Il genere action marinaresco come non se ne vedeva da tempo. Kevin Macdonald sfrutta l'effetto 'Caccia a Ottobre Rosso' per confezionare un thriller claustrofobico ambientato in un sottomarino. Black Sea, firmato da Dennis Kelly, è una pellicola solida ed emozionante, ben recitata, ma soprattutto ben scritta. Kelly ha dichiarato che l'intenzione sua e del regista era realizzare un film ruvido, crudo, sporco e realistico alla maniera del cinema di genere anni '70 - '80. Black Sea racchiude tutte queste qualità e in più possiede un'immediatezza che avvince da subito lo spettatore, ma al tempo stesso può contare su una sceneggiatura raffinata, intelligente e ricca di colpi di scena.
La Guerra Fredda è finita, eppure il genere bellico in sottomarino continua a funzionare alla meraviglia. Quando si tratta di sottomarini, i massimi esperti nel settore restano comunque i russi perciò la pellicola di Kevin McDonald ne contiene in abbondanza. Naturalmente i russi non sono più i nemici. I tempi sono cambiati perciò russi e scozzesi marciano fianco a fianco, uniti contro un nuovo nemico comune: le corporation che sfruttano i dipendenti senza garantir loro alcuna tutela, per poi liberarsene quando non sono più necessari. Così i marinai capitanati da un Jude Law in versione lupo di mare ruvido e virile fanno fronte comune contro l'azienda che li ha licenziati, ma ben presto all'interno del sottomarino si ricreano dinamiche conflittuali che porteranno a una divisione etnica, dovuta anche alla barriera linguistica.
Caccia al tesoro
Jude Law interpreta Robinson, pilota di sottomarini iperspecializzato con trent'anni di esperienza alle spalle che, dopo aver sacrificato la vita e la famiglia per il proprio lavoro, viene scaricato con una misera buonuscita dalla compagnia per cui lavora. All'improvviso un suo ex collega, anche lui disoccupato, lo mette al corrente dell'esistenza di un misterioso carico di lingotti d'oro che Hitler si sarebbe fatto inviare da Stalin in vista di una probabile alleanza prebellica. L'oro nazista, vista la piega presa dagli eventi storici, non è mai arrivato al mittente. Il sottomarino che lo trasportava giace da anni sul fondo del Mar Nero e in pochi ne conoscono l'esatta ubicazione. Con l'aiuto di un suo ex superiore, Robinson mette insieme un equipaggio in parte scozzese in parte russo e si imbarca in una disperata caccia al tesoro. La posta in palio sistemerebbe il manipolo di outsider per tutta la vita. Incipit escluso, Black Sea si consuma tutto all'interno di un vecchio sottomarino mangiato dalla ruggine in cui dodici uomini lottano per sopravvivere. Kevin Macdonald e Dennis Kelly lavorano in una duplice direzione: da una parte sviluppano le dinamiche interne al gruppo, dilaniato da fratture dovute alle differenze linguistiche e caratteriali e da questioni di soldi, dall'altra mostrano gli sforzi dell'equipaggio, unito nel far fronte agli incidenti e alle avarie che minano la loro incolumità. Gli autori giocano con la tensione che si genera in un gruppo di uomini costretti a convivere in uno spazio minimo in una situazione di pericolo crescente. La tipizzazione dei vari caratteri (il pazzo, il violento, il superstizioso, il bugiardo, il vergine) talvolta fa sfiorare a Kelly lo stereotipo, ma lo scrittore è abile al punto da schivare i cliché creando figure verosimili con cui il pubblico possa empatizzare.
Bucanieri degli abissi
Kevin Macdonald si dimostra abile nel gestire la tensione per quasi due ore di film alternando momenti di apparente quiete a spettacolari incidenti, esplosioni ed esplorazioni degli abissi alla ricerca del tesoro sommerso. Tra gli elementi che perturbano la convivenza pacifica dei membri dell'equipaggio vi è la presenza di Tobey, giovane sbandato preso di mira dai marinai più anziani e superstiziosi in quanto la presenza di un 'vergine' a bordo è sintomo di sciagura. Robinson prende il giovane sotto la sua protettrice riproponendo una relazione tra veterano e mozzo che ricorda quella, descritta da Stevenson, tra Long John Silver e il giovane Jim nel classico L'isola del tesoro. E l'atmosfera piratesca è uno degli elementi che vanno ad arricchire il sottotesto di Black Sea. I riferimenti del film spaziano da war movie come U-571 a Abyss, fino allo stesso Alien. Kelly e Macdonald sono sufficientemente abili da realizzare un prodotto originale senza per questo dover rinunciare al gusto citazionista e derivativo. L'assenza di un budget stratosferico non pesa, vista la cura nella realizzazione delle scene più spettacolari, che mantengono quell'impronta realistica e quella patina artigianale rendendo invisibile la presenza di effetti digitali. Questo è proprio uno dei casi in cui il mestiere è al servizio dell'emozione.
Conclusioni
Jude Law interpreta un rude lupo di mare, esperto di sommergibili, che guida la sua ciurma verso l'ignoto. Una pellicola altamente spettacolare dal sapore europeo che intrattiene grazie a una perfetta gestione della tensione senza rinunciare all'intelligenza nel plot.
Movieplayer.it
3.5/5