Viviamo in quella che si può tranquillamente considerare l'età d'oro dei film di supereroi, con il grande successo dei lungometraggi basati sui fumetti Marvel e DC. Ma in mezzo a tanti prodotti gradevoli, spesso sorretti da grandi interpretazioni (con attori come Hugh Jackman, Robert Downey Jr. e Christian Bale che sono immediatamente associati a questo o quell'eroe), capitano anche degli strafalcioni, e raramente sono più notevoli che quando si tratta di un'infelice scelta di casting. Qui abbiamo deciso di ripercorrerne alcune particolarmente memorabili (per i motivi sbagliati), spaziando dalle note stonate in film comunque meritevoli alle performance che sono indicative di un disastro più generale, con un campionario di titoli che va dal 1995 al 2016: ecco i 10 peggiori casting nei film di supereroi.
10. Katie Holmes (Batman Begins)
Quando si parla dell'uso errato di personaggi femminili nella trilogia di Christopher Nolan si tende a pensare all'uscita di scena di Talia al Ghul ne Il cavaliere oscuro - Il ritorno, ma ancora più vistoso è il ruolo di Katie Holmes nel capostipite Batman Begins. Non che Rachel Dawes sia un brutto personaggio, anzi, è un'aggiunta interessante alla mitologia di Batman - creata appositamente per il cinema - che serve a dare a Bruce Wayne un motivo per potenzialmente lasciarsi alle spalle il suo alter ego mascherato. Solo che alla sua prima apparizione è penalizzata da un'interpretazione abbastanza svogliata, al punto da fruttare all'attrice una nomination ai Razzie Awards come peggior non protagonista. Non troppi fan erano dispiaciuti quando, ufficialmente a causa di altri impegni, lei ha dato forfait per il sequel ed è stata sostituita da Maggie Gyllenhaal.
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9. Christopher Eccleston (Thor: The Dark World)
Christopher Eccleston, interprete del perfido Malekith in Thor: The Dark World, rientra nel gruppo di attori i quali sostengono che gran parte del loro materiale sia stato omesso dal montaggio finale del film in cui appaiono, ragion per cui non sarebbe giusto criticarli per una performance parziale. Solo che a differenza di Mickey Rourke (Iron Man 2) e Jared Leto (Suicide Squad), l'attore inglese, che ha candidamente ammesso di aver accettato la parte per motivi finanziari e di essersi sentito morto dentro sul set ogni giorno, è completamente inespressivo e privo di emozioni nei panni dell'antagonista. Un fatto che emerge ancora più chiaramente quando, nello stesso film, Malekith ha l'ingrato compito di dividere in parte la scena con Loki, uno dei personaggi più carismatici e riusciti del Marvel Cinematic Universe.
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8. Vinnie Jones (X-Men: Conflitto finale)
È risaputo che X-Men: Conflitto finale ebbe una lavorazione travagliata, al punto che il regista del film uscito nelle sale, Brett Ratner, ottenne l'incarico durante le fasi finali della pre-produzione e fece ben poco per imprimere un'identità stilistica propria. Per rendere l'idea di quanto fosse tardivo il suo ingaggio, basti sapere che Ratner non scelse nessuno dei nuovi attori presenti nel film, tutti ingaggiati dal suo predecessore Matthew Vaughn (il quale abbandonò il progetto a causa dei tempi stretti imposti dalla 20th Century Fox). Tra questi c'è Vinnie Jones, scritturato per la parte del Fenomeno, ed è facile immaginare che Vaughn, suo amico e collaboratore, ne avrebbe fatto qualcosa di memorabile. In mano a Ratner, invece, l'attore inglese è solo una montagna ambulante di muscoli, costretto all'umiliazione definitiva quando deve recitare una battuta che è un inside joke alquanto penoso durante lo scontro con Kitty Pryde.
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7. Jessica Alba (I Fantastici Quattro)
I due film dedicati al quartetto Marvel usciti nel 2005 e nel 2007 hanno diversi problemi, ma generalmente gli attori sono molto adatti ai loro ruoli, in particolare Chris Evans nei panni della Torcia Umana e Michael Chiklis in quelli della Cosa. Eppure, soprattutto ne I Fantastici Quattro, si nota l'evidente disagio di Jessica Alba nel ruolo della Donna Invisibile, in parte perché il personaggio è ridotto a uno stereotipo e in parte perché i suoi poteri, rispetto ai tre colleghi, non presentano grandi opportunità visive (il massimo della creatività è la gag di lei che rimane senza vestiti e poi torna visibile in pubblico). Senza materiale particolarmente interessante o divertente, lei è la presenza più anonima all'interno di un cast che, al netto dei difetti generali dell'adattamento, giustifica almeno una visione.
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6. Jennifer Garner (Daredevil)
Nel corso degli anni c'è stata una rivalutazione del Daredevil di Mark Steven Johnson, soprattutto grazie al Director's Cut che restituisce al film la dimensione dark che il montaggio cinematografico aveva parzialmente annacquato. In entrambe le versioni rimane però il problema di Elektra, interpretata da Jennifer Garner. Sorvolando sulla scarsa somiglianza con la controparte fumettistica, l'attrice non riesce a dare al personaggio il giusto spirito tragico da abbinare a quello del Matt Murdock di Ben Affleck, rendendo quasi estenuante l'intero percorso della giovane assassina, successivamente riesumata per uno spin-off interamente dedicato a lei e ancora più irrisolto del capostipite.
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5. Oscar Isaac (X-Men: Apocalisse)
Già con le prime foto dal set non era molto incoraggiante il villain di X-Men: Apocalisse, un mutante immortale pressoché onnipotente. E nel film vero e proprio il risultato non è molto diverso, dato che il regista Bryan Singer non è a suo agio con elementi larger than life (vedi le sequenze di distruzione di massa, una pallida copia di ciò che farebbe uno come Roland Emmerich, per esempio), e questo si applica anche alla performance di Oscar Isaac, la cui intensità sottile è incompatibile con le affermazioni megalomani del personaggio. Un elemento che emerge in maniera ancora più prepotente quando Isaac, che cerca comunque di mettercela tutta, deve dividere la scena con il Magneto di Michael Fassbender e risulta molto meno minaccioso.
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4. Keanu Reeves (Constantine)
I fan del personaggio hanno tutte le ragioni del mondo per contestare la presenza di Keanu Reeves in Constantine, principalmente perché non è né biondo né inglese (per una versione più fedele a livello iconografico, c'è Matt Ryan sul piccolo schermo). Ma c'è un altro problema, ben più grave, ed è legato all'apparente svogliatezza con cui l'attore canadese condisce ogni scena in cui appare, mostrando sprazzi di vita solo in pochissime occasioni e lasciandosi rubare il film da Tilda Swinton (l'Arcangelo Gabriele) e Peter Stormare (Lucifero, che tra l'altro appare in una sola sequenza). Lo stesso Reeves ha più volte affermato di essere disposto a tornare, cosa effettivamente possibile adesso che la DC sta puntando sul Multiverso, ma in quel caso sarebbe auspicabile che lui abbia imparato dagli errori della sua prima esperienza con quel ruolo.
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3. Halle Berry (Catwoman)
Catwoman ha avuto una gestazione lunga e tormentata, soprattutto per la scelta della protagonista, che inizialmente doveva essere Michelle Pfeiffer, poi Ashley Judd e infine Nicole Kidman. La scelta finale è stata Halle Berry, la cui performance è solo uno dei tanti sintomi della scarsa qualità di un film completamente sbagliato, con un'unica circostanza attenuante: è stato realizzato in fretta e furia, per riempire il buco nel calendario delle uscite della Warner Bros. creato dalla cancellazione del Batman vs. Superman di Wolfgang Petersen. Ma anche tenendo conto di questo è palese quanto l'attrice fosse poco adatta al ruolo, soprattutto nella parte pre-trasformazione che non convince per nulla, e lei stessa lo ammette candidamente. Memorabile, infatti, il suo discorso quando ritirò di persona il Razzie Award come peggior attrice protagonista: "Vorrei ringraziare la Warner Bros. per avermi scritturata in questo film di merda!"
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2. Tommy Lee Jones (Batman Forever)
È risaputo che durante le riprese di Batman Forever non ci fu intesa tra Tommy Lee Jones e Jim Carrey, tant'è che il primo disse al secondo "Non posso tollerare la tua buffonaggine". Una frase che risulta alquanto ironica dopo aver visto il film, dato che è proprio Jones il più istrionico dei due antagonisti, impegnato a gigioneggiare senza motivo in qualsiasi scena, laddove il collega cerca di dare un senso alla propria performance. E così la tragedia di Harvey Dent crolla sotto il peso della risata caricatissima di Jones, il quale fu scelto nonostante Billy Dee Williams (interprete di Dent nei due film di Tim Burton) fosse già sotto contratto per il semplice motivo che la Warner voleva un nome più riconoscibile. Fu necessario aspettare tredici anni prima che il personaggio tornasse al cinema con la dignità intatta, all'interno della trilogia di Christopher Nolan.
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1. Shaquille O'Neal (Steel)
Finora abbiamo parlato solo di attori professionisti, quasi tutti al centro di progetti che avevano problemi in partenza. Qui invece abbiamo a che fare con Shaquille O'Neal, campione di basket che negli anni Novanta decise di darsi anche alla recitazione. Il risultato più tristemente noto è forse Steel, basato sull'omonimo personaggio della DC Comics, e la scarsa capacità recitativa del protagonista accentua gli altri problemi del progetto, girato con pochi mezzi rispetto alla media dei lungometraggi di supereroi di allora (costò appena 16 milioni di dollari, meno della metà di Spawn e un decimo di Batman & Robin, entrambi usciti nello stesso anno). Non aiutò il fatto che il film avesse deciso di distanziarsi dall'originale cartaceo, essendo Steel un comprimario dell'universo di Superman nei fumetti. Ma quello forse fu a vantaggio della reputazione del personaggio, che così poté allontanarsi dall'immagine inespressiva di O'Neal.