Era il 2010 quando Ready Player One, il primo romanzo dello sceneggiatore Ernest Cline, ha visto la luce e i tempi erano senz'altro maturi per dare una forte spinta alla rivalutazione, riconsiderazione, o nostalgica ripresa, di un'estetica del passato per molti divenuta di culto. Un revival sostenuto da una parte da chi quelle opere le aveva vissute in prima persona, rendendole la spina dorsale della propria cultura pop, dall'altra da chi le aveva fruite con curiosità a posteriori, per conoscere ed apprezzare le genuine fondamenta del mondo dell'intrattenimento che viviamo ancora oggi.
Il romanzo di Cline trovava terreno fertile in un mondo che veniva conquistato da quella che era stata a lungo una cultura di nicchia, per pochi sfigati eletti, ma che stava facendo capolino da qualche anno nel mondo mainstream, da The Big Bang Theory al debutto del Marvel Cinematic Universe con Iron Man, anticipando grandi ritorni di glorie del passato come Terminator, Jurassic Park, Ghostbusters ed ovviamente Star Wars. Ritorni nostalgici sublimati e sintetizzati con furbizia e sapienza dalla Stranger Things di Netflix, che si è fatta portavoce del revival anni '80.
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Non solo nostalgia
Ma sarebbe ingiusto e ingrato relegare il Ready Player One di Steven Spielberg al solo ambito nostalgico del discorso che abbiamo introdotto. Vorrebbe dire minimizzare l'intelligenza e vena artistica del cineasta che ha diretto E.T. L'Extraterrestre, Jurassic Park e Incontri ravvicinati del terzo tipo, che ha prodotto Ritorno al futuro, Gremlins, I Goonies e Chi ha incastrato Roger Rabbit?, che in definitiva quell'estetica che negli ultimi anni si sta omaggiando ha contribuito a crearla. Sarebbe una sottovalutazione dell'intelligenza e consapevolezza artistica di un autore che a 71 anni suonati si dimostra più giovane, mentalmente e creativamente, di tanti colleghi che sgomitano per imporsi in un mercato dell'intrattenimento che sta cambiando in modo radicale e, per ora, caotico.
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Fantasia al potere
Ci sono almeno due immagini potentissime e significative nel Ready Player One di Spielberg. La prima è una gara di corsa tra gli utenti di OASIS, il mondo virtuale in cui è ambientata (gran parte della) storia, una competizione in cui vediamo i loro avatar ispirati alla cultura popolare lottano per raggiungere per primi il traguardo. Il protagonista Parzival a bordo della sua DeLorean, Art3mis sulla moto di Akira, la Batmobile e tante altre icone della cultura popolare gareggiano una contro l'altra, tra il T-Rex di Jurassic Park e King Kong, per imporsi in un mondo ipercompetitivo. La seconda è nel terzo atto, in una battaglia finale epica in cui il popolo di OASIS attacca le forze nemiche che hanno preso possesso del Castello di Anorak: un esercito di personaggi immaginari che avanza per salvare un mondo di fantasia, per mantenerlo libero e senza i vincoli che imporrebbero la IOI in caso di vittoria finale.
Se la seconda è in qualche modo simile nel romanzo di Cline, la prima se ne allontana e si diverte a costruire una sequenza dinamica e frenetica, affollata di personaggi, citazioni, rimandi e strizzatine d'occhio che meriterebbero diverse visioni per poter cogliere tutto.
È la resa spettacolare e cinematografica di una prima prova che nel romanzo ha una concezione ed un intento completamente diverso, partendo dal videogioco e finendo al cinema, ma con un approccio più radicato nell'ottica citazionista.
Una visione che Spielberg assimila e supera.
Tutti i riferimenti che imbottiscono il suo Ready Player One non sono solo omaggi, sono pedine nella partita che intende giocare.
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Il cinema e la passione
L'adattamento di Spielberg non è nostalgico, non solo almeno, ma è l'elogio e l'apoteosi della fantasia e della passione, che passa per quella che lui vive in modo più verace e intenso: quella per il cinema. Per questo è ovvia e sacrosanta la più grande e sorprendente aggiunta al romanzo di Cline, quel corposo inserto in cui il regista di E.T. omaggia Stanley Kubrick ed il suo Shining, portandoci nell'Overlook Hotel e, letteralmente, nelle scene del film tratto da Stephen King. È una sequenza splendida, una gioia per chiunque abbia una scintilla di cinefilo ardore in corpo, un inserto magnifico di un film già di per sé entusiasmante. È il pezzo che completa il puzzle di Spielberg e ci mostra Ready Player One per quello che è e vuole essere: un omaggio al cinema e l'arte in generale, i mondi virtuali in cui le creazioni dell'immaginazione umana vivano o trovano libero sfogo. Come in OASIS.