Cloverfield Lane) nel ruolo del killer. E forse solo da questo punto di vista si può considerare un difetto la scelta di far uscire il film direttamente su Netflix anziché tramite il circuito tradizionale, dato che la seconda opzione darebbe all'attrice più possibilità di ritrovarsi, a fine anno, in eventuali liste sulle scoperte del 2016, classifica nella quale meriterebbe senz'altro di occupare i piani più alti.

Movieplayer.it

4.5/5