"Come posso aiutare?"
Questa è la domanda più ricorrente in New Amsterdam, il medical drama di NBC che torna con la terza stagione dal 1 giugno su Canale 5 con tre episodi a settimana (la prima stagione è disponibile su Netflix, la seconda su Mediaset Play). In questa recensione di New Amsterdam 3 andiamo a (ri)scoprire cosa distingue questo medical drama dagli altri e come si è inserito nel racconto della pandemia che stiamo vivendo. La serie, lo ricordiamo, è basata sul libro Twelve Patients: Life and Death at Bellevue Hospital di Eric Manheimer e sull'esperienza reale di un medico.
NON L'ACCUSA, MA LA SPERANZA
Negli Usa all'epoca è arrivato prima di The Resident, mentre in Italia dopo e questo ha permesso ancora di più di notare l'approccio agli antipodi dei due serial sullo stesso problema: il malfunzionamento del sistema sanitario americano. Se i medici di Atlanta denunciano il marcio e il torbido del suddetto sistema, condendo la trama di parecchio mystery (almeno nelle prime stagioni), essendo il Chastain una clinica privata (è diventato pubblico solo con la quarta stagione), in New Amsterdam - l'ospedale del titolo - è il più antico di New York ed è pubblico, con tutte le difficoltà che ciò comporta.
E il protagonista, Max Goodwin, un carismatico Ryan Eggold che ha trovato il ruolo della vita, è il direttore sanitario dell'ospedale ma invece di stare incravattato a fare i conti dietro una scrivania, indossa il camice e gira per l'ospedale per sapere come può aiutare, tanto i pazienti quanto i suoi medici, a lavorare al meglio e ad offrire le migliori cure. C'è un intento quasi donchisciottesco in Max, che combatte quotidianamente con l'amministrazione dell'ospedale, ma invece di denunciare il marcio è sempre pronto a trovare una soluzione, spesso creativa, per ottemperare alle falle e al malfunzionamento del sistema. Un'idea quasi utopistica, ma che dimostra che se il sistema non può essere risolto, può essere migliorato a piccoli passi. Tutti i medici del New Amsterdam lo sanno e lo stuolo di protagonisti cresce e prende un'energia incredibile dal nuovo direttore sanitario, arrivato per rivoluzionare il metodo di lavoro utilizzato fino a quel momento, così come noi spettatori durante la visione.
Le serie tv ai tempi del Covid-19: come la tv generalista affronta la pandemia
DOPO LA PANDEMIA
Nella terza stagione è stata introdotta, come in altri medical e procedurali, la pandemia che stiamo vivendo, ed è stato scelto di farlo nel "post", ovvero quando si iniziano a diffondere i vaccini, e la gente ha ancora paura di uscire di casa ma potrebbe iniziare a farlo. Fatto curioso, un po' come accaduto in The Good Doctor, e come viene annunciato da Ryan Eggold (Max Goodwin) e la new entry Daniel Dae Kim (il dott. Shin) già nel finale della seconda stagione, l'episodio fu rimontato per incentrarsi meno sulla pandemia, che è al centro invece in questi nuovi episodi della terza. E l'attore ha contratto nella realtà il virus proprio durante le riprese di quell'episodio, guarendone poi. Un grande rispetto che conferma il modo di affrontare la realtà da parte di Max e del suo team. Come ad esempio coinvolgere gli ospedali e i medici per fare interscambi di merce non usata e in disavanzo per compensare mancanze e simili, o la paura delle persone di recarsi in ospedale a donare sangue.
COME POSSIAMO AIUTARE?
In questa terza stagione i medici e infermieri protagonisti devono affrontare appunto le conseguenze che il Covid-19 ha avuto su ognuno di loro e, tra uscite di scena e ritorni a sorpresa, molteplici saranno gli atteggiamenti dei vari personaggi. Max è distante dalla piccola Luna, che sta dai nonni in Connecticut per proteggerla; a Lauren (Janet Montgomery) manca il bisogno che c'era del pronto soccorso durante la pandemia; Helen (Freema Agyeman) è diventata germofobica e la sua relazione con Shin è morta prima ancora di nascere; Floyd (Jocko Sims) è a San Francisco ma gli manca New York; Iggy (Tyler Labine) viene messo di fronte ai propri disordini alimentari e Vijay (Anupam Kher) verrà colpito direttamente dal virus. Quello che non cambia è la ricerca spasmodica di una soluzione ai problemi e il realismo delle paure delle persone come dei medici nel rimettere piede in ospedale. Per la gioia dei fan, la serie è stata rinnovata fino alla quinta stagione, quindi avremo un manciata di speranza ancora per un bel po'. È impossibile non tifare per il New Amsterdam, quasi fosse una squadra sportiva.
Conclusioni
Chiudiamo la nostra recensione di New Amsterdam 3 felici che anche questo medical drama abbia saputo inserire in modo coerente la pandemia nelle storyline dell’ospedale al centro della storia e dei suoi protagonisti. Ancora una volta la serie si distingue per l’enorme speranza che può dare ai propri spettatori anche in un momento così difficile.
Perché ci piace
- L’inserimento coerente della pandemia nelle storyline personali e professionali dei personaggi.
- Ryan Eggold è sempre carismatico insieme agli altri protagonisti.
- Qualche ritorno e uscita di scena a sorpresa che rimescola gli equilibri.
Cosa non va
- La serie potrebbe risultare melensa o troppo positiva ad un occhio superficiale e più smaliziato.