C'è una bella differenza tra una storia con i supereroi e una storia sui supereroi. Lo sanno bene due abili narratori come Garth Ennis e Robert Kirkman, che con The Boys e Invincible hanno fatto entrambe le cose in modo rivoluzionario. Due fumettisti che a metà degli anni Duemila decidono che è giunta l'ora di mettere fine a un brutto vizio: ovvero considerare eroe qualsiasi essere vivente dotato del prefisso super. Di fatto The Boys e Invincibile destrutturano il supereroe a partire dalla parola stessa, che nei loro fumetti viene vista da una prospettiva nuova: decisamente oscura e inquietante in The Boys; controversa e conflittuale in Invincible. Certo le serie hanno approcci diversi, visto che The Boys è dissacrante e distruttivo, mentre Invincible crede nell'eroismo nonostante gli intoppi lungo il percorso di formazione di Mark.
Eppure i due show spesso calpestano lo stesso terreno. Un terreno impregnato di disillusione e inquietudine nei confronti di chi dovrebbe sempre essere migliore di noi. E invece così non è. E allora, tra copiosi schizzi di sangue e cazzotti ben assestati, scopriamo cosa rende simili i due fiori all'occhiello del catalogo Prime Video.
1. La nausea dei supereroi
A volte è soprattutto questione di tempismo. A volte per un prodotto audiovisivo è importante arrivare al momento giusto, nel posto giusto. È quello che hanno fatto The Boys e Invincible, approdati sul sempre più amato piccolo schermo in un periodo in cui i cinecomic iniziano a stancare, a risultare ripetitivi, a sfiancare persino gli appassionati. La sovrabbondanza di supereroi al cinema ha creato assuefazione in un pubblico sempre meno meravigliato e stupefatto dalle gesta dei paladini in calzamaglia. Così nasce l'impellente bisogno di qualcosa di nuovo, di uno scossone, di storie capaci di intercettare questa stanchezza collettiva. Ed ecco che The Boys e Invincibile si inseriscono alla perfezione in questa ferita aperta. E lo fanno unendosi allo stesso coro degli spettatori, urlando a gran voce una rivolta supereroistica. C'è bisogno di una ventata di aria fresca, che ci parli di eroismo in modo meno convenzionale, più schietto e magari più connesso al reale.
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2. Il lato oscuro del potere
È innegabile che il fascino perverso di The Boys e Invincible sia soprattutto nel loro desiderio di esplorare il lato oscuro del potere. Chi lo ha detto che essere dotati di potenzialità sovraumane spinga qualcuno a fare del bene, a lottare per la giustizia? Diciamo la verità: c'è un piacere sadico dentro noi spettatori nel vedere finalmente i tanto invidiati supereroi sporcarsi le mani di sangue e ingiustizie. Perché così diventano fallibili, imperfetti, più simili a noi (al netto delle ovvie esasperazioni). Lontane anni luce dalla versione patinata e spesso incorruttibile vista al cinema negli ultimi vent'anni, queste due serie tv ci restituiscono degli eroi diversi. In The Boys il revisionismo supereroistico è spietato, e soprattutto molto connesso all'attualità. I Sette non sono altro che il frutto malato del capitalismo occidentale, una bizzarra via di mezzo tra star del cinema e influencer del Web. La loro superficie di perfezione si rivela essere una maschera ipocrita degli Stati Uniti d'America che si autoeleggono portatori sani di democrazia, sani valori e libertà.
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Per questo la missione dei Boys diventa una vera e propria lotta di classe, dal retrogusto decisamente politico e sociale. Un movimento di rivolta mosso contro l'emblema della boriosa ipocrisia a stelle e strisce incarnata alla perfezione dal folle e spietato Patriota. Dalle parti di Invincible invece la questione è decisamente più intima, personale e familiare. Lo sguardo stracolmo di delusione è tutta negli occhi di Mark quando guarda nel cuore marcio di suo padre. Se l'arco narrativo dell'eroe all'inizio ci appare classico e canonico, come se Invincible fosse una specie di Spider-Man 2.0, col tempo la serie cambia pelle e ci mostra il doppio lato oscuro del potere. Da una parte è lo stesso Mark a sembrarci privo di motivazioni, annoiato dalle sue stesse potenzialità, ancora acerbo nel capire cosa debba fare di davvero straordinario per diventare un vero eroe. Dall'altra, ovviamente, c'è l'inquietante Omni-Man, un padre spietato, un marito senza scrupoli, un super che guarda tutto e tutti dall'alto in basso con sprezzante superiorità. Tutte cose che Alan Moore e Frank Miller avevano già detto negli anni Ottanta, è vero, ma che The Boys e Invincible hanno saputo aggiornare a meraviglia ai nostri tempi.
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3. Giocare con i fumetti
The Boys e Invincible hanno avuto un altro grande merito: sdoganare la piattaforma di Amazon Prime Video agli occhi del grande pubblico. Il catalogo fino alla loro uscita era pieno di prodotti originali di altissimo livello (pensiamo a The Terror, The Man in The High Castle, Fleabag o Mrs. Maisel), ma nessuno era riuscito a coinvolgere un pubblico così vasto come ha fatto prima The Boys e poi Invincible. Questo perché entrambe le serie parlano la stessa lingua del pubblico nerd, riuscendo a catturare il loro interesse giocando con tantissimi elementi della cultura pop. È evidente che Kirman e Ennis abbiano creato due universi estremamente metatestuali, stracolmi di citazioni lampanti all'universo fumettistico della Marvel e della DC. Tantissimi personaggi di The Boys e Invincible sono una via di mezzo tra la parodia e il revisionismo di grandi icone supereroistiche, sia dal punto di vista estetico sia grazie ai loro superpoteri già visti altrove. In The Boys Patriota è una perfetta via di mezzo tra Superman e Capitan America, Queen Maeve richiama Wonder Woman e A-Train strizza l'occhio a Flash. Invincible, invece, scomoda ancora una volta Superman attraverso Omni-Man, rievoca Peter Parker/Spider-Man con la doppia vita di Mark Grayson/Invincible e si diverte a strizzare l'occhio a Batman con Darkwing o a creare una chimera come Darkblood, perfetta sintesi di Hellboy e Rorschach. Insomma, in entrambi casi nel pubblico nasce un divertimento ludico nel riconoscere qualcosa di familiare e vederlo stravolto. Perché sia The Boys che Invincible ci danno la piacevole sensazione di essere parte dello stesso universo pop che conosciamo bene, e che loro decidono volutamente di sfruttare per raccontare le loro storie.
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4. Violenza senza freni
E adesso arriviamo al linguaggio delle due serie, al registro espressivo che The Boys e Invincibile decidono di adottare per raccontare le gesta dei loro personaggi. Un approccio in entrambi i caso disinibito, senza freni e stracolmo di violenza sia fisica che verbale. In entrambi i prodotti avvertiamo una libertà disinibita, svincolata dagli argini televisivi. Al netto di qualche passaggio edulcorato nella trasposizione dalle tavole al piccolo schermo, lo streaming ha reso The Boys e Invincibile liberi di esprimere tutta la brutalità e la durezza di due immaginari non adatti ai deboli di stomaco. Questo perché l'immagine stessa dei supereroi deve sporcarsi attraverso immagini che colpiscano lo spettatore (sino quasi a scioccarlo) in modo indelebile. Le due serie sono letteralmente impregnate di sangue, mutilazioni e una marea di scene splatter che inondano lo schermo con prepotenza. La stessa prepotenza di due serie tv capaci di proporci qualcosa di nuovo attraverso la messa in discussione di tutto quello che abbiamo sempre saputo sui supereroi. Esseri straordinari che grazie a Butcher, Mark e compagnia d'ora in poi guarderemo sempre con estremo sospetto.