Il viaggio nel tempo è argomento forte, stimolante, intrigante e denso di possibilità. Per questo il suo sfruttamento dal punto di vista narrativo è abbondante e permette declinazioni diverse, che spaziano dall'avventura al thriller, dall'ovvia fantascienza alla più inattesa commedia, aggiungendo quel tocco di contorta riflessione in più assicurata da paradossi, linee temporali sovrapposte o semplicemente dal mettere i protagonisti in luoghi a loro estranei, presenti o passati che siano.
Ma attenzione! Perché tali opportunità nascondono anche tanti rischi, nascosti ma in agguato tra le pieghe del tempo, pronti a colpire l'autore superficiale con i suoi paradossi che ripiegano su sé stessi, le illogicità estreme e le complessità eccessive quanto inutili. Insomma capiamo il fascino di spedire il proprio protagonista nel passato e renderlo padre di sé stesso, o catapultarlo nel futuro per infilarlo nell'intreccio complesso della sua discendenza, ma sono strade dense di pericoli e bisogna avere le spalle larghe per percorrerle con sicurezza. Un po' come James Cameron, per capirci.
L'ambizione di Predestination
Con lo spunto tratto da una storia di Heinlein (Tutti voi zombie), Peter Spierig prova a mettere in piedi un thriller ambizioso ed affascinante con il suo Predestination, mettendo al centro del racconto Ethan Hawke negli ambigui panni di un barista che è anche un agente del tempo al suo ultimo incarico, ma che è anche qualcosa d'altro che non vi diremo per non spoilerare. Spierig e suo fratello costruiscono la storia per strati, a livelli, come una cipolla, sovrapponendo tempi e generi finendo per mettere in piedi un film che è insieme fantascienza, thriller, poliziesco, noir... ma nessuno di questi in particolare. Peccato principale del loro lavoro, che pure ha fascino ed atmosfera in una messa in scena elegante e ben costruita, è una prevedibilità tale da rendere vani tutti i loro sforzi autoriali e l'ambizione di mettere in piedi qualcosa di forte, in grado di restare e viaggiare nel tempo, o almeno valicarne i rigidi confini.
L'estro del Dottore
Eppure, a guardarsi intorno, sembrerebbe semplice sfruttare il tema dei viaggi nel tempo per mettere in scena le suggestioni ed atmosfere più diversificate del mondo. D'altra parte, c'è chi lo fa da più di cinquant'anni e non sembra risentirne. Forse il trucco è di affrontarle una per volta e non una sull'altra, come fa Doctor Who dal 1963. È vero che la struttura episodica di una serie facilita il cambio di registro costante e continuato, ma sta di fatto che il popolare Dottore della TV britannica riesce a modulare la fantascienza che lo anima in tante tonalità diverse, viaggiando a bordo del suo TARDIS tra epoche passate e future. Il traguardo temporale più intrigante della serie? La complessa, surreale, imprevedibile, paradossale relazione che travalica il tempo tra il Dottore e River Song.
La vivacità del passato
Non aiuta a mettere in buona luce Predestination anche la data del suo arrivo in sala, nella settimana in cui un vero cult del filone compie la bellezza di 30 anni, senza dimostrarli affatto. In Ritorno al futuro, Robert Zemeckis spedisce Michael J. Fox nel passato, gli fa mettere a rischio la sua stessa esistenza, lo rende consulente sentimentale di suo padre (evitando accuratamente i flirt poco sottili della madre), ispiratore della stessa macchina del tempo con cui ha viaggiato, ispiratore di Chuck Berry e tanto altro in due rocambolesche ore che sono una brillante commedia degli equivoci che funziona come un orologio. A trent'anni dall'uscita, Ritorno al futuro è un film che funziona ancora, che può essere visto e rivisto, che non si limita a sfruttare i paradossi temporali insiti nel tema, ma va oltre sfruttando il viaggio per portarci ancora una volta, e con successo, in un periodo caratteristico ed amato della cultura popolare americano: quello degli anni '50 che fanno da sfondo a tante altre storie e fanno ormai parte dell'immaginario collettivo.
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E non dimentichiamo che solo un anno prima, qui da noi e con altrettanta efficacia, un'altra commedia sfruttava il tema del viaggio nel tempo per divertire gli spettatori: Non ci resta che piangere di e con Roberto Benigni e Massimo Troisi, che spostava l'azione, e le risate, nel 1400... quasi 1500.
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La potenza visionaria di Cameron
Ma non è l'unica sfortuna di Spierig, che si ritrova a debuttare nelle nostre sale proprio mentre un altro caposaldo del genere torna, seppur per soli due giorni, a ricordare come si tratta l'argomento. Il Terminator di James Cameron è forse IL film sui viaggi nel tempo e i paradossi temporali, con il suo cyborg mandato nel passato ad uccidere l'uomo che sconfiggerà le macchine... prima che nasca. Un terminator, appunto, fronteggiato da un ribelle che è anche padre dell'uomo che l'ha mandato e la cui esistenza deve salvaguardare, per un intreccio logico che ancora oggi è tra i più potenti della storia del cinema e che rende unico e immortale un action fantascientifico che ha rivoluzionato il genere dando il via all'impero del visionario James Cameron. Un altro cult, diverso da quello citato poco più su ma ugualmente potente, primo capitolo di una saga composta da quattro film e una serie e che sembra rianimarsi proprio in questo periodo, con il nuovo capitolo, Terminator: Genisys, alle porte. Punto di forza del nuovo film è senza dubbio il ritorno in scena del cyborg per eccellenza Arnold Schwarzenegger, ma il timore che la qualità sia distante da quella dei primi capitoli firmati Cameron è vivo e concreto. Prontissimi, ovviamente, ad essere smentiti!
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