Recensione P.S. I Love You - Non è mai troppo tardi per dirlo (2007)

LaGravenese ritenta la strada da regista dopo Freedom Writers, ma i toni sobri e educati della sua scrittura si tramutano in una regia tremendamente piatta e totalmente priva di ritmo.

P.S. Mi annoio

Neanche inizia P.S. I Love You - Non è mai troppo tardi per dirlo e già genera dei seri problemi di immaginazione e di accettazione del narrato. Non è infatti facile adattarsi all'idea che il coatto muscoloso digitalizzato, leader dei 300 imbattibili spartani Gerard Butler sia il dolce fidanzato della donna che ha vinto due Oscar: il primo interpretando una ragazza che voleva essere un uomo, la seconda un inarrestabile pugile. Se poi l'ex spartano, ora amabile uomo di casa con l'accento irlandese, muore improvvisamente lasciando alla povera Hilary Swank-Holly solo una serie infinite di pedanti lettere che la spingono a accettare la sua perdita e rimettersi in gioco, si rischia per capitolare ben presto alla consapevolezza che la melassa prenderà presto sopravvento e farà dimenticare anche l'evidente miscasting.

Richard LaGravenese ritenta la strada da regista dopo Freedom Writers, ma i toni sobri e educati della sua scrittura si tramutano in una regia tremendamente piatta e totalmente priva di ritmo. L'insistenza sul realismo a partire dall'incipit (una lunga litigata domestica risolta nel più antico e piacevole dei modi) e la ricerca della massima sincerità e delicatezza sono un'arma a doppio taglio per un film che non fa mai breccia nello spettatore e racconta un tema classico come l'elaborazione di una perdita con il solo insistente assunto secondo il quale si ha sempre diritto a un nuovo inizio in cui si riassaporano antichi legami amicali e ci si riavvicina al prossimo. Come se poi un poveraccio non potesse soffrire e struggersi in pace senza che qualcuno gli sussurri all'orecchio (per più di due ore tra l'altro) quando è tempo di rimettersi in carreggiata.

Tra una lettera e l'altra, i numerosi flashback ci esplicitano la natura unica e magica dell'amore tra Gerry e Holly, ma purtroppo si assiste con tragico distacco sia al calvario della perdita sia al progressivo ritorno alla vita di Holly, finendo per cercare i motivi di interesse in alcuni isolati momenti divertenti, nei siparietti sopra le righe di Lisa Kudrow (che sostanzialmente è ancora una volta la Phoebe di Friends) nella faccia di Kathy Bates o nelle fugaci apparizioni di James Marsters - per chi ha amato il suo personaggio di Spike in Buffy - L'ammazzavampiri fa sempre un effetto rivederlo sullo schermo. Ma è davvero un triste ripiego, anche perché non ha neanche più i capelli biondi.