I vichinghi sono una parte importante dell'immaginario collettivo, anche grazie alla mitologia nordica che ha ispirato universi come quello di J.R.R. Tolkien e la rilettura di Thor a opera della Marvel, che dal 2011 è anche un'icona cinematografica. Adesso ad arricchire quell'immaginario ci pensa la Ubisoft con Assassin's Creed Valhalla, ventiduesimo capitolo del popolarissimo franchise videoludico, dove l'azione si sposta all'anno 873 D.C. durante l'invasione delle isole britanniche da parte delle tribù nordiche. Un'evoluzione affascinante del mondo di Assassin's Creed, che guarda al passato in modo spettacolare per sottolineare le potenzialità del futuro del franchise sul piano narrativo e tecnico.
Per l'occasione ecco la classifica in ordine cronologico dei migliori film sui vichinghi, anche se in alcuni casi ci siamo presi qualche libertà quanto all'attinenza stretta con l'argomento (in due casi specifici i vichinghi sono figure secondarie).
1. I vichinghi (1958)
Ancora oggi il film per antonomasia sul tema dei vichinghi, fin dal titolo: I vichinghi è un'avventura dal sapore deliziosamente classico, a firma di un cineasta affermato come Richard Fleischer e con un cast strepitoso: Kirk Douglas, Tony Curtis, Janet Leigh, Ernest Borgnine (un improbabile cameo nei panni del padre di Douglas, nonostante la differenza di età fra i due attori fosse di soli due mesi). Notevole anche l'uso di vere location norvegesi, che danno un sapore alquanto autentico all'operazione, talmente di successo che diede il via a un intero filone per alcuni anni, tra cui una sorta di remake a firma di Mario Bava e una serie televisiva prodotta da Douglas e andata in onda per una stagione composta da trentanove episodi.
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2. Erik il vichingo (1989)
I vichinghi in versione Monty Python? Non esattamente, perché ce ne sono solo due (il regista Terry Jones affiancato da John Cleese davanti alla macchina da presa), e manca un po' la follia totale del gruppo comico inglese, ma ci si diverte lo stesso con questa avventura fantasy che lo stesso Jones ha adattato - molto liberamente - a partire dal suo libro per l'infanzia. Erik il vichingo è un piccolo oggetto di culto, reso ancora più strambo da ciò che gli è accaduto in seguito: avendo ricevuto la proposta di fare un director's cut, Jones affidò il compito al proprio figlio, il quale creò un montaggio di 75 minuti - l'originale durava 107 - ribattezzato "The Director's Son's Cut".
3. Il 13° guerriero (1999)
Basato sul romanzo Mangiatori di morte di Michael Crichton (a sua volta un incrocio tra le vere esperienze di un musulmano nella terra dei vichinghi e il poema epico Beowulf, il cui protagonista in questa sede si chiama Buliwyf), Il 13° guerriero ebbe una lavorazione a dir poco travagliata, al punto che lo stesso Crichton, non accreditato, sostituì il regista John McTiernan in occasione di alcune riprese supplementari. Il risultato è un film imperfetto, a tratti squilibrato, ma interessante, soprattutto nella seconda parte quando subentra la componente più puramente nordica con contaminazioni anglosassoni.
4. Pathfinder (2007)
Ufficialmente basato su un film norvegese del 1987, Pathfinder è in realtà un'avventura violenta e spettacolare in pura salsa americana (anche se il regista Marcus Nispel in realtà è tedesco). Una storia di lotta fra due popoli, con al centro un giovane vichingo che anni addietro, dopo l'uccisione della sua tribù, fu adottato dagli indigeni americani. Un elemento che in realtà non incide più di tanto sulla trama stessa, essendo l'appeal principale del film la componente più cruenta, di cui Nispel è uno specialista (al punto che furono necessari diversi tagli per evitare problemi di censura negli USA). Bistrattato ai tempi, oggi è un piccolo cult, anche grazie alle prestazioni attoriali di Karl Urban e del cattivissimo Clancy Brown.
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5. Beowulf (2007)
Non un Viking movie in senso stretto, ma siamo in Danimarca nel periodo giusto e quindi lo consideriamo, anche perché è un lavoro imponente quello fatto da Robert Zemeckis per il suo Beowulf. Un adattamento libero dell'omonimo poema, a cura di Neil Gaiman e Roger Avary, che il regista porta sullo schermo con la performance capture e gli ambienti in CGI, restituendoci l'afflato epico del testo senza doversi preoccupare di eventuali limitazioni fisiche (basti pensare allo stesso Beowulf, il cui interprete Ray Winstone non sarebbe mai stato preso in considerazione in altre circostanze). Puro spettacolo, a cura di un regista che ha un grande occhio per la tecnica senza mai perdere d'occhio la componente umana, per quanto coperta da strati di "trucco" digitale.
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6. Outlander (2008)
Ancora Beowulf, ma questa volta in ottica fantascientifica, poiché in Outlander (da non confondere con la serie TV basata sui romanzi di Diana Gabaldon) il protagonista è un alieno che si ritrova alla corte di Hrothgar e deve sconfiggere una creatura mostruosa anch'essa proveniente da mondi lontani. Agli appassionati del testo originale non andrà interamente giù, e anche ai fan di certa fantascienza sembrerà un po' un déjà vu (alcune sequenze si rifanno a Predator), ma nel complesso è un buon divertimento che rilegge in modo simpatico materiale sempiterno, aggiornandolo con un certo gusto. Anche in questo caso l'apprezzamento è arrivato in un secondo momento, poiché in sala andò malissimo (7 milioni di dollari al box office, quasi un settimo del budget).
7. The Secret of Kells (2009)
Anche qui i vichinghi c'entrano poco, essendo una presenza minore sotto forma di minaccia all'orizzonte, ma l'occasione era troppo ghiotta: dovevamo includere The Secret of Kells, gioiello di matrice irlandese che ha segnato l'esordio nel lungometraggio dello studio Cartoon Saloon, specializzato in storie realizzate con tecniche tradizionali. Liberamente basato su veri elementi della cultura irlandese (come gli altri film del regista Tomm Moore, co-fondatore di Cartoon Saloon), è un'avventura a base di innocenza, natura, animali e amore per i libri, il tutto con uno stile che rende subito l'idea della magia locale. Da recuperare prima del prossimo film di Moore, il bellissimo Wolfwalkers, prossimamente su Apple TV+.
8. Valhalla Rising (2009)
Prima della trasferta più o meno permanente negli Stati Uniti, il cineasta danese Nicolas Winding Refn si è congedato dalla natia Danimarca (anche se in realtà il film è ambientato e girato in Scozia, dove ci fu un'area occupata dagli scandinavi) con Valhalla Rising, un lungometraggio visionario, allucinato e allucinante, dominato dalla performance interamente muta di Mads Mikkelsen, guerriero privo di parola in un mondo confuso dove le minacce sono sia umane che non. Un film da vedere nelle circostanze giuste, preferibilmente a orari tardivi, come accadde in occasione dell'anteprima mondiale alla Mostra di Venezia, all'interno del programma di mezzanotte.
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9. Dragon Trainer (2010-2019)
Qui abbiamo leggermente barato, includendo tre film al prezzo di uno, ma non potevamo fare altrimenti perché il rapporto d'amicizia tra il giovane vichingo Hiccup e il drago Toothless è una storia completa in tre atti, raccontata attraverso i tre Dragon Trainer con passione e sincerità dal regista Dean Deblois. Abbondano le risate e l'azione, ma c'è sempre un sottofondo di malinconia, dettato dalla volontà di chiudere la trilogia con la prima frase dei romanzi originali: "Quando ero ragazzo esistevano i draghi." Nota di merito per il capo Stoick, artefice della battuta più bella del trittico quando gli fanno presente che nessuno è mai tornato vivo dalla terra dei draghi: "Siamo vichinghi, è un rischio del mestiere!"
10. Asterix e Obelix al sevizio di sua maestà (2012)
Anche qui i vichinghi non sono propriamente protagonisti, anzi, sono antagonisti in ottica demenziale, ma è un'ottima scusa per ripescare quello che ad oggi è l'ultimo adattamento live-action dei fumetti di Goscinny e Uderzo. Asterix e Obelix al servizio di sua maestà (l'ultimo lungometraggio dove Obelix ha il volto di Gérard Depardieu) trae ispirazione da due albi, Asterix e i britanni e Asterix e i normanni, unendone gli elementi migliori per creare un racconto esilarante di avventure a base di trasferte internazionali, giochi di parole e citazionismo. Di culto il vichingo sottoposto alla Cura Ludovico in stile Arancia meccanica, e per il pubblico italiano c'è la chicca aggiuntiva dei camei di Luca Zingaretti, Neri Marcorè e Filippo Timi.