Oppenheimer e Barbie sono stati gli alfieri di punta del box office estivo di tutto il mondo: due prodotti mainstream e commerciali che hanno trainato il grande schermo, riaffermando con convinzione il cinema partecipato e vissuto della sala cinematografica, entrambi con messaggi diversi e con idee alla base completamente all'opposto. Sembra, però, che non tutti la vedano ugualmente: di recente, l'attore e regista Paolo Ruffini ha infatti analizzato, a modo suo, il successo economico di questi film, spiegando che, in fin dei conti, i tanti spettatori che sono andati a vedere tali lungometraggi sono stati guidati solamente dalla moda e non da un reale interesse.
Per quanto le dichiarazioni di Ruffini su Oppenheimer e Barbie siano molto interessanti e in parte condivisibili (come approfondiremo dopo), è importante andare nel dettaglio per capire come mai questi progetti hanno avuto questa forza mediatica trascinante, al di là dei nomi altisonanti che fanno ovviamente presa e dell'inevitabile effetto gregge.
La stoccata di Paolo Ruffini
All'inizio è doveroso, ovviamente, ricostruire l'intervento di Ruffini sull'argomento che ha rilasciato in occasione della prima edizione del Festival Castiglione del Cinema, tenutosi dal 28 settembre al 1° ottobre 2023 a Castiglione del Lago. Durante questo evento, ai microfoni di Today, il cineasta ha spiegato che, a detta sua, Barbie ed Oppenheimer sono solo una moda: "Oppenheimer, così come Barbie, ha avuto un grande successo, ma non fa testo, è una moda, perché oggi sopravvive solo la moda. Evviva Nolan, che è riuscito a riempire le sale di ragazzi di 15 anni che per tre ore hanno tenuto il cellulare in tasca. Ma resta una moda. Almeno un terzo della gente che è andata a vedere Oppenheimer avrebbe dovuto andare a vedere Io Capitano, un film di impegno civile, con qualità artistica, un film internazionale". Tra l'altro, successivamente, il filmmaker è andato a fondo della questione, spiegando che effettivamente viviamo un momento in cui il pubblico è confuso dalle proposte cinematografiche, con i giovani che hanno un tempo di visione differente.
Barbie, le opinioni della redazione
Barbie: un racconto generazionale mascherato e facilmente fraintendibile
Per come si presenta, Barbie sembra il film "modaiolo" per eccellenza: in primis pare confezionato, sia sul piano comunicativo che contenutistico, in modo appetibile e sgargiante, anche se però questa facilità di approccio tradisce tutt'altro spirito. Questa presentazione esterna, infatti, è solo una maschera furba e intelligente per nascondere un racconto intenso che parla a tutte le generazioni, comunicando con forza l'evoluzione del concetto di femminismo ponendo all'attenzione del pubblico tematiche per nulla scontate. Purtroppo, però, il tutto è facilmente fraintendibile se non si guarda con precisione e raziocinio il punto di vista della narrazione e ciò, forse, contribuisce ad alimentare un'immagine profondamente sbagliata del lungometraggio. Tale percezione, purtroppo, è stata rafforzata anche dalla pioggia di critiche di un certo tipo di utenza (e critica) che hanno pensato bene di affossare il titolo perché "dichiaratamente anti-maschilista" o, al contrario lanciando assurdi trend su TikTok contro i ragazzi, portando poi, quindi, ad un passaparola tossico che però è stato fieramente combattuto da tutti gli spettatori che invece hanno compreso correttamente il messaggio della pellicola.
Oppenheimer: un kolossal profetico e disarmante
Oppenheimer, invece, attrae le masse, apparentemente, solo per il nome che c'è dietro il progetto: Christopher Nolan è un cineasta che ha una particolare attrattiva per il pubblico e lo abbiamo visto nel corso degli anni con tutta la filmografia dell'autore inglese, con tutti i progetti che fanno sempre molto parlare di sé. Ma al di là delle sterili e puerili discussioni che possono partire da uno spettatore disattento (e sì, in questo caso Ruffini ha assolutamente ragione), proprio il biopic, per la sua forza profetica e disarmante, inevitabilmente spinge al confronto continuo, al dibattito, allo scambio di opinioni. Proprio per questo motivo è alquanto limitante credere che la gente sia corsa al cinema per vedere solo l'ennesimo film di Nolan, quando in realtà è palese che un pubblico più attento e preparato abbia invece spinto più amici e conoscenti alla visione vista la profondità del tema trattato e, soprattutto, considerando la complessa e stratificata scrittura storica della vita di Oppenheimer, che porta delle cicatrici che l'Occidente non ha mai rimarginato.
Oppenheimer, le opinioni della redazione
Probabilmente una moda, ma non solo
Ecco che quindi nella nostra analisi emerge effettivamente, da un lato, l'esigenza istantanea e banale del pubblico (specialmente quello più giovane) di dover per forza di cose recuperare questi due film per avere un argomento generico di conversazione o per aver seguito solo un trend e basta. Questa interpretazione di Ruffini, però, ignora totalmente tutti i fruitori che, invece, sono spinti magari da genuina curiosità per i temi trattati in Barbie o Oppenheimer o corrono al cinema perché invogliati o sedotti dalle immagini e trailer rilasciati nel corso della campagna marketing delle pellicole di riferimento. Tra l'altro, c'è un altro elemento che l'autore toscano non ha affatto tenuto in considerazione e che, in qualche modo, riassume un po' tutta la vicenda. A prescindere dalla moda o meno, infatti, questi lungometraggi sono riusciti a canalizzare il desiderio recondito di un certo tipo di spettatori che chiamava a gran voce l'esperienza in sala.
L'affermazione del medium cinematografico contro ogni confusione
La più grande vittoria di Barbie e Oppenheimer, quindi, è che comunque hanno riaffermato con intensità il potere del medium cinematografico, cercando di mettere ordine a quella confusione di cui proprio Ruffini ha parlato nelle sue dichiarazioni. Mentre, giustamente, il cineasta italiano ha sottolineato che gli spettatori sono sempre più disorientati a causa delle piattaforme streaming che propongono proprio un modello alternativo di visione e fruizione della settima arte, le due pellicole di Nolan e della Gerwig gridano con forza la potenza e la suggestione del cinema come esperienza collettiva e fisica, come tra l'altro ha ricordato recentemente Martin Scorsese, che ha visto nella coppia di progetti, "una tempesta perfetta", mettendo tra l'altro in evidenza le differenze profonde che intercorrono tra i due. Nelle opposizioni che separano il biopic su J.Robert Oppenheimer e la decostruzione della bambola più famosa della Mattel, il film-maker ci ha visto "una speranza per fare emergere un cinema diverso, diverso da quello che è stato fatto negli ultimi 20 anni, a parte il grande lavoro svolto dal cinema indipendente".