Paddington in Perù, recensione: di amore e di marmellata per un film che riempie il cuore

Un terzo capitolo nel segno dell'avventura per l'orsetto britannico divenuto un simbolo sociale e culturale. E, tra sorrisi ed emozioni, la saga si conferma decisamente rilevante. Al cinema dal 20 febbraio.

Un'immagine di Paddington in Perù

Semplicità, azione, sorrisi, sentimenti. E tanta marmellata. Riuscirci ancora una volta. Puntare al cuore, accendendo tutti i colori dello spettro emotivo. È incredibile quanto, arrivati al terzo capitolo, la saga di Paddington si dimostri, di nuovo, tra le migliori operazione cinematografiche contemporanee. Per scrittura, tonalità, leggerezza, tematiche. Il senso del viaggio, il senso del ritorno, il senso di famiglia, il significato di cosa voglia dire "casa". In Paddington in Perù c'è tutto. Dopo il precedente capitolo - vero e proprio capolavoro - l'orsetto creato dall'autore Michael Bond torna sul grande schermo per un terzo film, affrontando l'avventura tout court, come se fosse Indiana Jones (in fondo, tutti e due portano il cappello!).

Paddington In Peru Immagine Del Film
Il piccolo Paddington

Se non c'è più Paul King alla regia, con il timone passato a Douglas Wilson (e cambiano anche gli sceneggiatori: Mark Burton, Jon Foster, James Lamont), l'equazione qualitativa non cambia, restando coesa e costante nella declinazione cinematografica di un orso goloso, educato, irresistibile. Un orsetto tanto limpido quanto profondo: personaggio per bambini, negli anni (e sopratutto oggi) è diventato una figura sociale, culturale e, se vogliamo, perfino politica nel suo essere, a tutti gli effetti, un immigrato, un rifugiato. Come i bambini che cercavano "cura" fuggendo in Gran Bretagna durante la Seconda guerra mondiale. E come tutti i bambini che oggi, continuano a cercare "cura" lontani dalle bombe.

Paddington in Perù: che fine ha fatto zia Lucy?

Paddington In Peru Zia Lucy E Paddington
Paddington e Zia Lucy

La storia di Paddington in Perù? Tra intrighi e colpi di scena, i Brown (Hugh Bonneville, Emily Mortimer, Samuel Joslin, Madeleine Harris) volano in Sud America per accompagnare Paddington (doppiato in italiano da Francesco Mandelli) a trovare zia Lucy, nella casa di riposo per orsi. È l'occasione, per i Brown (di cui l'orsetto fa a tutti gli effetti parte, soprattutto ora che ha avuto il suo passaporto), di stare un po' insieme in un momento di forti cambiamenti.

Paddington In Peru Antonio Banderas
Antonio Banderas in una scena del film

Tuttavia, arrivati in Perù, la Reverenda Madre (Olivia Colman) che gestisce la struttura spiega loro che zia Lucy è... sparita nel nulla nel cuore dell'Amazonia. Pare, sia partita alla ricerca di El Dorado. I Brown, quindi, si imbarcano per una spedizione di ricerca, aiutati - si fa per dire - da Hunter Cabot (Antonio Banderas) e sua figlia Gina (Carla Tous). Ma dietro la scomparsa di zia Lucy potrebbe esserci tutt'altra ragione.

La qualità di una saga che non sbaglia un colpo

Dicevamo, l'azione: Paddington in Perù, nemmeno a dirlo, perfetto per un pubblico 0-99 anni, è colmo d'azione. Per certi versi, e nel contesto dei tre film (più un altro ufficiosamente già ordinato), quello di Wilson potrebbe essere considerato uno splendido intermezzo. Se il paragone con Indy non stona (in quanto la location esotica e il senso di ricerca sono pregnanti), questo potrebbe essere considerato come Il tempio maledetto della saga. Nei suoi 103 minuti, il film di Douglas Wilson, che non snatura ma anzi rafforza il lavoro fatto da King, riesce ad essere tanto divertente quanto commovente, enfatizzando una gamma cromatica che si riflette nel viaggio intrapreso dai Brown. Un viaggio geografico, ma soprattutto un viaggio interiore.

Paddington In Peru Foto
La famiglia Brown al completo

Un viaggio che, per Paddington, e di conseguenza per noi, si rivelerà catartico: se l'orso dal dufflecoat blu è, nei suoi tratti, il massimo della storia formativa (per questo è una visione perfetta per i più piccoli), Paddington in Perù ha la capacità di affrontare in modo diretto il significato di famiglia (moderna), senza risultare mai banale o didascalico. Nel percorso (anche drammatico, se vogliamo) che il personaggio affronta per (ri)trovare zia Lucy c'è il senso stesso di appartenenza: una riscoperta delle radici che, però, non può non prescindere dalla nostra evoluzione e dalle nostre scelte, affrontate con coraggio e con libertà.

Paddington In Peru Scena
La proverbiale dolcezza di Paddington

Negli occhi in CGI di Paddington, teneri, infinti e incredibilmente espressivi, troviamo la poesia, la grazie e l'amore, smuovendo(ci) con gentilezza sia la testa e che lo stomaco. Un esempio eccezionale di cinema per famiglie, che si compirà in tutta la sua bellezza in un finale emotivamente e narrativamente rilevante, e in netto contrasto alla xenofobia e all'intolleranza odierna. Addirittura, un finale così potente da parafrasare, come meglio non si potrebbe, il valore stesso dei sentimenti. Perché il vero El Dorado - di cui vale la pena lottare - altro non è che quello che ci fa star bene. Che sia un abbraccio, un sorriso o un barattolo di marmellata all'arancia.

Conclusioni

La saga cinematografica di Paddington continua ad essere straordinariamente rilevante, sia per temi che per linguaggio. Un capitolo votato all'avventura, che non tradisce lo spirito ma anzi rafforza i personaggi, i toni e gli spunti. Visione formativa per grandi e piccoli, non manca in Paddington in Perù il divertimento e l'emozione, risultando rivelatorio nello splendido finale.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.9/5

Perché ci piace

  • La dolcezza di Paddington.
  • Il senso d'avventura.
  • Il tono generale.
  • Olivia Colman.
  • Il finale.

Cosa non va

  • Chiaramente, il secondo capitolo è irraggiungibile.