All I Know So Far, la recensione: quando P!NK è madre, moglie e cantante

La nostra recensione di P!ink - All I Know So Far, il documentario a lei dedicato dal 21 maggio su Amazon Prime Video, in cui la cantante e performer viene mostrata sotto una luce inedita, quella di madre e moglie.

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P!nk - All I Know So Far: un'immagine del documentario

Ribelle e anticonformista. Sono questi i primi due aggettivi che vengono in mente pensando a P!nk la cantante che ha avuto un successo enorme, costellato di premi e record, negli anni 2000. Come cercheremo di spiegare in questa recensione di P!ink - All I Know So Far, il documentario a lei dedicato disponibile dal 21 maggio su Prime Video, la cantante e performer viene mostrata sotto una luce inedita, quella di madre e moglie.

MA COME FA A FAR TUTTO?

"Pretty, pretty please, don't you ever ever feel Like you're less than f* perfect Pretty pretty please, if you ever, ever feel like you're nothing You're f* perfect to me!"

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P!nk - All I Know So Far: una sequenza

Cantava queste parole P!nk nel 2010, quasi un manifesto di poetica, lei che non è mai voluta entrare in determinati schemi (per i celebri capelli, corti col ciuffo rosa, per l'abbigliamento, per i video musicali) e che è diventata simbolo per una generazione dell'essere se stessi, e soprattutto del non ascoltare quello che dicono gli altri. Molti artisti lasciano i propri figli e compagni a casa durante i propri tour musicali, perché possono risultare estenuanti e troppo scombussolanti per un bambino. P!nk ama troppo i propri figli per potersene separare per così tanto tempo, "una madre non può non pensare al proprio figlio ogni secondo di ogni singolo giorno, rispetto a un uomo che chiude la porta e va a lavoro" così decide di coinvolgere fin da subito marito e figli nei propri concerti e nei propri tour.

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P!nk - All I Know So Far: una scena

È proprio in questi momenti "rubati" dietro le quinte che emerge l'anima del documentario, in cui la figlia maggiore Willow e il figlio minore Jameson giocano con lei, fanno i capricci, sono entusiasti e allo stesso tempo stanchi dal tour. Lei stessa confessa alla telecamera che vorrebbe essere una madre e moglie f* perfetta e allo stesso tempo offrire lo show migliore possibile a tutti quelli che pagano il biglietto (un suo costante pensiero, dimostrando di non dare per scontato e dovuto l'affetto e l'impegno dei fan). Lei non chiude la porta e va a lavoro ma sceglie di portare il lavoro con se e di mescolare tutte le parti della sua vita, e questo è possibile anche e soprattutto grazie all'incredibile supporto del marito, ex professionista di moto cross Carey Hart. I loro momenti e confronti sono i più dolci di tutto il doc, insieme a quelli coi figli.

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LA FAMIGLIA PRIMA DI TUTTO

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P!nk - All I Know So Far: un'immagine del film

Il documentario è stato realizzato durante il world tour da record del 2019 "Beautiful Trauma", che avrebbe portato all'esibizione al Wembley Stadium, l'obiettivo che scandisce le sequenze del doc, aumentando la pressione per P!nk in quella che sarà più grande esibizione della sua vita. P!nk è una performer oltre che una cantante, offre un vero e proprio show acrobatico, facendo cose che nessun altro cantante ha mai fatto come lei stessa ammette alla telecamera, questo anche grazie al suo passato da ginnasta che la ha fornito gli strumenti, il fisico e la costanza per tenersi allenata in questo senso. Le sequenze delle performance che inframezzano quelle del dietro le quinte cercano di collegare il testo delle canzoni e ciò che si sta raccontando nel documentario, non sempre riuscendoci ma mantenendo un tono fluido e un effetto revival che è impossibile non ottenere, soprattutto per chi è cresciuto in quegli anni. È interessante il contrasto visivo che il regista Michael Gracey (The Greatest Showman) sceglie per raccontare questo dietro le quinte la vita della star. Tutto è coloratissimo - non solo rosa, che è comunque un leit motiv del documentario - non solo nelle sequenze prese dalle esibizioni ma anche dai momenti delle prove e in quelli nelle stanze d'albergo e soprattutto in giro per le città dove vanno in tour e che lei e il marito visitano insieme ai propri figli. Allo stesso tempo tutto diventa bianco e nero, nei toni del grigio, quando lei e il marito si confessano alla telecamera, per raccontare le proprie sensazioni e i propri sentimenti verso il lavoro, verso il compagno, verso i figli, verso la vita.

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P!nk - All I Know So Far: un momento del documentario

Il tema ricorrente di P!ink - All I Know So Far è quindi la famiglia, non solo quella "di sangue" che la cantante ha con il marito e i figli ma anche quella "acquisita" che si è creata on stage, con la sua crew formata da più di 200 persone che si porta in giro in tour. "C'è chi fa continuamente audizioni, io dico sempre che se trovi le persone giuste con cui stare te le devi tenere fino a quando saranno anziane sul palco... perché lo sarai anche tu!" C'è grande affetto da parte di P!nk verso il suo staff, che vuole cercare di mantenere felice, appagato e che possa sempre esprimere se stesso, proprio come recitano le sue canzoni che continueremo a urlare a squarciagola negli anni a venire.

Conclusioni

Chiudiamo la nostra recensione di P!ink - All I Know So Far apprezzando la particolarità che Michael Gracey ha cercato di ottenere con questo documentario, non solo per il contrasto fra colori e bianco e nero in cui si divide il racconto. Ma anche svelando l’aspetto inedito dell’essere madre e moglie oltre che cantante della star, e il mostrare come si cerca di unire la propria vita personale e familiare al tour musicale lavorativo, senza dare necessariamente una soluzione ma dei possibili strumenti per farlo agli spettatori.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Lo sguardo inedito e intimo di P!NK madre e moglie.
  • L’uso dei colori e del bianco e nero per differenziare i momenti in cui P!NK e il marito si trovano in una sorta di “confessionale” per raccontare i propri pensieri in camera.
  • L’aver cercato di unire i testi delle canzoni a ciò che si racconta nel documentario.

Cosa non va

  • La parte finale, corrispondente all’obiettivo del Wembley Stadium, forse un po’ troppo concerto-spettacolo e poco documentario.