Enormi spazi aperti, la linea infuocata dell'orizzonte, polvere e rocce: quando l'America ha bisogno di riflettere su se stessa torna sempre lì, al mito della Frontiera e del Far West. Essendo una cultura relativamente giovane, gli Stati Uniti non possiedono una vera e propria mitologia e hanno cercato di costruirsela in due modi: con i supereroi dei fumetti (quasi una versione moderna agli Dei dell'Olimpo) e rendendo epici fatti storici come la Corsa all'oro. In realtà, se si cambia punto di vista, l'occupazione del suolo americano da parte dell'uomo bianco non ha nulla di romantico. Anzi. Cominciamo quindi la recensione di Notizie dal mondo proprio sottolineando l'importanza di punti di vista diversi e la necessità di dare loro voce. Perché è ciò su cui si interroga l'ultimo film di Paul Greengrass, dal 10 febbraio su Netflix.
L'inglese Paul Greengrass ha cominciato come giornalista, dimostrando da subito particolare interesse per le dinamiche che portano a conflitti e tensioni nella società. Nella sua carriera si è occupato di servizi segreti britannici e della questione irlandese: il romanzo di Paulette Jiles, News of the World, che ha come protagonista un uomo che viaggia per gli stati americani del sud "leggendo le notizie a chi ha dieci centesimi e tempo per ascoltarle", non poteva non interessarlo.
Siamo nel 1870, a Wichita Falls in Texas, cinque anni dopo la fine della Guerra di secessione americana, tra gli Stati Uniti d'America, guidati da Abraham Lincoln, e gli Stati Confederati d'America, che si opponevano all'abolizione della schiavitù e al diritto di voto a persone nere e di colore. In questo paese diviso, pieno di tensione e rancore si muove il capitano Jefferson Kyle Kidd (Tom Hanks). Essendo una delle poche persone in grado di leggere, si guadagna da vivere riportando le notizie scritte sul giornale di città in città. Proprio quando sta per tornare a casa da sua moglie, gli viene affidata una bambina: pelle chiarissima, capelli biondi e occhi azzurri Johanna (Helena Zengel) è tedesca, ma ormai ha quasi dimenticato la sua lingua natia e preferisce farsi chiamare Cicada, il nome che le ha dato la tribù di Nativi Americani da cui è stata adottata. Apparentemente senza nulla in comune, la strana coppia si mette in viaggio e lungo il cammino capirà di dover affidarsi l'uno all'altra.
Notizie dal mondo: un western riflessivo
Nel 1970 Soldato blu di Ralph Nelson ha cominciato a raccontare il vecchio west in modo diverso: sulla spinta della contestazione della Guerra del Vietnam, quel film racconta l'occupazione dell'America del Nord dal punto di vista dei Nativi Americani, che si sono visti letteralmente invadere e sterminare. Non più battute spaccone alla John Wayne, ma una riflessione sulla storia di un paese giovanissimo diventato presto una delle più grandi potenze del mondo e quindi con un'importante responsabilità. Piccolo grande uomo (1969) di Arthur Penn, Un uomo chiamato cavallo (1970) di Elliot Silverstein, Corvo rosso non avrai il mio scalpo! (1972) di Sydney Pollack, Buffalo Bill e gli Indiani (1976) di Robert Altman, Balla coi lupi (1990) di Kevin Costner e Geronimo (1993) di Walter Hill: tutti film che hanno invertito il punto di vista. Notizie dal mondo percorre il solco tracciato da questi predecessori.
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E, esattamente come in queste opere, l'azione, le sparatorie, gli accampamenti al chiaro di Luna con i coyote che ululano servono in realtà a parlare del mondo contemporaneo. Il capitano Jefferson Kyle Kidd si muove in un paese in cui l'ignoranza e la povertà dilagano, i bianchi sono profondamente razzisti, odiando indistintamente neri, pellerossa e messicani. Le donne, anche le bambine, sono alla mercé delle voglie del primo uomo che posa lo sguardo su di loro e si fa venire idee pericolose. In questo clima di incertezza c'è chi sfrutta la mancanza di circolazione delle notizie per costruirsi una propria verità, con cui sottomettere intere città al proprio volere.
Se non si andasse in giro su cavalli e carovane sembrerebbe l'America di oggi, devastata dalla pandemia e dall'amministrazione scellerata di Donald Trump, culminata, lo scorso 6 gennaio, con l'occupazione di Capitol Hill da parte di suprematisti bianchi. È triste ammetterlo ma, nonostante i grandi passi avanti avvenuti soprattutto grazie alla tecnologia, l'odio sociale e razziale è ancora profondamente radicato negli USA.
Paul Greengrass si interroga in particolare sul ruolo che hanno le notizie, e quindi il giornalismo e i media: un paese in cui le informazioni non circolano non è un paese libero, ma anche le fake news sono un'arma pericolosissima. Se ne accorge lo stesso capitano Kidd quando vede come una storia può essere distorta passando di bocca e in bocca. Il suo ruolo quindi, nonostante in molti lo ritengano ormai un vecchio inutile, è fondamentale. Lui stesso capisce quanto sia potente il racconto grazie alla storia di Johanna: arrivata in America con immigrati tedeschi, ha visto morire la sua famiglia, è stata cresciuta dagli Indiani ed è diventata due volte orfana una volta che è stata affidata a lui. Guardando gli occhi pieni di rabbia della bambina Kidd capisce che qualcuno a un certo punto deve assumersi la responsabilità di tutta questa violenza e cominciare a fare da guida, da padre.
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Notizie dal mondo e la paternità
Sarà forse proprio grazie alla politica da "padre padrone" di Trump, ma mai come in questi ultimi quattro anni cinema e televisione hollywoodiani si sono interrogati sul significato dell'essere genitori: da The Mandalorian agli horror prodotti da Jason Bloom, la figura del padre è al centro di un importante dibattito. Essere padre non vuol dire soltanto prendere decisioni difficili, mostrare forza e autorità: significa soprattutto assumersi la responsabilità delle conseguenze delle proprie azioni. Non si può fare questo senza essere empatici, senza interrogarsi, senza mettersi in secondo piano rispetto a chi è più vulnerabile e bisognoso.
Non poteva quindi esserci attore migliore di Tom Hanks per interpretare questo ruolo: ormai volto per eccellenza dell'uomo buono e profondamente americano, incarna tutti i valori positivi che gli Stati Uniti esaltano e vorrebbero rappresentare. Il capitano Kidd non fa eccezione: è paziente, coraggioso, pronto a sacrificarsi. I suoi occhi stanchi trovano nuova vita quando incontrano quelli di Johanna. E bravissima è anche Helena Zengel, non a caso nominata a soli 12 anni a un Golden Globe proprio per questo ruolo. Vederli insieme è uno spettacolo. Nonostante vengano da realtà completamente diverse e non abbiano sangue in comune, Kidd e Johanna si scelgono reciprocamente, decidendo di volersi bene e badare l'uno all'altra. Il loro abbraccio è fisico, mentale, spirituale. Due persone che si sono trovate e cementificano il proprio rapporto grazie all'amore comune per le storie. Nella loro intesa che non ha bisogno di parole e nell'uso che invece fanno di queste c'è un messaggio di speranza prorompente: come diceva Nanni Moretti le parole sono importanti, perché rivelano il pensiero che c'è dietro. Possono colpire più dei proiettili e far incontrare persone che non sapevano di avere bisogno l'una dell'altra. Su questa speranza, nonostante l'orrore e la violenza, si può pensare di crescere nuove generazioni migliori, in grado di ricostruire.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Notizie dal mondo, il western di Paul Greengrass è ambientato alla fine dell’800, ma parla dell’America di oggi, in cui razzismo, ignoranza e tensione sociale sono ancora molto presenti. Ben diretto e scritto, il film non poteva avere due interpreti migliori di Tom Hanks e Helena Zengel, che hanno i ruoli del capitano Jefferson Kyle Kidd e dell’orfana che gli viene affidata. Un viaggio alla scoperta di cosa vuol dire essere padri, non soltanto di figli, ma di una nazione.
Perché ci piace
- Tom Hanks e Helena Zengel sono una coppia strepitosa.
- La capacità di Greengrass di parlare del contemporaneo attraverso il western.
- La colonna sonora di James Newton Howard.
Cosa non va
- Se questa storia non vi tocca avete perso la capacità di emozionarvi.