Polar, la recensione: Mads Mikkelsen letale killer in un thriller Netflix carico di violenza

La recensione di Polar, film originale Netflix tratto dal fumetto di Victor Santos con protagonisti Mads Mikkelsen e Vanessa Hudgens.

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Polar: Mads Mikkelsen in una scena del film

Abbiamo una confessione da farvi: non conoscevamo Polar, il web comic di Victor Santos al quale si ispira il nuovo film originale Netflix. Non lo conoscevamo, ma l'abbiamo recuperato con sorpresa e curiosità per prepararci all'arrivo in catalogo del film con Mads Mikkelsen e Vanessa Hudgens: abbiamo scoperto un'opera potente ma elegante, dalle vignette taglienti, esplosive, che parte dal bianco e nero, aggiunge intelligenti dettagli in rosso, per portare avanti la storia in modo minimale, originale e riuscito.

Può essere riuscito a fare altrettanto il film Netflix? È questo che ci siamo chiesti e che cercheremo di spiegare nella nostra recensione di Polar, perché il film di Jonas Åkerlund segue una strada molto diversa rispetto al modello di partenza per ottenere immagini e sequenze di grande impatto visivo, e il risultato è uno stile narrativo meno compatto e più confuso, meno elegante e più eccessivo e gratuito, ma non per questo da buttare. Soprattutto perché può avvalersi del carisma del suo protagonista Mikkelsen.

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Polar e una trama essenziale

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Polar: Vanessa Hudgens e Mads Mikkelsen in una scena del film

C'è una cosa che resta minimale nell'adattamento di Polar: il suo intreccio. Il cuore della trama è ovviamente il killer interpretato da Mikkelsen, Duncan Vizla, un assassino letale e spietato a due settimane dai cinquant'anni e alla soglia del ritiro. Una pensione non gradita al suo datore di lavoro Blut, che preferisce la sua uscita di scena piuttosto che pagargli la lauta ricompensa per i suoi servigi, così mette cinque giovani killer sulle sue tracce. Inutile dire che il viaggio dei cinque assassini lungo le strade dell'America diventa un percorso di sangue e violenza, contrassegnato da omicidi ogni volta che capita l'occasione, fino a giungere alla loro vittima designata. Lui invece, Duncan, trova riparo in una casa isolata in Montana, dove conosce Camille, una vicina a sua volta reduce da traumi emotivi, e ha tutta l'intenzione di iniziare una nuova vita.

Due anime tormentate: i personaggi di Polar

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Polar: una sequenza del film

Se i cinque folli killer sulle tracce del protagonista sono la componente più appariscente di Polar, Duncan Vizla e Camille ne sono il cuore: il rarefatto rapporto tra i due riempie i momenti di quiete tra un'esplosione di violenza e l'altra, dando un senso allo sviluppo dell'azione e alla psicologia del personaggio di Mads Mikkelsen. La sua è stata una vita dura, segnata da morti e violenza, e ce ne vengono forniti fugaci sprazzi ogni volta che chiude gli occhi, quando frenetici montaggi di violenza esplodono nella sua mente. Meno spazio ha Vanessa Hudgens per aggiungere chiavi di lettura alla sua Camille, mentre ben poco sforzo si fa per tratteggiare i personaggi dei bizzarri killer antagonisti, definiti soprattutto dal punto di vista estetico, con schermate grafiche di presentazione che sanno di fumetto o videogioco, e con una caratterizzazione visiva sopra le righe e fumettosa, oltre che, ovviamente, attraverso le loro spietate azioni omicide: eccessive, folli e gratuite.

La trasformazione dal fumetto allo schermo

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Polar: una scena d'azione del film

La principale preoccupazione di Jonas Åkerlund nel costruire le eccessive sequenze d'azione di Polar è di colpire e stupire. Per questo non le infarcisce soltanto di abbondanti dosi di violenza, ma anche di nudità e trovate surreali che mettono a dura prova anche gli spettatori meno esigenti. Anche perché manca, purtroppo, una sana dose di ironia, che avrebbe aiutato a metabolizzare quanto accade su schermo e accettare anche le situazioni più estreme che coinvolgono i protagonisti. In questo mare di situazioni al limite, emerge il Duncan di Mads Mikkelsen, grazie al fascino e al carisma del suo interprete, ma anche per il diverso passo che il film assume quando si rivolge alla sua parte più intima. Riguardando le tavole del fumetto di Santos non si può non pensare a quel che è stato fatto nell'adattare Sin City per il grande schermo. Polar si sarebbe prestato a un'operazione più vicina a quella portata avanti da Rodriguez e Miller, ma la strada scelta da Åkerlund è diametralmente opposta e il risultato è un film che si guarda senza particolari pretese e sa di occasione sprecata.

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Movieplayer.it

2.5/5