Da Sara – La donna nell’ombra a Mina Settembre, da Pizzofalcone a Ricciardi: la Napoli di Maurizio De Giovanni

Quattro serie di romanzi, quattro fiction, quattro visioni: Napoli si fa commedia, melodramma, noir e thriller. Cambia pelle ma resta sempre protagonista.

Serena Rossi è Mina Settembre

Con l'arrivo su Netflix di Sara - La donna nell'ombra, serie tratta dai romanzi di Maurizio De Giovanni, torna al centro dell'attenzione uno degli aspetti più affascinanti dell'universo narrativo dello scrittore partenopeo: Napoli. Una città che nei suoi libri - e nelle fiction che ne sono derivate - non fa mai solo da sfondo, ma diventa ogni volta un personaggio a sé, sempre diverso.

Napoli, quando è raccontata da De Giovanni, cambia volto come un'attrice camaleontica. È verace nei vicoli della Sanità in Mina Settembre, stratificata ne I Bastardi di Pizzofalcone, struggente con il Commissario Ricciardi, fino a diventare quasi una nemica nelle periferie industriali di Sara - la donna nell'ombra. E la TV ha saputo tradurre queste sfumature in linguaggi visivi ben riconoscibili, coerenti con il tono di ciascuna storia.

I bastardi di Pizzofalcone: Napoli policroma e oltre gli stereotipi

Locandina di I bastardi di Pizzofalcone
I bastardi di Pizzofalcone

"Napule è mille culure" cantava Pino Daniele, e ne I bastardi di Pizzofalcone quella che va in scena è proprio questo: una Napoli contemporanea fatta di mille volti. Le indagini si svolgono nel quartiere di Pizzofalcone, una collina nel cuore della città dove convivono mondi opposti, dai vicoli popolari dei Quartieri Spagnoli ai palazzi eleganti di Chiaia, fino ai circoli sul lungomare.

In quei pochi isolati si incontrano strati sociali diversissimi, una peculiarità tutta napoletana che offre un terreno narrativo sterminato nel quale si muovono i poliziotti "reietti" trasferiti nel Commissariato dopo uno scandalo. Tra fragilità personali e casi intricati, il gruppo cerca di ricostruire giorno dopo giorno la propria dignità, proprio come la città in cui si muovono.

La trasposizione televisiva con Alessandro Gassmann abbraccia appieno Napoli come co-protagonista, evitando la trappola di rappresentarla attraverso cliché. De Giovanni lo ha sempre detto: non gli interessa una Napoli da cartolina, ma quella vera con tutte le sue contraddizioni. E allora ecco che la fiction la dipinge con sguardo policromo: dai bassi ai vicoletti del centro fino alle vedute mozzafiato sul Golfo, passando per piazze, chiese, terrazze affacciate sul mare, e perfino le stazioni della futuristica metropolitana. Il risultato è una città autentica e spettacolare al tempo stesso. Mai semplice fondo ma presenza viva e multiforme.

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La Napoli quotidiana, colorata e solidale di Mina Settembre

Mina Settembre Serena Rossi Giuseppe Zeno
Mina Settembre

Se I Bastardi di Pizzofalcone esplora il lato poliziesco, Mina Settembre ci restituisce invece una Napoli dal cuore grande, fatta di solidarietà di quartiere, di problemi quotidiani, di speranza. Nei racconti originali, l'assistente sociale si muoveva prevalentemente nei Quartieri Spagnoli, nella serie TV di Rai 1, invece, la sua storia viene spostata nel Rione Sanità, uno dei quartieri più popolari e autentici della città.

Il consultorio dove lavora è ricavato nello storico Palazzo Sanfelice, uno dei luoghi più conosciuti della Napoli cinematografica, visto già, tra gli altri, ne Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone (da una commedia di Eduardo De Filippo).

La protagonista (Serena Rossi) però vive in tutt'altro contesto e nel corso delle puntate ci mostra una città affettuosa e colorata, un mosaico urbano variegato che va dal lungomare di Santa Lucia ai panorami di Posillipo.

La fotografia luminosa e calda mette in risalto il lato umano della città e la coralità dei personaggi, il senso di comunità, restituiscono l'idea di una Napoli che accoglie e non giudica, dove ogni problema si affronta insieme in una dimensione di prossimità. È la Napoli ottimista delle relazioni, dei cortili, delle portinaie, che ti coccola e non ti lascia mai sola. Proprio come Mina.

Il Commissario Ricciardi e la Napoli malinconica degli anni '30

Capodimenote Cortile
Una scena de Il Commissario Ricciardi

Con Il Commissario Ricciardi facciamo un salto nel passato, in pieno regime fascista. Qui la città assume tinte completamente diverse: i romanzi di De Giovanni evocano una Napoli d'epoca, quasi come in una vecchia fotografia, crepuscolare e velata di malinconia, intrisa di storia e superstizione.

Il Commissario Luigi Alfredo Ricciardi (Lino Guanciale), uomo solitario e malinconico, è infatti dotato di un dono oscuro: può vedere gli ultimi istanti delle persone morte in modo violento. Un'abilità che lo aiuta, sì, nelle indagini, ma che lo condanna anche a una vita di isolamento e dolore. Aspetti che, sul piccolo schermo, vengono resi visivamente grazie a toni desaturati e chiaroscuri marcati che ricreano quell'aura d'antan e un senso di perenne struggimento in una Napoli dove convivono miseria e nobiltà.

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Con l'espediente narrativo delle indagini, De Giovanni racconta tutte le classi sociali dell'epoca, dal popolino ai salotti dell'aristocrazia. Il Fascismo c'è ma resta sullo sfondo come una presenza opprimente, mentre Napoli - poetica e dolorosa - appare quasi sospesa tra la vita e la morte. Non a caso uno dei temi chiave della serie è il culto, tutto partenopeo, dei defunti. In cui il napoletano non vive il rapporto con la morte solo con dolore, ma in modo tale da esorcizzarla.

Sara - La donna nell'ombra: la Napoli nascosta di un noir metropolitano

Sara La Donna Nellombra Immagine
Teresa Saponangelo e Claudia Gerini in Sara - La donna nell'ombra

L'ultima arrivata tra le trasposizioni di De Giovanni è Sara - la donna nell'ombra, serie prodotta per Netflix con Teresa Saponangelo e Claudia Gerini. Qui Napoli ha ancora un'altra veste: è una città insolita sullo schermo, più fredda, dura, quasi ostile. E, come sempre, somiglia alla sua protagonista.

Dal punto di vista narrativo le vicende di Sara Morozzi - ex agente segreto di mezza età che indaga sotto traccia sul misterioso omicidio del figlio - si svolgono in una città fatta di ombre, pericoli e zone grigie. La Napoli dei romanzi di Sara era già più cupa e tetra rispetto a quelle di Ricciardi o Mina Settembre, la serie accentua questo tratto con una regia dalle tinte fredde che mettono in risalto l'aspetto metropolitano, spoglio di certi luoghi.

Napoli qui non viene abbellita né edulcorata, e non ci sono scorci mozzafiato: ci sono i capannoni industriali, le periferie desolate, i grattacieli anonimi del Centro Direzionale. E la protagonista si muove quasi clandestinamente tra le pieghe di una città quasi nascosta.

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L'alienazione - urbana, personale, collettiva - è al centro di una storia noir in cui Napoli diventa un labirinto di cemento, ombre e silenzi che può essere spietata come i tormenti interiori di Sara, eppure è così concreta. Una Napoli poco raccontata in TV ma prepotentemente vera.