Sull'onda dell'importante incasso di oltre 140 milioni di dollari ottenuto in poche settimane in patria, che in un periodo di profonda crisi come quello che stanno vivendo gli States fa gridare al miracolo, Io & Marley si appresta a sbarcare anche nelle sale italiane il 3 aprile prossimo. Tratto dall'omonimo best-seller di John Grogan (edito in Italia da Sperling & Kupfer) il film racconta la toccante esperienza di un uomo e del suo cane Marley, il labrador giallo dal carattere dolce ma irrimediabilmente indisciplinato che ha complicato ma felicemente accompagnato la sua vita negli anni cruciali, quelli in cui si decide di fare il grande passo e di costruire una famiglia. Temi universali quello del matrimonio, della carriera e dei figli che hanno suscitato grande interesse in milioni e milioni di lettori appartenenti alle realtà più disparate e che hanno trasformato quel piccolo spaccato di vita vissuta in un grande successo. Il motivo è semplice: quella di essere padroni di un cane, quasi come quella di essere genitori, è un'esperienza che fa crescere, che va vissuta giorno per giorno prendendosi delle responsabilità, che crea un legame indissolubile e incondizionato. Un libro e un film che raccontano in modo appassionato e struggente come avere il proprio cane in casa ogni giorno sia impegnativo e allo stesso tempo bellissimo, come condividere con lui momenti belli e brutti sia naturale, come vederlo crescere, giocare felice nel prato e correrti incontro ogni giorno con lo stesso entusiasmo sia una gioia indescrivibile che può essere compresa solo da chi la vive. Interpreti insieme al piccolo Marley di questa struggente storia d'amore riscritta per il grande schermo Owen Wilson e Jennifer Aniston, due giornalisti in carriera (i Grogan) che ad un certo punto decidono di sposarsi e poi di trasferirsi dal Michigan nella calda Florida per mettere su famiglia. Sarà poco prima di diventare genitori che decideranno di prendere in casa un cagnolino pasticcione e iperattivo di nome Marley che li accompagnerà negli anni, e tra mille difficoltà riuscirà sempre a tirar fuori il loro lato migliore.
I due attori ci hanno raccontato la loro esperienza su un set a dir poco movimentato, il loro rapporto con gli animali, in particolare con i cani e, tra una battuta e l'altra, anche dell'amore per il loro mestiere, della crisi economica mondiale e dei progetti futuri.
Owen Wilson: Si, ho un cane di nome Garcia, un australian cattle dog che fa anche una breve apparizione nel film nella sequenza in cui viene raccontata la mia vita velocemente con un montaggio velocissimo di sequenze accelerate. Lo si può vedere solo col fermo immagine. Il problema grosso per me è stato quello di tornare a casa la sera e dover spiegare ogni volta al mio cane che l'odore che avevo addosso non era dovuto al fatto che mi ero affezionato ad un altro cane e lo avevo 'tradito' ma che si trattava solo di lavoro e nient'altro (ride).
Jennifer Aniston: Anche il mio Norman (un corgi-terrier gallese, ndr) ha avuto una partecipazione straordinaria nel film, solo che poi è stato tagliato. Ancora devo capirne il motivo (ride). E' stato davvero divertente lavorare in quello straordinario set a Miami, non mi sembrava neanche di essere a lavoro, sembravamo tutti in vacanza a spassarcela con un gruppo di cani scalmanati che correvano in ogni direzione.
La famiglia che raccontate nel film non vi sembra un tantino surreale? Non ci sono suoceri o parenti a interferire o vicini curiosi alla Desperate Housewives...
Jennifer Aniston: Dal mio punto di vista non è tanto una famiglia da sogno o poco realistica, piuttosto le storie di Desperate Housewives mi sembrano un tantino irreali, se posso permettermi. Quella che raccontiamo noi è tratta da una storia vera di una famiglia americana realmente esistita che ha vissuto per 15 lunghi anni insieme ad un cane superando le difficoltà della vita e facendo scelte importanti come quella che ha dovuto fare il mio personaggio, una donna che sceglie di fare la mamma di tre bambini anziché una brillante carriera di giornalista.
Parlando di scelte, nel film si mostra la nascita e la crescita di una famiglia ma anche le tante rinunce e i tanti sacrifici che si è costretti a fare. Fino a che punto pensate sia giusto sacrificarsi per amore?
Jennifer Aniston: Non credo che le scelte dei due protagonisti siano viste come un sacrificio, entrambi sentono di voler fare quel che fanno, a volte si sentono frustrati è vero ma fa parte del gioco, in fondo al cuore sentono di voler a tutti i costi portare a termine il loro progetto. Alla fine della vita sanno che la contropartita sarà di valore inestimabile in termini di sentimenti. Quando ti guardi intorno e vedi la tua famiglia, i figli e le persone che ti hanno sempre voluto bene sempre lì con te, ti rendi conto di quello che hai conquistato e di quanto sei felice. Poi ci sono persone che danno più importanza a beni materiali, ma qui parliamo d'altro.
Owen Wilson: Il fatto stesso di avvertire queste scelte come sacrifici è sintomatico di una scelta sbagliata per sé e per chi ci sta vicino, è il segnale inequivocabile di una scelta non sentita e di cui non si è convinti. Le scelte d'amore vanno fatte con convinzione, altrimenti non hanno senso.
La scena più difficile o pericolosa che vi è capitato di girare durante la lavorazione del film?
Jennifer Aniston: Le scene con i bambini sono state a volte davvero complicate, loro come i cani non li puoi costringere a fare cose che non vogliono fare, ed è ovvio e alla fine finiscono per fare sempre il contrario di quel che tu vuoi che facciano. Quando devono piangere ridono e quando devono ridere piangono. Con i cani invece la scena più complessa è stata senz'altro quella in cui Marley tenta di scappare dal finestrino dell'auto in corsa, e quando Owen gli tiene sollevati il busto e le zampe posteriori mentre il cane con quelle anteriori cammina sull'asfalto come niente fosse...
Jennifer Aniston: Certo che sì, la crisi tocca tutto e tutti, in termini di salari, di attività, di offerte di lavoro, di scarsa affluenza di film nei festival, di mercato in crollo, in cali di presenze. Ci fa molto piacere che Io & Marley abbia fatto registrare un così importante risultato in termini di incassi proprio in un momento così drammatico per l'economia degli Stati Uniti. Andare al cinema costa molto oggi, per le famiglie numerose a maggior ragione.
Tre nomi di grandi attori e attrici, giovani o meno giovani, che hanno ispirato la vostra carriera o che stimate particolarmente...
Jennifer Aniston: Mi vengono in mente Shirley MacLaine, Meryl Streep e come talenti più giovani Marion Cotillard e Anne Hathaway, tutte attrici che hanno offerto grandi interpretazioni e mi hanno sempre molto emozionato.
Owen Wilson: Non posso non citare Gene Hackman, Dustin Hoffman e non ultimo Alan Arkin con il quale, nel film, ho avuto dei duetti davvero emozionanti.
C'è una vecchia regola che vieta agli attori di recitare in film accanto a bambini e animali, capaci di mettere in ombra il più talentuoso degli interpreti. Quanto del vostro ego avete dovuto sacrificare per dar spazio ai bambini del film e a Marley?
Jennifer Aniston: Grazie ai bambini e a Marley noi attori sapevamo di non poter avere gli occhi del pubblico puntati su di noi e sapevamo per questo di poter recitare in maniera più rilassata, improvvisando il più delle volte, sapevamo di poterci permettere una risata e che non ci saremmo mai annoiati. E' stata davvero una bella esperienza.
Owen Wilson: Quando fai film di questo genere devi mettere in conto che la scena è catturata quasi interamente dal protagonista a quattro zampe, lo sapevo sin dall'inizio e non è stato affatto un problema. Certo recitare con i bambini è complicato, pensate che mi rimproveravano di non saperli neanche prendere in braccio, mi accusavano di maneggiarli come le palle da baseball.
Ci racconta un po' di più sul progetto di Goree Girls che la vedrà produttrice con la sua Echo Films?
Jennifer Aniston: Si tratta di un film tratto da una storia vera, ambientata alla fine degli anni '40 in Texas, di un gruppo di donne recluse nella prigione di Goree che per guadagnarsi la stima del Governatore e ottenere la libertà vigilata decidono di fondare uno dei primi gruppi country-western tutto al femminile degli Usa. Uno spazio di venti minuti su una radio locale intitolato 'Venti minuti dietro le mura' e il successo è immediato in tutto il mondo. Ottengono tutte la libertà vigilata, cambiano identità per sfuggire al loro passato con conseguente scomparsa nel nulla di tutta la loro musica.
Jennifer Aniston: Intendo continuare a fare sempre cose diverse, è stimolante e ti arricchisce come professionista. Ci sono periodi della vita in cui preferisco abbandonarmi nelle mani di qualcuno e fare semplicemente l'attrice, altri in cui mi piace creare, produrre e seguire i progetti dall'inizio fino alla loro uscita nelle sale o in tv.
Owen Wilson: Amo essere impegnato, avere tante cose da fare, tanti progetti e tante idee da sviluppare. Mi piace scrivere, è una grande passione, è qualcosa di molto personale perché per farlo e per farlo bene ci si deve mettere molto di più in gioco rispetto ad una semplice interpretazione in un film.
A questo punto della vostra carriera cosa vi stimola e vi fa trovare nuovo entusiasmo nel mestiere di attore?
Owen Wilson: Mi sento molto fortunato, un eletto, perché è anche grazie al mio contributo che storie come queste arrivano nel cuore di milioni di persone, il fatto stesso di trovarmi qui a parlarne con voi mi emoziona tantissimo e mi rende felice.
Jennifer Aniston: Quando mi fermo un momento e mi osservo da fuori mi viene spontaneo chiedermi come mi guadagno da vivere e se non è un po' sciocco chiamare lavoro quello che faccio ormai da anni. Poi riflettendoci a freddo mi dico che in realtà non faccio altro che contribuire a raccontare storie, di realtà o di finzione, dono un po' di me stessa al pubblico, regalo loro emozioni, che sia pianto, riso o voglia di riflessione. E' una professione splendida, come tutte quelle in cui si viene pagati per fare qualcosa che piace ed appassiona ogni giorno.