The Horde: nella banlieue con gli zombie del terzo millennio

The Horde fagocita gli stereotipi del genere riproponendoli in una forma nuova e diversa che mai, neppure per un istante, ci fa provare la sensazione del già visto.

In attesa degli zombie di George Romero, sono i morti viventi del gioiellino francese The Horde a invadere il Lido di Venezia facendo provare i primi brividi di terrore. Firmato dai registi esordienti Yannick Dahan e Benjamin Rocher, il film fagocita gli stereotipi del genere riproponendoli in una forma nuova e diversa che mai, neppure per un istante, ci fa provare la sensazione del già visto. Creando un mix interessante che coniuga l'ambientazione claustrofobica di Zombi, la temporalità concentrata di Dal tramonto all'alba e le caratteristiche fisiche dei nuovi zombi più veloci, famelici e violenti di 28 giorni dopo, The Horde ci catapulta in un incubo senza fine, spaventoso e divertente allo stesso tempo.

L'horror francese è già di per se una rarità. Nel caso in questione il risultato finale del lavoro lascia ben sperare che il germe instillato nella cinematografia transalpina possa dare buoni frutti anche in futuro. Nel caso specifico di The Horde, però, la scarsa dimestichezza del cinema francese col mondo del terrore non è un male, bensì fornisce un'ambientazione inedita e originale - la banlieue - per le scorribande degli orribili cadaveri ambulanti che, invece di ciondolare lentamente su e giù protendendo i loro arti nel vuoto come tradizione vorrebbe, si muovono con scatto felino emettendo orribili urla in stile banshee.

La ferocia dei reietti

Una terrificante scena di La Horde
Una terrificante scena di La Horde

I due giovani registi costruiscono la loro discesa negli inferi privilegiando la dimensione spettacolare, violenta e gore, senza però dimenticare la lezione di colui che degli zombi è padre e creatore. In linea coi tempi che corrono i nuovi morti non rappresentano più la massa indistinta di consumatori, quel ceto medio vampirizzato dalle corporation e privato di volontà e desideri che si muove seguendo il puro istinto ferino. Dahan e Rocher si spingono oltre, penetrando in profondità nel substrato sociale multietnico che popola la periferia parigina. I morti viventi del terzo millennio emergono dalle viscere delle banlieue, sono sporchi, violenti, brutali e spesso è difficile distinguerli dal gruppetto di poliziotti e criminali che si trovano costretti, loro malgrado, a unirsi per sfuggire al terribile assedio. Gli zombie rappresentano gli strati più bassi della società, gli immigrati, i poveri, i derelitti che tornano in cerca di vendetta nei confronti della società che si è dimenticata di loro, privi però di qualsiasi forma di organizzazione. Qui non vi è nessun assalto ai centri di potere, come in La terra dei morti viventi di Romero, ma gli zombie si accaniscono sui loro simili in un tripudio di ferocia assoluta. L'alienazione della società francese è ormai totale. Se i morti appartengono alla stessa estrazione sociale dei vivi, poliziotti e criminali, dal canto loro, si comportano esattamente con la stessa ferocia, senza più né legge né morale.

Commistione di influenze per un thriller da brivido

Un'immagine delle orde di zombie dell'horror The Horde
Un'immagine delle orde di zombie dell'horror The Horde

Con una dura presa di posizione The Horde dipinge, infatti, un universo privo di etica dove il motore degli eventi è rappresentato da un gruppo di agenti di polizia che organizza una spedizione punitiva per vendicare la morte di un collega. Vendetta divina? Giudizio (morale) contro l'immoralità dei tempi che corrono? Nella carneficina operata dagli zombie possiamo leggere tutto questo e molto altro, ma occorre tener presente che The Horde è prima di tutto un film di genere sanguigno e sanguinolento, coronato da scene madri che celebrano l'orgia del truculento - l'eccezionale autodifesa dell'agente di polizia rifugiatosi sul tettino dell'auto circondata da zombie o il geniale personaggio del vecchietto che pensa di combattere ancora contro i 'musi gialli' - e strizzano l'occhio al tanti B movies dedicati al genere. Così tra massacri a volontà, teste scaraventate contro spigoli, morsi e machete e pochi, ma irresistibili scambi di battute ad alto tasso ironico, Romero incontra Robert Rodriguez. Il divertimento è assicurato.

Movieplayer.it

3.0/5