È dal best-seller di Eric-Emmanuel Schmitt, Piccoli crimini coniugali, che il regista Alex Infascelli trae spunto per il suo nuovo film dopo il successo del documentario S Is for Stanley dedicato a Emilio D'Alessandro, per trent'anni l'autista di Stanley Kubrick. Sergio Castellitto e Margherita Buy sono due tra gli attori più ricercati e istrionici che il panorama cinematografico italiano contemporaneo possa vantare. A loro è affidato il duro compito di mettere in scena la diatriba coniugale di una coppia reduce da un misterioso incidente che avrebbe causato in lui un'amnesia temporanea.
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I due protagonisti entrano in scena accompagnati da una musica assordante, il giusto preludio per un duro confronto dialettico in cui emergeranno rabbia, delusione, paura, ricatti e inganni. Uno scrittore di successo lui, una donna fragile e sottomessa, lei, pronta a tutto pur di non vederlo andar via. Peccato che le aspettative create da un incipit del genere e da un testo che analizza con sagacia e lucidità i meccanismi che regolano la vita di coppia e più in generale le ipocrisie che dominano la nostra società, vengano tradite da un film piatto e amorfo.
Il cinema in una stanza
Ormai è chiaro: per ovviare a problemi di budget e ad una frequente carenza di idee, il cinema italiano sceglie spesso di appartarsi una stanza. Tale tendenza non costituisce di per sé un problema ma se il film non è geniale come Carnage di Roman Polanski o Una giornata particolare di Ettore Scola (ma l'elenco potrebbe essere lunghissimo), né può vantare il solido impianto narrativo di Perfetti sconosciuti di Paolo Genovese il risultato rischia di essere misero e trascurabile come nel caso di Piccoli crimini coniugali. La musica non cambia neanche se le quattro mura in cui è stato girato il film sono state abitate nientemeno che da una diva del calibro di Silvana Mangano. Il primo errore commesso da Infascelli è quello di non aver fatto corrispondere a dialoghi così incalzanti delle intuizioni visive che potessero far assurgere il suo Piccoli crimini coniugali alla definizione di film.
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Il pezzo mancante
"Cos'è questa mania di prendere una pillola ogni volta che si prova un sentimento?", si chiedono ad un certo punto in una delle tante battute intelligenti mutuate dalla pièce di Schmitt. Una delle tante occasioni che un testo di tale levatura avrebbe potuto offrire ad un regista intelligente come Infascelli, che invece fa completamente affidamento alla potenza delle parole mettendo a dura prova perfino la concentrazione dello spettatore più paziente. Non resta che assistere in modo passivo al logorio della relazione dei due protagonisti senza che vi sia il minimo coinvolgimento emotivo. Mentre la suspense e l'ambiguità che connotano il testo originale vengono macinati da un monologo di coppia estenuante che finisce per risultare irritante nella sua incompiutezza.
Movieplayer.it
2.0/5