Oppenheimer, perché potrebbe essere il film più importante di Christopher Nolan

Uno degli autori mainstream più emblematici del ventunesimo secolo torna sul grande schermo con un biopic dal taglio rigorosamente storico-drammatico, qualcosa di mai esplorato prima nella sua filmografia e già impressionante in fase promozionale. Ne parliamo nel nostro approfondimento.

Oppenheimer, perché potrebbe essere il film più importante di Christopher Nolan

Intervistato dall'Associated Press, Cillian Murphy ha rivelato: "Robert Oppenheimer è un personaggio complesso, contraddittorio e iconico, ma so bene che grazie alla regia e alla guida di Christopher Nolan è in mani sicure. È interessante come presenterà il personaggio alle persone. Credo rimarranno sorprese". L'attore parola ovviamente del prossimo e attesissimo lungometraggio del regista de Il Cavaliere Oscuro e Tenet, Oppenheimer, in uscita a luglio nelle sale americane e solo ad agosto in Italia.

Oppenheimer
Oppenheimer: Cillian Murphy in una foto del film

Dopo una vita a dare carattere e definizione a personaggi offertigli dall'amico e regista, alla fine Murpny ha ottenuto il ruolo da grande protagonista in un film di uno dei più stimati ed emblematici autori mainstream del ventunesimo secolo, dicendosi "pronto per assumersi responsabilità maggiori". E la nuova fatica di Christopher Nolan è davvero imponente per cast, figure raccontate e vicende affrontate, dovendo muoversi con estrema delicatezza ma anche con decisa visione in un genere mai esplorato prima, drammatico quasi a tutto tondo e con una cifra storica da rispettare in modo molto più significativo e realistico rispetto ad esempio a quanto fatto in Dunkirk. Un film costruito su eventi, conseguenze e "attori" del Progetto Manhattan ma declinato secondo una precisa metrica nolaniana per narrazione e cinematografia, dove il filmmaker britannico sceglie di esplorare un territorio di genere differente plasmandolo secondo il proprio stile e gusto.

Progetto Nolan

Oppenheimer Cillian Murphy
Oppenheimer: Cillian Muprhy in un primo piano

Christopher Nolan è accostato ormai da un ventennio al genio di Kubrick, spesso erroneamente. L'errore sta nel pensare che la scelta un po' schizofrenica di navigare nei generi possa da sola dare similitudine autoriale a due artisti, quando in realtà è una lettura abbastanza semplicistica. In primo luogo, proprio la scelta di esplorare tanti generi differenti, dal war movie alla space opera, dal thriller alla commedia o all'horror, ha spinto Stanley Kubrick ad evolvere e modificare il suo stesso stile un lungometraggio dopo l'altro, spronandolo a non ripetersi mai. Il Kubrick di 2001: Odissea nello spazio non è lo stesso di Full Metal Jacket, come il regista dietro a Shining è diverso da quello di Barry Lyndon pur essendo sempre lo stesso. È rintracciabile la stessa cura per il dettaglio, l'amore per l'immagine e il virtuosismo estetico, la ricercatezza quasi hitchockiana nell'inventare nuovi modi di fare cinema tra tecnica, effettistica o fotografia (espressionisti, ermetici, espliciti, concettuali o seminali), ma ogni Kubrick può dirsi fieramente unico e irripetibile.

Cillian Murphy Oppenheimer
Oppenheimer: un'immagine

Al contrario, pur spaziando tra i generi, la cifra stilistica di Nolan è sempre e prontamente rintracciabile. Non è in verità l'autore ad adattarsi al genere ma il contrario; o meglio, è lo stesso regista a interiorizzarlo nel suo ideale cinematografico, che in contesto pretende una narrazione sfasata su diversi piani temporali, ritmo in crescendo e intrecci tortuosi. Osservando da vicino il materiale promozionale di Oppenheimer, però, questa volta sembra che Nolan abbia scelto una via più kubrickiana, rilassando quanto basta la sua morsa identitaria per creare qualcosa di riconoscibile a tratti ma senza in effetti ripetersi in modo palese. Nell'ultimo trailer pubblicato, ad esempio, comprendiamo come la narrazione si svilupperà probabilmente su due piani differenti che però non andranno a intersecarsi: da un parte la storia di Robert Oppenheimer, del rapporto con la moglie Katherine (Emily Blunt), della sua grande ambizione e dello sviluppo del progetto Manhattan insieme a Leslie Groves (Matt Damon); dall'altra l'Oppenheimer Security Hearing del 1954, procedimento della commissione americana per l'energia nucleare guidata da Lewis Strauss (Robert Downey Jr) che ha esplorato passato, azioni e associazioni dello scienziato e che portò alla fine della sua collaborazione con il governo degli Stati Uniti d'America. Questo secondo e più controverso momento, per altro, interamente girato in un sofisticato e innovativo bianco e nero IMAX rispetto all'accesa palette cromatica arancione del periodo di massimo risalto di Oppenheimer.

Un film politico?

Oppenheimer Un Immagine Del Trailer
Oppenheimer: un'immagine

Rispetto alla composizione di astuti rompicapo cinematografici, alla stesura di cinecomic rivisitati in chiave d'autore, a "magici" adattamenti filmografici o alla riduzione all'osso di sceneggiatura di guerra, Oppenheimer sembra giocare tutto un altro campionato nella carriera di Nolan. Innanzitutto per quanto riguarda un certo modo di schierarsi sul piano dell'attualità geopolitica e sociale. Dopo aver cambiato casacca produttiva e distributiva (da Warner a Universal), l'autore britannico ha infatti scelto un progetto a suo modo sensibile per i nostri giorni, che racconta appunto la nascita della bomba atomica, "l'unica trappola per topi costruita dai topi stessi" - come la definì Albert Einstein (per altro interpretato nel film da Tom Conti) -, rinnovato spauracchio apocalittico moderno a causa della guerra in Ucraina e dei rapporti sempre più tesi tra Russia e Stati Uniti, più in generale tra oriente e occidente. Non solo vuole approfondire le dinamiche teoriche e fisiche che hanno portato alla creazione della prima arma nucleare della storia, ragionando dunque sulla ricerca di Oppenheimer, i suoi sacrifici, sullo sforzo operativo nazionale e la sinergia d'intenti tra Stati Uniti e Inghilterra, ma porre in essere anche quesiti etici, deontologici e morali più complessi.

Oppenheimer Un Immagine Del Trailer 1
Oppenheimer: un'immagine

Anziché creare un titolo che scandagliasse in modo lineare soltanto vita e lavoro del fisico americano, Nolan ha voluto impalcare un vero e proprio processo allo stesso, riportandolo sul banco degli imputanti nella finzione filmica per permettergli di raccontarsi e mostrarsi più liberamente e concretamente, anche in modo più distaccato dagli eventi bellici e post-bellici del tempo - dominati dalla gioia della vittoria sui nazisti e da un maccartismo galoppante - e comunque presente e paradossalmente contemporaneo nonostante i 70 anni di storia. Non è un caso il filmmaker abbia scritto la sua sceneggiatura basandosi sulla biografia ufficiale di Oppenheimer scritta Kai Bird e Martin J. Sherwin, cercando frammenti di verità che riuscissero a dipingere l'uomo, il marito, il fisico, l'amico e "il distruttore di mondi" (come si definì Oppenheimer stesso citando Bhagavadgita) nel modo più umano, vero e concreto possibile, prendendo persino posizione nella descrizione dello stesso ai posteri, presentandocelo apparentemente in tutte le sue contraddizioni e provando a sottolineare quindi l'importanza cardinale della figura che cambiò per sempre il corso del '900.