Dopo le polemiche decisamente preventive che l'hanno travolta fin dalla pubblicazione del poster (insomma, come si può giudicare una serie da un poster?), e in seguito al ricorso del sindaco di Avetrana che ne ha bloccato in un primo momento l'uscita in quanto lederebbe la nomea della cittadina pugliese, la serie Disney+ prodotta da Groenlandia, che racconta il delitto di Sarah Scazzi, è uscita (finalmente) cambiando titolo: Qui non è Hollywood.
Quattro episodi con quattro punti di vista diversi - Sarah, Sabrina, Michele, Cosima - per mostrare gli eventi che hanno portato alla tragica morte dell'adolescente. Proprio il clamore mediatico attorno al caso datato 2010 ha aperto la nostra intervista con due dei protagonisti, Anna Ferzetti e Giancarlo Commare (intervista realizzata prima del provvedimento emesso dal Tribunale di Taranto, in occasione della Festa del Cinema di Roma, e prima del cambio titolo in Qui non è Hollywood). Lei è Daniela, la giornalista che, trovatasi in quel paesino per caso, per prima intuisce il potenziale di quella storia. Lui invece è Ivano, il "fidanzato" della cugina Sabrina (nella serie Giulia Perulli), il bello e dannato del posto che creò involontariamente un triangolo amoroso e una rivalità ingiustificata tra le due.
Qui non è Hollywood: intervista ad Anna Ferzetti e Giancarlo Commare
Lo sappiamo, cronaca alla mano, che la serie Disney+ è ambientata in un periodo in cui non erano ancora esplosi i social, o gli smartphone. Eravamo ancora agli albori per così dire della società dell'immagine come la conosciamo oggi. E quindi una domanda: come sarebbe stato affrontato oggi il caso di Sarah Scazzi dalla stampa e dalla gente comune? Sarebbe stato ancora morboso il racconto, o forse sarebbe quasi passato inosservato, come un'abitudine, dato che ci stiamo assuefando a questo tipo di storie?
Ne è convinta Anna Ferzetti: "Oramai riceviamo le notizie in un modo talmente tanto improvviso e rapido che c'è il rischio che storie come questa diventino la "normalità". Avetrana è stato proprio questo, forse il primo ad avere un interesse mediatico intorno a sé così grande. Il primo ad avere la comunità così coinvolta, un paesino come quello sconvolto e reso così partecipe, fu la cosa più insolita. Oggi tutto questo accade ad una velocità che io non seguo più purtroppo, o forse non voglio seguire da una parte. Più andiamo avanti, più per me i social sono un grande punto di domanda".
Come si gestisce la fama?
Proprio perché rappresentano gli outsider, Ivano e Daniela sono ugualmente colpiti dal tragico evento: tanto la stampa affamata di lavoro e di notizie quanto la gente comune affamata di quei cinque minuti di celebrità. Entrambi sono attori, avranno imparato a gestire il successo? Dice Giancarlo Commare: "È ingestibile. Non lo so, devo ancora imparare (ride). È una cosa così grande, come fai a gestirla, come ogni cosa devi viverti il qui ed ora, forse in quel modo riesci a trovare la tua personale soluzione per affrontare quel successo lì". Scherza Ferzetti: "Non si impara mai" (ride)
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L'importanza del contesto nella serie Disney+
Qui non è Hollywood ci ricorda, tra l'altro il contesto socio-culturale in cui cresciamo, in qualche modo, sia influente. Non è solo una questione di sangue, e anche il tempo e lo spazio diventano fondamentali per le nostre azioni quotidiane. Concorda Anna Ferzetti: "Io sono madre di due figlie, quindi sensibilizzarle e farle crescere in un determinato ambiente, insegnare loro a vivere e a cercare di capire come vivere è importantissimo. Imparo con loro tutti i giorni, ancora cerco di capire in che direzione andare (ride)".
Continua: "È tutto talmente tanto veloce che secondo me ci stiamo perdendo un po' la bellezza di quello che era prima, il fatto di parlarsi e di guardarsi negli occhi. Oggi passiamo tutto questo tempo con il collo basso. Siamo diventati storti. Comunichiamo solo attraverso altri strumenti invece che in prima persona. Si tratta di un tasto interessante e soprattutto importante da affrontare".