La tre giorni fiorentina di Park Chan-Wook si è rivelata una marcia trionfale culminata nella presentazione di The Handmaiden di fronte a una sala sold out e nella consegna delle chiavi della città al regista da parte del sindaco Dario Nardella. Il Florence Korea Film Fest si coccola il maestro sudcoreano che ha avuto il merito, con il suo Old Boy, di far conoscere questa cinematografia al grande pubblico, e i fan hanno risposto con calore arrivando in massa da tutta Italia per assistere a una masterclass fiume in cui Park ha svelato i segreti del suo cinema e la passione per Hitchcock. Proprio la visione uno dei capolavori del maestro della suspence si deve la decisione di Park di diventare regista.
"Sono rimasto folgorato guardando La donna che visse due volte. Non ricordo bene i film, ma le scene di Hitchcock continuavano a tornarmi in mente e per un sacco di tempo non l'ho voluto vedere per conservarne il ricordo. Durante il film ho capito che anche io avrei voluto fare quel mestiere, ma se devo pensare a un modello per The Handmaiden non citerei Hitchcock. Sicuramente è una delle mie principali influenze, ma in questo caso mi sono ispirato più alla letteratura, musica e arte. Ho pensato molto a Luchino Visconti, un altro dei registi che amo di più".
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Guardare nell'abisso ci rende eroi
Bonario e riflessivo, Park Chan-wook sembra l'opposto dei film che dirige. Anzi, si scusa per aver mostrato gli abissi dell'umano nei suoi film, infarciti spesso e volentieri di violenza grafica e scene pulp: "Nei miei film mostro gli aspetti negativi del mondo e me ne scuso. Tutti noi vogliamo vivere in un mondo pieno di amore e di pace, ma alla fine non sempre ci è permesso. Se noi guardiamo nel lato oscuro, possiamo trovare il modo di controllarlo. Le persone combattono il male che è nel mondo, e soprattutto in loro stessi. Questa lotta è fondamentale, per me sono dei veri eroi".
Nonostante l'affezione dimostrata dal pubblico nei confronti di Park Chan-Wook, la cinematografia coreana in Italia e in Europa è un prodotto di nicchia. Non accade lo stesso negli Stati Uniti dove registi come Quentin Tarantino apprezzano questo cinema tanto da inglobarlo tra le loro influenze. Così Park Chan-wook e Kim Ji-woon sono stati chiamati a lavorare a Hollywood nel 2013 con risultati altalenanti e Spike Lee ha addirittura diretto un remake di Old Boy non troppo riuscito. "I giovani registi americani sono affascinati dalla Corea e da autori come Kim Ji-woon e Bong Joon-ho. Quando vedo film americani che contengono elementi coreani sono stranito. Ancor più strano è stato scoprire che Spike Lee avrebbe diretto il remake di un mio film. Quando studiavo cinema per me era un eroe. Vedendo il film ho scoperto soluzioni a cui non avevo pensato. E' stato interessante, ma strano. Hanno girato un remake di Old Boy anche in India, ma lì non mi hanno chiesto il permesso". Riguardo all'esperienza traumatica sul set di Stoker, Park Chan-wook minimizza: "Sul set non ero a mio agio, ma alla fine quello del cinema è un linguaggio universale. Anche le emozioni umane sono le stesse. Riuscire a comunicare ai produttori le mie idee è stato più difficile che creare l'atmosfera nel film. In America il potere è nelle mani degli studios, lamentarsi è come andare in Antartide e dire 'Perché fa così freddo?' Se non ti piace non ci vai".
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Un regista femminista
Dopo la parentesi americana, Park Chan-wook è tornato in patria realizzando un melodramma sontuoso, The Handmaiden, presentato in concorso al festival di Cannes. Il film è un mistery e al tempo stesso una delicata storia d'amore tra due donne ambientata in Corea durante l'occupazione giapponese. "La mia è una storia d'amore tra persone di due nazioni diverse, la nazione colonizzatrice e quella colonizzata. L'uso di due lingue, giapponese e coreano, è stato uno degli aspetti più interessanti della lavorazione del film. La protagonista, Hideko, è giapponese, ma si vede che non ama la sua lingua. E' costretta a usarla, ma la sente come una lingua sporca. Il giapponese diventa la lingua che Hideko usa quando legge libri erotici, è la lingua dello zio e dei suoi ospiti. Ma c'è di più. Nel film il giapponese è la lingua degli uomini e il coreano delle donne. Nel finale lo zio parla in coreano, dopo che la biblioteca viene distrutta ha perso tutto, le sue ambizioni si sono infrante".
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A differenza di tanti registi uomini, Park Chan-Wook ha cominciato a raccontare sempre con maggior frequenza storie di donne. The Handmaiden nasce proprio con questo intento. "Quando ho letto il romanzo da cui il film è tratto ho capito che volevo fare un film femminista, così ho amplificati elementi già presenti nel libro. Un uomo che si dichiara femminista deve stare attento perché può subire degli attacchi, comunque io ci provo". Pur avendo preso le distanze dalla trilogia della vendetta per sperimentare altri generi, in Europa Park Chan-Wook continua a essere ricordato solo per Old Boy. Quando gli chiediamo se questo gli dà fastidio ci confessa: "Un po' mi dispiace essere ricordato solo per quello. Mi piacerebbe che gli spettatori europei vedessero anche gli altri lavori. Adesso faccio film femminili. Tutti abbiamo un lato maschile e uno femminile, solo che gli uomini non vogliono vedere il loro lato femminile. Ma se lo accetti, la vita migliorerà".