Phases of the Moon, la recensione: (ri)nascere per avere una seconda chance

Il Maestro Ryūichi Hiroki è in concorso al Far East Film Festival 2023 con Phases of the Moon, un film tratto da un romanzo che parte dalle canzoni di John Lennon per trasformarle in un dramma familiare a più riprese, con tre storie che si intrecciano tra loro in modo inaspettato.

Phases of the Moon, la recensione: (ri)nascere per avere una seconda chance

C'è un tema che non perde mai di attualità, forse perché parla proprio di rinascita: stiamo parlando della reincarnazione, che è al centro del nuovo film del Maestro Ryūichi Hiroki, in concorso al Far East Film Festival 2023, dove è tornato per la settima volta. Ci sarà quindi questo senso di rinascita nella recensione di Phases of the Moon, tratto da un romanzo e adattato in modo originale spezzettandolo in tante storyline che via via formeranno una macro storia pronta a farvi emozionare e a far scendere almeno una lacrimuccia.

(Ri)nascita

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Phases of the Moon: una scena del film

La trama di Phases of the Moon appare inizialmente più ingarbugliata di quello che in realtà è, mandando delle forti vibrazioni da Dark e da costruzioni narrative simili. Un padre sta vivendo un lutto familiare importante e si incontra in una sala da tè con una donna e la sua bambina. Da lì iniziano una serie di flashback che racconteranno allo spettatore più storie, che a sorpresa andranno a incastrarsi e incastonarsi una sull'altra, come se formassero il puzzle misterioso della vita (e della morte) alla fine del film. Questo perché il tema centrale della pellicola è quello della reincarnazione, in cui il Maestro crede, decidendo di trasporre questa sua fede nella pellicola, che ha moltissimo sentimento. Quello messo in scena è una sorta di melò familiare che attraversa più generazioni. Si affrontano tematiche come l'elaborazione del lutto e le Fasi della Luna del titolo potrebbero sembrare proprio il corrispettivo delle fasi dell'elaborazione di una perdita, ma in realtà man mano che la storia procede capiamo che le "Phases of the Moon" sono quelle della vita e della morte. Perché la Luna, proprio come l'umanità nell'ottica del film, non scompare mai definitivamente ma continua a rinascere sotto una forma nuova.

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(Re)incarnazione

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Phases of the Moon: una scena del film

Può essere di conforto poter credere che coloro che ci lasciano rimangano in un certo qual modo e in una certa forma con noi sulla Terra: questo sembra voler dire Ryuichi Hiroki ai suoi spettatori e soprattutto ai personaggi della pellicola, in primis l'uomo in lutto protagonista che deve superare la perdita più difficile di tutte. È come se, in queste nuove vite, la persona in questione avesse una seconda chance per poter fare le cose per bene, il che porta a un dualismo interessante. Può essere tanto consolante quanto preoccupante come pensiero, poiché può far pensare che ogni vita possa essere mal sfruttata poiché ce ne sarà sempre una successiva, e quindi non bisogna vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo. Man mano che comprendiamo, da spettatori, gli incastri della narrazione citati poc'anzi, non possiamo non emozionarci, nonostante nella parte finale, proprio com'è tipico dei giapponesi tanto nei live action quanto negli anime, questo aspetto venga enfatizzato ed esasperato portando a vari epiloghi uno dietro l'altro. Epiloghi che divengono anche degli "spiegoni" pericolosi che tendono a mostrare troppo allo spettatore piuttosto che lasciargli intendere alcuni colpi di scena e alcuni pezzi del famoso puzzle generale che è la vita. Non si perde, però, nonostante tutto, la poesia che vuole racchiudere il messaggio di fondo e le rivelazioni che colpiscono i personaggi, in cui gli interpreti mettono tutti se stessi, soprattutto il protagonista maschile, sui cui primi piani insiste la macchina da presa per mostrate tutti i colori del dolore che si porta dentro da troppo tempo.

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(Ri)cominciare

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Phases of the Moon: una foto del film

La musica torna prepotente nel cinema del Maestro, e ancora una volta dopo You've Got a Friend non come semplice sottofondo e sfondo ma come parte del tessuto narrativo, come motore dell'azione raccontata. Infatti Phases of the Moon inizia dall'anno della morte di John Lennon, con Woman che funge da fil rouge per tutto il film e non a caso visto che i personaggi femminili della vita dell'uomo - apparentemente - protagonista saranno importanti e decisivi per lui, e la condizioneranno in modi che mai avrebbe potuto pensare. Infatti la storia inizia, come dicevamo, quando lui incontra una giovane donna e sua figlia. La musica è parte della vita dei protagonisti, così come i disegni che questi dipingono, e sono tutti indizi sciorinati lungo il percorso che porteranno alla spiegazione finale. Il film strizza l'occhio tanto alla reincarnazione quanto al karma, ricordandoci come a volte ciò che pensiamo sia accaduto per caso è in realtà frutto delle mosse di qualcun altro. Non manca davvero nulla di esistenziale in questa pellicola che scalda il cuore, soprattutto se credete ai grigi e ai confini della vita piuttosto che ai bianchi e neri (troppo) facilmente distinguibili e spiegabili dalla scienza.

Conclusioni

Fato, destino, libero arbitrio, amore, elaborazione del lutto: abbiamo parlato di tanti sentimenti e aspetti religiosi e filosofici nella recensione di Phases of the Moon, che Ryūichi Hiroki riesce ad adattare da libro a film su tre storie di un dramma familiare incastonandole insieme a poco a poco, per finire in qualche spiegone di troppo, ma senza perdere la poesia del messaggio finale.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il parallelismo tra le Fasi della Luna e quelle della vita.
  • La musica come parte della storia e non semplice sfondo.
  • Ryūichi Hiroki è un maestro nell’incastrare le tante storie che mette in scena.

Cosa non va

  • Qualche "spiegone" di troppo nella parte finale, che poteva essere lasciata all’intuizione.
  • La parte melò potrebbe non piacere a tutti.