Resistente, politica, matura: il manifesto di una generazione cresciuta a punk e 883, con la convinzione che avrebbe potuto fare tutto nella vita, e invece... invece si è ritrovata a vagare "al buio in mezzo alle macerie". Lo aveva già fatto con la sua prima serie Netflix, Strappare lungo i bordi, ma con Questo mondo non mi renderà cattivo, Zerocalcare riesce a sugellare definitivamente il patto siglato forse inconsciamente con quell'esercito di quarantenni "rimasti al palo", fottuti dall'idea che "volere è potere", quelli delle contestazioni appassionate per i corridoi dei licei, nei cortili delle università, per le strade di quartiere a lottare per diritti che immaginavamo dovessero essere inalienabili. Ci avevano creduto davvero, che in fondo un giorno ce l'avrebbero fatta a cambiare il mondo, o almeno questo devono aver pensato mentre pogavano sulle note rabbiose del punk, un rifugio "da tutto quel mondo in cui non capivo come incastramme". Ma poi non è andata così.
L'inadeguatezza, il compromesso e l'urgenza politica
Ci hanno provato in molti a raccontare questa generazione schiacciata tra i modelli borghesi e performanti di quella precedente e la velocità bulimica dei giovani d'oggi, ma nessuno meglio di Zerocalcare è riuscito a intercettare il senso di inadeguatezza che la contraddistingue. Con i suoi personaggi antropomorfi, una coscienza che ha le sembianze di un armadillo e il romanesco biascicato, l'universo di Questo mondo non mi renderà cattivo restituisce un'identità e riconosce un ruolo a una categoria che fino a questo momento si è dovuta accontentare delle rappresentazioni piccolo borghesi, edulcorate e molto poco verosimili.
Una generazione lasciata indietro, con i mostri dentro, "impicciata e confusa", stretta tra la morsa del compromesso e l'urgenza politica di "andare al passo del più lento", di fare la cosa giusta, così "almeno quando muori non finisci nel girone di Margaret Thatcher". Quarantenni spesso goffi e incasinati, con la sensazione di aver fallito e di non avercelo un passo proprio, fermi, immobili, come il personaggio di Sarah, che vuole fare l'insegnante e invece da dieci anni se ne sta tumulata in un capannone di Formello a portare caffè "a questi che producono gli spazzoloni del cesso", a pagare il prezzo di aver creduto a chi diceva "Che brava! Puoi fa' tutto, sei tanto intelligente" e poi invece, "poi sbatti gli occhi un secondo, li riapri e scopri che hai buttato al cesso 'a vita tua, sempre ferma na 'a stessa casella, senza che hai manco mai tirato un dado".
Un atto di resistenza
C'è nei "disegnetti" carichi di satira e malinconia di Zerocalcare la perfetta sintesi umana di chi ha cercato di salvarsi in tutti i modi e ha provato "a fasse coraggio, a trattenè il respiro e a mette 'a testa sott'acqua, per capì che ce stava sotto la superficie". Salvo poi restare a riva a decomporsi come "na specie de balena spiaggiata che, senza qualcuno che 'a pungola, è capace solo a lavorà", mentre tutto intorno crolla, i fari si spengono, i contorni smarginano e "strappare lungo i bordi" non è più così semplice: un deserto senza nemmeno la consolazione "degli ecomostri rassicuranti degli anni '80". Tra citazioni alla cultura pop e l'incalzare di battute irriverenti, Questo mondo non mi renderà cattivo è soprattutto un atto di resistenza: dentro trovano spazio temi fortemente politici dalla sostituzione etnica ventilata dalla destra di governo agli immigrati che nessuno vuole, trattati come un pacco da spostare da un quartiere all'altro delle grandi città, dallo sciacallaggio di reporter rampanti al peso di interpretare il ruolo che ti è stato cucito addosso.
C'è il suo quartiere, la periferia e quell'incapacità di sorridere di una generazione che se ne sta "o tutta accartocciata perché stamo a ride sguaiatamente così non sentimo i mostri nostri che ce strillano dentro oppure tutta in tensione perché ce rode er culo e stamo a tanto così da fa er botto. Invece tranquilli e sereni praticamente non ce stamo mai". In apnea ad annaspare al buio con un'unica speranza: che questo mondo non li renderà cattivi. E allora grazie Zero, per aver dato una voce e un volto a questa "pozza d'anime", poco importa che siano pterodattili, teiere, giganti dal naso rosso o balene arenate, perché finalmente "stamo dove dovemo sta".