
Recensione 1921 - Il mistero di Rookford (2011)
Per questo suo esordio alla regia di un lungometraggio cinematografico, Nick Murphy ha scelto un soggetto di assoluta classicità, espressione di una concezione europea della ghost story che negli ultimi anni ha ritrovato linfa vitale.
I fantasmi della memoria
Inghilterra, 1921. In un paese ancora sconvolto per le perdite umane della Grande Guerra, Florence Cathcart, sorta di investigatrice dell'occulto, viene chiamata a visitare il collegio di Rookford per indagare sulla misteriosa morte di un ragazzo, e su presunte apparizioni spiritiche che accompagnano le foto del cadavere. La donna, che ha tragicamente perso il suo compagno durante il conflitto, ha un'impostazione mentale profondamente razionale e scientifica, ed è decisa a confutare qualsiasi ipotesi sovrannaturale riguardo all'accaduto, ipotesi che ritiene frutto di pura fantasia. Florence si mette così al lavoro e, con l'aiuto di sofisticate strumentazioni e grazie alle confessioni di un ragazzo e di un dipendente del collegio, riesce apparentemente a risolvere il mistero; ma, poco prima della sua partenza, una serie di eventi inspiegabili la spingono a trattenersi nella villa e a rimettere in discussione le sue teorie. Pare che qualcosa prema affinché Florence continui la sua indagine, qualcosa che viene da un passato lontano e che nonostante tutto vuole essere scoperta...
Video-recensione 1921 - Il mistero di Rookford


Non si può, tuttavia, evitare di rimarcare la grande cura estetica (che non è vuoto formalismo) di questo 1921 - Il mistero di Rookford, che riesce, per gran parte della sua durata, a stordire ed ammaliare nonostante i limiti di scrittura: merito anche di uno score suggestivo e ben integrato nella struttura del film, nonché di prove attoriali di buon livello: intensa, spaesata e dolente la performance della protagonista Rebecca Hall, affiancata da validi comprimari quali Dominic West e, soprattutto, l'esperta Imelda Staunton (la ricordiamo ne Il segreto di Vera Drake e in Harry Potter e l'Ordine della Fenice) nei panni dell'enigmatica infermiera Maud. Una cura, non solo di confezione ma anche di sostanza, che riesce in parte a far dimenticare la scarsa originalità del soggetto, e rende il film un prodotto da consigliare per gli appassionati, ma anche (e forse soprattutto) non privo di motivi di interesse per chi di horror e ghost story non ne mastica quotidianamente.