E' la seconda stagione di Raccontami l'evento di apertura dell'edizione 2008 del Roma Fiction Fest, il festival capitolino dedicato alle produzioni televisive e giunto al suo secondo anno di attività.
I due protagonisti Massimo Ghini e Lunetta Savino, insieme ai registi Riccardo Donna e Tiziana Aristarco ed ai produttori Max Gusberti di Rai Fiction e Mario Mauri di Paypermoon hanno presentato la nuova stagione, che andrà in onda ad inizio autunno su RaiUno, alla stampa presente al multisala Adriano.
Presenti in sala molti membri del cast della serie, tra cui le giovani Mary Petruolo e Carlotta Tesconi e volti noti come Marco Marzocca.
La seconda stagione continua a raccontare le vicende della famiglia Ferrucci, ma l'attenzione si sposta agli anni successivi a quelli dell'anno precedente, dal 1964 al 1966, quindi in un'Italia pre-68 che però non costringe gli autori ad abbandonare gli elementi che ne hanno decretato il successo nella scorsa stagione, mantenendo un tono leggero ed agrodolce.
Dopo una breve presentazione, è il produttore di RaiFiction Max Gusberti a prendere la parola.
Max Gusberti: L'esistenza di questo festival è un segnale importante della maggior attenzione che le produzioni televisive stanno ricevendo ultimamente. Basti pensare che in Italia siamo arrivati a quasi mille ore di produzione annuali, di cui seicento prodotte dalla RAI. Ed è normale che ci si rivolga a produzioni seriali, perchè è in questa direzione che l'industria si sta muovendo.
Quando si è trattato di scegliere quale opera presentare al Roma Fiction Fest, abbiamo pensato a Raccontami perchè è una delle produzioni cardine della nuova stagione di RaiUno ed anche perchè il titolo stesso evoca la funzione della fiction, di raccontare delle storie ed adempiere il compito di bardo.
La serie racconta le vicende della famiglia confrontandola con la storia stessa della televisione, usando il pretesto del personaggio che fa da narratore che è nato lo stesso giorno dell'inizio delle trasmissioni televisive in Italia. A me la serie fa venire in mente una storia di Hemingway che racconta di un piccolo bar in cui l'anima può riposare dai problemi del periodo in cui è ambientato. E così è per raccontami, che con il suo tono lieve riesce a raccontare un periodo difficile, anni di rigore e di crescita del paese e dell'uso della televisione, ma mantenendo un tono da commedia familiare, con canzoni popolari dell'epoca.
La commedia è un genere molto amato dal pubblico, ma per funzionare deve essere ben scritta e noi abbiamo avuto la fortuna di avere l'apporto alla sceneggiatura di Stefano Rulli, che ci ha saputo dare il raccordo con la grande storia, un aspetto che abbiamo riscontrato interessante anche per molti giovani.
Ma oltre alla storia servono anche attori che abbiano i tempi giusti e che siano abituati ai ritmi necessari per lavorare in ambiente televisivo ed una regia di livello, che abbia la capacità di tessere un racconto popolare.
Signor Mauri, visto il successo della serie, già riuscite ad immaginare una terza stagione?
Mario Mauri: E' importante vedere il nostro ruolo di produttori di fiction italiana anche in questo festival: la serie è costata quattordici milioni e settecentomila euro, ha richiesto quattro settimane di riprese per ogni episodio con oltre duemila comparse. Abbiamo il ruolo di imprenditori che rischiano in prima persona.
La prima stagione ha avuto un successo crescente nel corso della sua programmazione e riteniamo che la seconda potrà eguagliare il successo della precedente. Quindi stiamo già iniziando a scrivere il terzo capitolo, in attesa del riscontro del pubblico.
Signor Ghini, in una recente intervista ha difeso il valore delle fiction dicendo che si può fare televisione di qualità che abbia anche successo. E' soddisfatto dei risultati della serie?
Massimo Ghini: Sì, sicuramente e la sua domanda si presta a molti discorsi. Un primo punto è proprio da legare all'esistenza di questo festival e del suo futuro, infatti per molti anni c'è stata una grande distanza nei confronti delle produzioni televisive, quasi uno schifo nei loro confronti, ma ultimamente le cose stanno cambiando ed è un bene perchè si crea anche molto più lavoro per gli attori e gli altri addetti ai lavori. Oltre ad una maggiore attenzione ed a riconoscimenti per chi si impegna nel settore, quindi secondo me un primo obiettivo è già stato raggiunto.
Se poi vogliamo parlare di come migliorare ulteriormente la televisione, faccio riferimento all'intervista che citava nella domanda, che era in risposta ad una provocazione proveniente dal Festival di Cannes e da un giornalista che criticava il valore della fiction in relazione al cinema italiano ed i troppi soldi che vi vengono investiti. Ma perchè ci deve essere questa ostilità? Non si può collaborare? Ci sono moltissimi autori ed attori, me per primo, che vengono dal cinema e portano professionalità, e per fare buona fiction c'è bisogno di professionalità perchè i tempi sono ristretti e c'è bisogno di addetti ai lavori che li sappiano gestire. I prodotti seriali in questo senso aiutano, perchè ci si lega ai personaggi e diventa automatico interpretarli.
Per quanto rigurda Raccontami, abbiamo adattato la sua formula a noi stessi ed il pubblico ha dimostrato di apprezzarlo; è una cosa che ho potuto riscontrare in prima persona, sia in Italia che tra Italiani che vivevano in Germania, che mi hanno fatto capire quanto i personaggi della nostra storia abbiano dato loro qualcosa.
A questo proposito vorrei fare un invito ai produttori di ripetere anche nel nostro paese uno speciale che abbiamo fatto sul set della versione spagnola della serie, Quentame, in cui si raccontavano anche le edizioni estere.
Max Gusberti: Sarebbe una buona idea come speciale per l'edizione homevideo.
Signora Savino, qual è il suo pensiero sulla serie?
Lunetta Savino: Condivido il discorso di Massimo e sottolineo che ormai la fiction è la vera industria italiana, più del cinema e non certo per colpa nostra. In televisione si fanno i generi che sono stati lasciati da parte dal cinema italiano e che la gente ama. Raccontami è una commedia all'italiana classica, come quelle di Ettore Scola o Risi, pur con i limiti del linguaggio televisivo, e sono contenta di lavorarci, alternando il lavoro in televisione a quello a teatro e quel poco che mi propongono al cinema.
Una domanda ai registi, quanto è difficile mantenere alta la qualità con i tempi che i prodotti televisivi richiedono?
Tiziana Aristarco: E' proprio nei tempi la differenza maggiore tra cinema e televisione e questo a volte danneggia proprio quella televisione di qualità che tutti vorremmo realizzare e guardare. Spesso si stabiliscono i tempi in base al formato che si sta realizzando, cioè se si tratta di un film TV, una miniserie o una serie, ma sarebbe molto meglio stabilirli in base al tipo di produzione e storia che si intende raccontare.
Riccardo Donna: Il risultato di Raccontami è il frutto di una grande intesa tra noi registi e di una sceneggiatura con qualità più alta della media, ma questo aspetto a volte può essere un problema, perchè non tiene conto degli schemi produttivi tipici di questo tipo di prodotto. Io e Tiziana lavoriamo in grande accordo, ci scontriamo privatamente, ma una volta stabilita la direzione giusta la seguiamo insieme.
Ancora una domanda alla regista: ha detto che qualità è uguale a tempo e quindi a soldi. Vuol dire che si dovrebbe investire di più su queste produzioni?
Tiziana Aristarco: Non conosco i dettagli dei soldi investiti, ma è certo che quando ci si trova a lavorare sembrano sempre pochi. Girerei la domanda ai produttori, che ne sanno di più al riguardo.
Mario Mauri: E' bene chiarire che i soldi sono investiti da Paper Moon, che riceve la commissione dalla Rai per realizzare l'opera. Noi non ci siamo mai tirati indietro ed abbiamo anche sforato il budget iniziale, ma è chiaro che si tratta di una grande produzione che in definitiva realizza tredici film in pellicola della durata di cento minuti, con riprese in esterni ed in costume.
Max Gusberti: Il nodo delle risorse è sempre difficile da sciogliere, perchè la crescita della fiction rende anche più difficile distribuire le risorse a disposizione. La RAI produce circa 108 serate di fiction all'anno e non è facile in un paese come l'Italia che non ha un hinterland linguistico su cui fare affidamento. Bisognerebbe fare maggiori sforzi per incrementare i mercati paralleli, come l'homevideo che gli americani sfruttano benissimo, ed il mercato estero.