Recensione Blood Ties (2013)

Messa da parte qualsiasi pretesa di originalità, il film offre una messa in scena e una fotografia di altissimo livello, oltre ad una fantastica colonna sonora che riesce a mettere insieme il meglio degli anni Settanta.

Onore, amore, sangue

New York, 1974. Chris e Frank sono due fratelli che hanno intrapreso strade opposte: il primo ha passato gran parte della sua vita in carcere, il secondo è un competente e onesto poliziotto con un'ottima carriera davanti. Quando Chris esce di prigione per l'ennesima volta, apparentemente intenzionato a mettere la testa a posto, Frank non può che mettere da parte il suo risentimento, offrirgli un posto dove dormire e aiutarlo a trovare un lavoro. Ma il passato di Chris torna ben presto a tormentarlo e a riportarlo sulla via della perdizione, e non basteranno l'esempio del fratello minore, un padre malato e l'amore della bella e innocente Natalie a salvarlo da un vortice di violenza e disperazione.

Remake del film francese Les liens du sang di Jacques Maillot, questo Blood Ties rappresenta il primo film americano di Guillaume Canet: dopo l'ottima ricezione ottenuta negli Stati Uniti dal suo Non dirlo a nessuno, decise di tentare un'avventura made in USA e di adattare così per il pubblico statunitense un film di cui era stato protagonista nel 2008. Fu a quel punto che venne coinvolto nel progetto James Gray, che avrebbe co-sceneggiato il film e adattato la storia per l'ambientazione d'oltreoceano. Fin dalla premesse è quindi evidente che non ci troviamo davanti ad un prodotto originale, anzi il film presenta personaggi e situazioni piuttosto stereotipate e tipiche di molti polizieschi e gangster movie statunitensi. Anche l'ambientazione degli anni '70 newyorchesi intensifica probabilmente questa sensazione di deja vu, anzi rimanda immancabilmente alcuni dei grandi classici del genere, in primis Il braccio violento della legge.
Ciononostante non si può certo dire che il film non funzioni: basta infatti mettere da parte una qualsiasi pretesa di originalità per godere di una messa in scena e una fotografia davvero di altissimo livello, così come di una fantastica colonna sonora che riesce davvero a mettere insieme il meglio dell'epoca.
Funziona molto bene anche il cast, in particolare Clive Owen e Billy Crudup che formano una coppia di protagonisti davvero credibile ed esplosiva, chiamata anche a tanti scontri sia fisici che verbali, due fratelli divisi dal destino e da scelte sbagliate, ma uniti da quel legame di sangue, richiamato dal titolo, che nulla può mai cancellare. Crudup recita soprattutto con lo sguardo ma sono sue alcune delle scene più emozionanti dell'intera pellicola, mentre Owen riesce a nascondere il suo accento british e a calarsi perfettamente nel ruolo del gangster americano.
Altrettanto interessante tutto il cast di supporto con un dolente James Caan nel ruolo del padre malato, il sempre ottimo Matthias Schoenaerts nel ruolo di un violento e pericoloso ex di turno, ed un tris di prime donne del calibro di Zoe Saldana, Mila Kunis e Marion Cotillard: all'attrice francese spetta forse il ruolo più complesso, una prostituta italiana madre dei figli di Chris, ma la sua performance ci è sembrata meno convincente di altre volte; la Kunis ha ben poco spazio e limitato al ruolo della fidanzatina fragile e ingenua, mentre risalta il lavoro della Saldana che, seppur con un ruolo minore, dimostra un'intensità ed una carica emotiva che fanno del suo uno dei personaggi più convincenti della pellicola.

Movieplayer.it

3.0/5