Quando la perdita di una persona cara o una ferita profonda ti fanno sembrare che il mondo non abbia più senso, è difficile non rimanere confinati in un tunnel buio di disperazione. Per Meg Murry (Storm Reid) il grande trauma consiste nella scomparsa del padre, Alex (Chris Pine), scienziato che crede si possa viaggiare attraverso il tempo e lo spazio, sparito nel nulla durante un esperimento.
Rimasta con la madre Kate (Gugu Mbatha-Raw) e il fratello minore, Charles Wallace (Deric McCabe), Meg è diventata una ragazza ombrosa, che non riesce più a comunicare con gli altri. L'arrivo della misteriosa Signora Cos'è (Reese Witherspoon), guida celestiale dall'umorismo irriverente, le sconvolge di nuovo la vita: suo padre potrebbe essere vivo, ma si trova in un'altra dimensione e solo Meg può salvarlo.
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Tratto dall'omonimo romanzo di Madeleine L'Engle, pubblicato nel 1963, dopo essere stato rifiutato da 27 editori perché giudicato "troppo diverso", Nelle pieghe del tempo, nelle sale italiane dal 29 marzo, fa della diversità il suo cavallo di battaglia: la regista Ava DuVernay ha infatti voluto un cast dai colori e dalle radici differenti, scegliendo per i ruoli delle tre fate che guidano la protagonista Oprah Winfrey, che interpreta la Signora Quale, Mindy Kaling, la Signora Chi, e la già citata Signora Cos'è del premio Oscar Reese Witherspoon.
Nelle intenzioni dell'autrice, Nelle pieghe del tempo è un nuovo Il mago di Oz più moderno e cosmopolita, che parla di temi come accettare il dolore, capire se stessi attraverso il confronto con le proprie paure e costruire una sorellanza con le altre donne, attraverso cui migliorarsi e crescere.
Abbiamo incontrato il cast e la regista a Londra, all'anteprima europea del film, dove ci hanno parlato di come questo film arrivi al momento giusto, quello della nascita dei movimenti Time's Up e #MeToo.
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"Fallisci su, non fallire giù"
La frase chiave di Nelle pieghe del tempo è "sii una guerriera": è facile essere dei guerrieri quando la vita non ci ha mai presentato traumi o dolori forti. Come si fa a diventarlo quando invece ci troviamo in uno stato d'animo tale che il mondo non ha più senso per noi, proprio come per Meg all'inizio della pellicola? "Rispondo con una citazione del film" ci ha detto Witherspoon, continuando: "Una ferita è da dove entra la luce. I fallimenti e i traumi sono quello che ci rende ciò che siamo. Quando le persone giovani mi dicono: mi è successo questo o quello, dico loro che quella serie unica di esperienze ti rende la persona che sei". D'accordo Oprah: "Noi ne siamo consapevoli, visto che siamo abbastanza grandi da saperlo, quando sei giovane invece pensi che la vita debba essere fantastica tutto il tempo. Io ho una scuola e quello che cerco di insegnare alle ragazze è di "fallire su", senza permettere a quello che sembra un fallimento di tirarci giù. Non c'è nessuna esperienza nelle nostre vite che non possa anche rafforzarci e renderci migliori: tutto si manifesta per mostrarti chi sei. Ogni esperienza è un'opportunità per mettersi alla prova. Non c'è nulla che vada sprecato".
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Combattere l'oscurità con la luce
Per la regista realizzare questo film era molto importante, per sua stessa ammissione: "Prima di Nelle pieghe del tempo ho fatto Selma - La strada per la libertà e XIII emendamento, due pellicole che scavano nell'oscurità da cui ci troviamo avvolti, e per me, come regista, era importante fare qualcosa che parlasse anche di luce, qualcosa di completamente opposto all'oscurità. Combattere l'oscurità attraverso la luce: ne ha parlato Martin Luther King. Dobbiamo ricordarcelo. Questo film è pensato per i giovani, per i ragazzi tra i 14 e i 17 anni, cerca di ricordargli di piantare i semi di ciò che davvero conta nella vita: l'amore, la famiglia, l'amicizia, il prendersi cura di se stessi, combattere per ciò in cui si crede. Era il nostro obiettivo: sono felice che sia uscito in questo momento".
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