"Gli inizi sono sempre belli... ma non potremo mai più essere belli come quella volta", recita sul finale una delle battute del film mentre sullo schermo scorrono vecchie immagini di spose commosse, sorrisi compiaciuti, lacrime di gioia e lanci di bouquet. La volta in questione è il giorno del fatidico sì e forse fare pace con l'ambizione che tutto resti identico a quel fotogramma è uno dei segreti per non finire come le coppie protagoniste della storia di cui vi parleremo nella recensione di Per tutta la vita in sala dall'11 novembre. Scritta dal consolidato duo composto da Paolo Genovese e Paolo Costella, con la collaborazione per molti versi salvifica di Antonella Lattanzi soprattutto per quanto riguarda alcuni spunti originali sul femminile, la commedia diretta dallo stesso Costella parte da un'ipotesi: "Ci si sposa perché è per tutta la vita. E se dovessimo tornare indietro e rivalutare tutto?". Un what if che rimette in discussione il viaggio sentimentale di quattro coppie, peccato lo faccia riproponendo i soliti cliché del moderno dramedy all'italiana e il consueto cast di volti noti.
Una commedia corale sui sentimenti
Per tutta la vita denuncia sin dal titolo la materia della narrazione: siamo nel terreno fuggevole dei sentimenti, degli affetti, delle dinamiche di coppia, dei non detti e dei cortocircuiti relazionali che il regista Paolo Costella e Paolo Genovese conoscono bene, come ci hanno dimostrato nelle loro frequenti incursioni tra le strettoie dei rapporti umani da Perfetti sconosciuti a Tutta colpa di Freud. Ad anticiparlo ulteriormente è una scena di apertura ispirata al Bunraku, il tradizionale teatro giapponese con burattini e musica, una sorta di prologo che dà il via alla vicenda partendo da un interrogativo: cosa succederebbe se all'improvviso il vostro matrimonio risultasse nullo? Come vi comportereste all'idea di dire di nuovo "sì" dopo anni dalla prima volta? Incredibile a pensarsi, ma è la realtà almeno per le quattro coppie malcapitate che scoprono di essere state sposate da un prete che tale non era. Risultato? Tutto da rifare. Viola (Claudia Gerini) e Mark (Paolo Kessisoglu), e Edo (Luca Bizzarri) e Giada (Carolina Crescentini), sono pronti a rinnovare le promesse e a tornare nello stesso luogo che anni prima li ha visti trascorrere insieme la loro 'prima' luna di miele; un idillio, ma solo all'apparenza, perché Mark e Giada non sanno che i rispettivi partner sono amanti. Sara e Vito si sono appena detti addio firmando le carte del divorzio, peccato che l'annullamento del loro matrimonio renda quei documenti carta straccia e sollevi Vito dall'assegno per il mantenimento; a tenerli uniti al di là del rancore che ormai ha preso il sopravvento su tutto, anche sui bei ricordi, è l'amore per il figlio Giulio, un bambino sveglio a cui non piacciono i cartoni animati e che in alcuni casi sa essere più adulto dei suoi genitori, anche se ha paura del buio. E poi ci sono Andrea e Paola, lui speaker radiofonico, lei architetta in carriera; non vedono l'ora di ridirsi quel sì, ma se per lui i tempi sono maturi anche per pensare a un figlio, per lei quel momento non è ancora arrivato, e forse mai arriverà. Il film segue l'evolversi delle vicende con una tensione crescente mano a mano che ci si avvicina al giorno del secondo fatidico "sì". Ma siamo sicuri che per tutti sarà l'occasione per "aggiornare il software" e che per qualcuno non sia invece un castigo? Una cosa è certa: a prescindere dal 'sì' rappresenterà l'inizio di una nuova vita più libera e consapevole.
La struttura è quella di una commedia corale con storie che si sfiorano, una volta sola e per caso, senza mai incontrarsi. L'esplorazione delle relazioni umane si affida ad una scrittura non sempre vitale, mentre la costruzione delle dinamiche relazionali va avanti spesso per modelli precostituiti. Manca il ritmo, la potenza della parola e l'arguzia che invece erano il punto di forza di Perfetti sconosciuti. Succedeva tutto in una stanza, lì i rapporti implodevano e le storie si raccontavano in uno scambio serrato di battute e segreti taciuti, qui i dialoghi non hanno la stessa originalità e le storie narrate rimangono isolate l'una dall'altra, rischiando di avvicendarsi come piccoli quadri, episodi scollati tra loro se non per la tematica. Il cast si dimostra sempre all'altezza e fa del suo meglio per essere credibile: in particolare Ambra e Fabio Volo funzionano alla perfezione, impossibile non empatizzare con i loro Vito e Sara, due che hanno dimenticato forse troppo in fretta "come sia possibile stare bene anche solo per qualche ora".
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Claudia Pandolfi e la sua Paola: uno sguardo nuovo sul femminile
Degno di nota il contributo di Antonella Lattanzi, è suo il merito di aver proposto uno sguardo nuovo sul femminile attraverso il tabù del childfree: Claudia Pandolfi se ne fa portavoce interpretando una donna che a costo di sentirsi sbagliata impara a difendere il suo 'non desiderio' di maternità. È forse uno dei momenti più veri del film, grazie anche alla sua interprete, alla quale si finisce per credere sempre. A suggellare quel passaggio intimo e scritto in punta di penna è il monologo di Ivana Monti, che è Ippolita, la madre di Andrea: "Non si nasce per essere madri, si nasce donne o uomini. Quando è nato Andrea sono stata male, ma non potevo dirlo a nessuno. La naturalezza della maternità di cui tutti parlano, io non ce l'avevo. Ho imparato a diventare madre, giorno dopo giorno, ma non l'ho scelto. Tu puoi scegliere. La libertà di scegliere è la cosa più importante al mondo", dirà. Maternità consapevole, 'per sempre' che diventano gabbie, imperativi sociali che gravano spesso sulla vita di coppia: in Per tutta la vita c'è tutto questo, ma a volte sembra di guardare un film fuori tempo massimo.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Per tutta la vita ribadendo quanto detto fino a ora. Costella e Genovese esplorano un territorio che ben conoscono, quello dei sentimenti e dei rapporti di coppia, senza aggiungervi però nulla di nuovo. Manca il ritmo e la parola perde il potere che aveva in Perfetti sconosciuti. Preziosa la collaborazione della scrittrice Antonella Lattanzi che porta un nuovo sguardo sul femminile attraverso il tema della scelta di non avere figli.
Perché ci piace
- Il contributo della scrittrice Antonella Lattanzi alla sceneggiatura, che porta uno sguardo nuovo sul femminile attraverso il tema della maternità consapevole e del childfree.
- A Claudia Pandolfi si crede sempre, è suo uno dei personaggi più veri del film.
- Non sarà difficile empatizzare con Sara e Vito, interpretati da Ambra Angiolini e Fabio Volo con estrema naturalezza.
Cosa non va
- Il film si adagia sul solito cast di volti noti e cliché.
- La commedia segue la classica struttura di storie intrecciate, che però non si incontrano mai. Il rischio è che la narrazione si riduca a un avvicendarsi di episodi scollati tra loro.
- La sensazione è di assistere a un film fuori tempo massimo.