Perry Mason, la recensione: tra processi e delitti nella serie HBO

La nostra recensione della prima stagione di Perry Mason, la nuova serie HBO prodotta da Robert Downey Jr e con Matthew Rhys nei panni dell'iconico avvocato.

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Perry Mason: una scena del primo episodio

Nell'iniziare a scrivere la nostra recensione di Perry Mason la voglia che ci assale è quella di dirvi fin da subito perché la nuova serie HBO che si propone di riportare nel piccolo schermo il famoso avvocato nato dalla penna di Erle Stanley Gardner e reso celebre dal serial televisivo tra gli anni Sessanta e Settanta sia un prodotto pressoché imperdibile. Abbiamo visto la prima stagione composta da otto episodi in anteprima e la sensazione è quella di avere sotto gli occhi un piccolo gioiello che, sebbene non rivoluzionerà la storia della televisione, assicura una gran dose di intrattenimento. Dosata nel ritmo, composta da personaggi che faranno sicuramente breccia nei cuori degli spettatori, Perry Mason rischia di diventare uno degli appuntamenti più attesi specialmente per tutti gli appassionati di gialli, misteri e storie ambientate nelle aule del tribunale tra accuse, difese, processi, prove, indizi da recuperare e membri della giuria da convincere.

Tutto inizia da un delitto

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Perry Mason: una scena del quarto episodio

La trama di questa prima stagione prende il via con una nota violenta e terrificante: un neonato viene brutalmente assassinato. I genitori, nonostante fossero alle prese con il riscatto, vengono subito additati come gli assassini della piccola vittima e si rivolgono all'avvocato E.B. Jonathan per venire difesi in tribunale. L'avvocato chiederà aiuto al burbero investigatore privato Perry Mason (Matthew Rhys), divorziato e con un passato traumatico, per indagare alla ricerca della verità. Le varie storie si intersecheranno con le vicende di una predicatrice di una comunità religiosa che sembra preannunciare una nuova Rivelazione e l'indagine interna di un poliziotto di colore di nome Drake che forse porterà alla luce nuovi segreti. Il tutto ambientato in una Los Angeles del 1932, plumbea e decadente, come nella migliore tradizione del cinema noir. Il primo episodio è un buon biglietto da visita per la serie che, tra contenuti forti e decisamente per adulti, dichiara fin da subito a quale pubblico si vuole rivolgere e introduce, con le dovute tempistiche, i personaggi principali. Tuttavia, vuoi proprio per il suo carattere introduttivo, vuoi per i personaggi a prima vista un po' stereotipati (lo stesso Perry Mason sembra il classico protagonista dal carattere problematico, poco originale nella sua rappresentazione) la sensazione che lascia è quella di un'ennesima vicenda in costume, tradizionale e con poco altro da offrire. Ma è con gli episodi successivi che la serie acquisisce il valore che merita davvero: rinuncia alla violenza esplicita, si concentra sul caso da risolvere e sulla dimensione umana dei personaggi, ne approfondisce la psicologia e, in generale, sembra porgere una mano al pubblico anziché provare a respingerlo. E i risultati sono talmente piacevoli da trasformare l'intero prodotto ed elevarlo.

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Un gioco di colpe

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Perry Mason: una scena del secondo episodio

Non è solo la storia di un omicidio, ma un'indagine sulla natura umana e sulle colpe, presenti o passate, dei personaggi: dal passato burrascoso di Mason ai sensi di colpa del vecchio avvocato E.B. fino all'immancabile legame con la nostra contemporaneità. Uno dei pregi maggiori di questa serie è quella di usare il noir e tutti i suoi stilemi e parlare allo spettatore del presente nonostante la trama sia ambientata quasi novant'anni prima. Si avrà modo di affrontare tematiche che non sembrano fuori luogo nel 1932 e che sono più presenti che mai nel nostro mondo odierno: tematiche come il razzismo (la storyline dell'agente Drake sottolinea come, soprattutto in America, il problema razziale non sia e non debba essere considerato come una voce del "politicamente corretto" da spuntare a livello produttivo, ma un vero e proprio sentimento comune che le opere audiovisive hanno il dovere di affrontare), il ruolo della donna all'interno della società (e che bello vedere un personaggio come Della Street, interpretata da Juliet Rylance, così forte, femminile e lontano dagli stereotipi della "quota rosa" all'interno delle narrazioni) e il cambiamento del mondo, sociale, morale ed etico che fa sentire la vecchia guardia coi suoi vecchi valori obsoleta (centrale in questa tematica il personaggio di E.B.) convergono in quello che è l'universo in cui Perry Mason si ritrova centrale, un protagonista che dovrà scegliere se catturare il cambiamento ed espiare le sue colpe o rimanere sempre uguale e convivere coi suoi pesanti fantasmi.

Luci e ombre su note malinconiche

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Perry Mason: una scena del terzo episodio

Lunghe e malinconiche note di un sassofono. Accordi tristi di un pianoforte. Tagli di luce che nascondono i volti e compongono silhouette di uomini col cappello nel loro cappotto nero. Ci sono tutti gli elementi del grande racconto noir ammodernati grazie alle tecnologie digitali e alla fotografia plumbea ed espressiva che rendono la serie atemporale. Perry Mason ha un look molto moderno, ma allo stesso tempo l'ambientazione del racconto, la Los Angeles nel pieno del proibizionismo e della Grande Depressione, è coerente e convincente. Un gioco tra analogico e digitale che, unito all'uso della luce, sembra essere una scelta ben precisa: l'indagine (sia quella esterna, il caso dell'omicidio, sia quella interna, la ricerca di una propria identità) deve separare la verità dalla finzione, deve portare luce nell'oscurità e lo fa creando un conflitto tra ciò che è naturale (l'analogico) e ciò che invece è finto (il digitale). E ancora, l'uso della luce si lega al tema principale della serie, quello della giustizia e della verità. Spesso la luce, simbolo della verità, è talmente presente da essere accecante ed è in quei momenti che capiamo come troppa luce equivale a perdersi nella più completa oscurità. Ecco che, nel corso degli episodi, le scelte fotografiche corrispondono sempre ad un avvicinarsi o un allontanarsi da quello che è il bandolo della matassa, in un gioco intelligente che ricorda la raffigurazione della Giustizia: una donna bendata che tiene in mano una bilancia. L'equilibrio è tutto.

Rendere attivo lo spettatore

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Perry Mason: un'immagine del quinto episodio

Con il proseguimento della storia, soprattutto nella seconda metà quando un colpo di scena darà finalmente avvio al processo vero e proprio, lo spettatore è costretto a partecipare attivamente per comprendere al meglio tutti i legami e gli indizi del caso che Perry Mason e la sua banda stanno affrontando. Non tutto viene spiegato per filo e per segno, ma questo non è da considerarsi un difetto: caratteristica immancabile del giallo, soprattutto se - come in questo caso - conosciamo già il vero colpevole ma non abbiamo le prove per incastrarlo, è quella di gareggiare con i protagonisti per cercare di trovare la soddisfazione di "esserci arrivati prima di loro". La prima metà, più investigativa, è tutta una lunga preparazione, quindi, al divertimento vero e proprio che terrà incollati gli spettatori, grazie a rivelazioni poste ai momenti giusti e una tensione palpabile, lungo tutta la seconda metà della serie dove il processo e l'aula del tribunale la farà da padrone.

Conclusioni

In conclusione della nostra recensione di Perry Mason possiamo tranquillamente affermare come la serie HBO prodotta da Robert Downey Jr, e già rinnovata per una seconda stagione, sia un prodotto imperdibile per tutti gli appassionati di gialli e non solo. All’inizio si prende i suoi tempi, ma già dal secondo episodio la serie decolla lasciandoci, ai titoli di coda di ogni puntata, con il desiderio di proseguire. I personaggi si evolvono e la risoluzione del caso appassiona per tutto il corso delle otto puntate. Arrivati alla conclusione siamo sicuri che Perry Mason vi lascerà soddisfatti e appagati con la voglia di avere il prima possibile nuove puntate e nuovi casi.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Ogni puntata porta avanti il caso e la storia senza tempi morti.
  • I personaggi sono tutti ben scritti e ottimamente interpretati: impossibile non affezionarsi.
  • La confezione pregiatissima si sposa al meglio con le tematiche ben approfondite della serie.
  • Alla prima metà investigativa e più riflessiva segue una seconda metà procedurale che tiene incollati.

Cosa non va

  • Il primo episodio è fin troppo introduttivo e potrebbe risultare uno scoglio per lo spettatore più disinteressato.