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21 agosto 2015: il treno Thalys numero 9364, partito da Amsterdam e diretto a Parigi, viaggiava con 554 passeggeri a bordo quando, all'altezza di Oignies, il ventiseienne marocchino Ayoub El Khazzani, armato di fucile AKM, centinaia di munizioni, pistola e coltello, cominciò a sparare sulla folla. Dopo aver ferito Mark Moogalian, l'uomo è stato disarmato, a mani nude, da tre ragazzi americani, Spencer Stone, Anthony Sadler e Alek Skarlatos.
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Dopo aver raccontato l'eroismo in American Sniper e Sully, Clint Eastwood ha deciso di spingersi ancora oltre con la sua ultima opera, Ore 15:17 - Attacco al treno, nelle sale italiane dall'8 febbraio: nell'adattare per il grande schermo l'autobiografia The 15:17 to Paris: The True Story of a Terrorist, a Train, and Three American Heroes, scritta dai tre ragazzi insieme a Jeffrey E. Stern, il regista ha pensato che la scelta migliore fosse far interpretare i protagonisti da loro stessi.
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Una mossa rischiosa, ma perfettamente in linea con l'idea che Eastwood sta perseguendo nei suoi film, ovvero dimostrare che la capacità di fare la scelta giusta, anche a costo di mettere in pericolo la propria vita, non è qualcosa da supereroi, ma che si può trovare in qualsiasi persona. Il "fattore umano" è al centro di Ore 15:17 - Attacco al treno e di quest'ultima fase del regista di San Francisco.
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Il fattore umano
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D'accordo i tre protagonisti, che abbiamo incontrato a Parigi, in occasione del junket europeo del film: "Credo che ogni persona, non importa chi tu sia o in che circostanza ti trovi, abbia un potenziale inespresso" ci ha detto Stone, proseguendo: "Non ci siamo montati la testa, ma il fatto che Clint Eastwood ci abbia dato la possibilità di recitare è qualcosa che non avevamo mai immaginato possibile. Guardando il film abbiamo pensato: wow, abbiamo fatto un buon lavoro! È un piccolo esempio: se qualcuno crede in te, ti dà un'occasione e ti sostiene mentre ci provi, una persona può dare molto, anche cose che non pensava di avere".
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Il film mostra luci e ombre dei tre ragazzi, facendo intuire come ogni scelta, giusta e sbagliata, li abbia portati a essere pronti ad agire quando la situazione lo ha richiesto: "Credo che il film faccia bene a mostrare sia i nostri successi che i fallimenti: è la vita" ha detto Sadler, proseguendo: "Spesso i film, soprattutto quelli su storie che ispirano, tendono a mostrare vite sempre positive. Eastwood voleva che fosse un film vero, quindi ha mostrato i nostri pregi e difetti, in modo che il pubblico si potesse identificare. Situazioni folli possono tirare fuori capacità che le persone pensano di non avere: essere su un treno con un uomo armato e reagire, non pensavamo di poter fare una cosa del genere. Questo si può applicare a qualsiasi fatto, grande o piccolo, della vita: il film trasmette il messaggio di come tutti siamo capaci di fare cose straordinarie".
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