Presentato a Roma Goodbye, Mister Zeus!

Già Premio Solinas per la sceneggiatura, questa commedia, finalmente in uscita il 25 giugno dopo un lungo iter, annovera tra gli interpreti Fabio Troiano, Chiara Muti e un simpatico pesce rosso che con i suoi discorsi libertari sconvolge la vita del protagonista.

Ad eccezione di Chiara Muti, impegnata nella regia teatrale del recital Cardo Rosso, in scena a Ravenna il 28 e 29 giugno prossimi, c'erano tutti questa mattina alla Casa del Cinema di Roma per la presentazione di Goodbye, Mister Zeus!, il film nelle sale italiane dal prossimo venerdì, che segna il ritorno alla regia di Carlo Sarti. Quando scriviamo tutti intendiamo ovviamente il protagonista, Fabio Troiano e soprattutto Zeus, il pesce rosso che suo malgrado sconvolge la vita di dei personaggi di questa commedia sui generis. E' proprio il tipico esemplare di Carassius auratus ad aiutare Alberto (Fabio Troiano), un impiegato di banca frustrato e depresso, ad operare un netto cambiamento nella sua esistenza. Il pesciolino, acquistato come regalo di compleanno per la dispotica fidanzata Adelaide (Chiara Muti) che avrebbe preferito un levriero afgano, inizia in una qualche maniera a comunicare per rivendicare libertà e rispetto e dal suo osservatorio trasparente diventa l'alter-ego di Alberto. Decisamente meno sadico e pungente del pesce Klaus della serie cartoon a stelle e strisce American Dad (un atleta dell'ex DDR intrappolato in squame e lisca), ma più vivace del leggendario Boris, Zeus rappresenta per Alberto quella voglia di autonomia che il povero travet sembra aver perso in anni di stanco lavoro. La sceneggiatura, scritta dallo stesso Sarti, ha ricevuto nel '98 il prestigioso Premio Solinas, con tanto di menzione speciale della Giuria. E non è difficile comprendere la motivazione di questo riconoscimento assegnato ad uno script surreale che poco concede al 'fantastico', concepito in senso 'hollywoodiano'. Insomma, niente animali parlanti o effetti troppo speciali. Il risultato è un'opera atipica distribuita da Archibald nei cinema capozona, con l'auspicio che il passaparola del pubblico contribuisca a moltiplicare le sale.

Carlo, sono trascorsi 12 anni da quando hai vinto il Premio Solinas, come mai è passato tutto questo tempo per vedere finalmente realizzata la tua opera?
Carlo Sarti: Innanzi tutto dico che è stato faticoso. In Italia, nonostante l'esempio mirabile di certi film-favola di Cesare Zavattini, questo tipo di cinema non è proprio contemplato. Me lo dicevano tutti. Addirittura Maurizio Nichetti quando ha letto la sceneggiatura mi ha detto candidamente, "Carlo, questo film non te lo faranno mai fare". Invece, alla fine il pesce ce l'ha fatta.

Ha fatto molta strada, neanche fosse un salmone che risale la corrente....
Carlo Sarti: Beh, in tutto questo tempo posso dire di aver attraversato molti anni del cinema italiano. Abbiamo fatto due volte domanda al ministero per accedere ai finanziamenti. Nonostante avessimo ottenuto l'approvazione unanime della Commissione del Ministero per i Beni Culturali (presieduta da Caterina D'Amico, ndr), non abbiamo ottenuto sovvenzioni per esaurimento delle risorse finanziarie. Il governo è cambiato tante volte, insomma ne abbiamo viste di cotte e di crude. Ripeto, però, il pesce ce l'ha fatta.

E' cambiato qualcosa nel film dalla prima stesura?
Carlo Sarti: Sì, la sceneggiatura è cambiata moltissimo; è stata modificata fino all'ultimo ciak. Sia per ragioni economiche, sia per adattarla agli interpreti. Chiara, ad esempio, è stata perfetta nei panni dell'algida fidanzata del protagonista.

Fabio, qual è stata la tua prima reazione quando hai letto lo script?
Fabio Troiano: Della sceneggiatura mi piaceva che il pesce dicesse tutte quelle cose che voleva dire il personaggio. E' stato l'aspetto più interessante. A volte capita davvero di sentirsi chiusi in un acquario, un posto da cui vuoi uscire e non sai come. E' una sensazione di tutti. Puoi chiedere la via d'uscita ad un amico, gli rompi le scatole a tal punto che alla fine ti risponde come vuoi tu. E' quello che succede ad Alberto nel film.

Immagino, che non sia stato per niente facile recitare con un pesce....
Fabio Troiano: Non nego di essermi sentito come un cretino all'inizio. Voglio dire che a casa si parla da soli, di fare qualche monologo, ma davanti alla macchina da presa rendere la cosa credibile è stato difficile. In certe scene ho addirittura parlato con una boccia vuota. Non c'è dubbio: devi crederci tu per primo.
Carlo Sarti: La cosa incredibile, quando abbiamo girato la scena della liberazione di Zeus nel fiume della Svizzera, è stata che alla fine il pesce ha buttato l'acqua in faccia a Fabio. Sapeva che di lì a poco sarebbe stato liberato e ha interagito con lui. Una volta ho conosciuto una ragazza che mi ha raccontato che effettivamente il suo pesciolino sbatteva la coda sull'acquario, proprio come Zeus, quando voleva attirare la sua attenzione, mentre il pesce rosso del nostro montatore sputava i sassi sull'acquario per farsi dare da mangiare.

Carlo, allora ti sei mai chiesto perché i pesci affascinano così tanto gli sceneggiatori? Penso a Nemo, a Boris....
Carlo Sarti: Quando si pensa all'animale domestico più privo di comunicazione e indifeso si pensa al pesce rosso. Al contrario dell'uomo che è invece il dominatore incontrastato della natura. Nel mio film volevo ribaltare questo rapporto e mostrare quanto l'uomo fosse debole di fronte ad una crisi profonda. Crisi da cui esce proprio grazie ad un pesce. Il pesce è una sorta di voce interiore, di simbolo di un'umanità chiusa in un acquario da cui però vuole uscire. Ecco, volevo dare e darmi una speranza di uscire da questa boccia con una commedia. E' vero, in certi momenti si respira un'atmosfera dolente, amara, il film però è un inno al cambiamento. I vecchi ricordi se ne vanno, ma ce ne sono altri che arrivano. Il mondo gira è così che vanno le cose. Quanto a Boris è una serie che mi piace tantissimo. Così come mi piacciono Walt Disney e Buster Keaton, che compare anche nel film.
Fabio, che tipo è il tuo Alberto? Un uomo in fuga?
Fabio Troiano: Sì è vero il personaggio fugge, ma per uno come lui è già una scelta. All'inizio Alberto non sarebbe in grado di fare bene neanche questo.

Ancora una volta Fabio ti cimenti con un film a basso budget. E' un caso o ti piace proprio questo aspetto?
Fabio Troiano: In effetti mi ritrovo a fare film a basso costo e la conseguenza principale è che mi pagano poco. Scherzo, naturalmente. La verità è che in Italia siamo capaci di fare bei prodotti che costano poco. Cito un film che ho interpretato io, Dopo mezzanotte di Davide Ferrario che è stato un successo incredibile. Alla fine se l'idea è vincente vieni premiato lo stesso. Certo la tecnica conta tantissimo, ma è la storia che ti deve prendere. Se il racconto funziona il pubblico va a vederlo. In questo caso ho accettato perché lo script era insolito, divertente e surreale. Questo è un altro modo di fare cinema.
Carlo Sarti: Il budget basso dà libertà di scelta, hai meno obblighi. Tuttavia devo sottolineare che non aver avuto finanziamenti ministeriali è penalizzante per quanto riguarda l'uscita delle sale. E' ovvio che abbiano la precedenza i film che invece le sovvenzioni le hanno ricevute. Al momento gli incassi dei vari Vacanze di Natale sono un sogno.

Quali sono i vostri progetti futuri?
Fabio Troiano: A settembre tornerò in televisione. Per quanto riguarda il cinema, il 12 luglio sarei dovuto partire con le riprese di un nuovo film, Come trovare l'uomo giusto al momento sbagliato, ma l'attrice protagonista Francesca Inaudi ha detto chiaramente che se ci fossi stato anche io nel cast il film non l'avrebbe mai fatto. Almeno così mi ha spiegato il produttore. E allora non farò il film. Ci sono rimasto talmente male, anche perché con lei avevo già girato Dopo mezzanotte e tutto mi sembrava normale. Ero davvero sereno, invece no. Lo dico perché è giusto che si sappia che nel mondo del cinema non tutto è rose e fiori. Che tra colleghi si faccia un cosa del genere mi sembra stupido e ridicolo.
Carlo Sarti: Anche io ho la mia buona dose di polemiche, in particolare con Baldini e Castoldi, la casa editrice del mio romanzo 190 miliardi di anni dopo. Ancora non ho visto una lira, nonostante le cinquemila copie della prima tiratura siano andate tutte vendute. Al cinema invece sto cercando di trovare fondi per completare un film sul tempo interpretato da Roberto Citran, Enzo Iacchetti e Moni Ovadia. Al momento ho girato solo due dei quattro episodi.