Somebody I Used to Know, la recensione: Alison Brie e un film in cui rispecchiarsi

La recensione di Somebody I Used to Know - Mi ricorda qualcuno: Dave Franco scrive e dirige un film spontaneo e (al) naturale, in cui poter ritrovare i fantasmi del passato che non ci fanno dormire la notte. Protagonista, Alison Brie. In streaming su Prime Video.

Somebody I Used to Know, la recensione: Alison Brie e un film in cui rispecchiarsi

Titolo simile per il film diretto da Dave Franco che, per un pronome, si distacca dalla canzone di Gotye. Somebody I Used to Know, infatti, non c'entra nulla con la canzone Somebody That I Used to Know, che ha scalato le hit nel 2011. Anche se a leggere il testo potrebbero esserci diverse assonanze, e forse nemmeno troppo casuali. Del resto, quando si parla di passato, siamo tutti sulla stessa turbolenta barca. Già perché quello di Franco, che si sviscera dai toni più classici della commedia romantica, pone l'accento sulle domande che ci tengono svegli la notte, spalancando di netto quell'armadio strapieno di fantasmi. La protagonista del film (lo trovate in streaming su Prime Video, con il titolo italiano di Mi ricorda qualcuno), in questo caso, è determinata a farli uscire, liberandoli e - di conseguenza - liberando sé stessa.

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Mi ricorda qualcuno: Alison Brie in una scena del film

Una scena è particolarmente emblematica: una penna usb che contiene un video di una vita trapassata, quando tutto era più facile e tutto era più bello. Vai sul play, ed ecco che una valanga di ricordi tornano a riaffiorare, dagli occhi fino alla pelle. Addirittura, riecco gli odori, creduti persi, che si riaccendono per magia. Una macchina del tempo, per un tempo che non esiste, accompagna la sceneggiatura firmata dallo stesso Franco insieme a Alison Brie, cucendo sulle sue corde interpretative il profilo di Ally (ma i due avevano già lavorato insieme per The Rental). Un profilo che sentiamo subito molto vicino, ritrovandoci nei suoi convulsi pensieri fermi ad aspettare un treno già passato.

Somebody I Used to Know: ritrovare il filo del discorso

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Mi ricorda qualcuno: Alison Brie in una scena del film

Del resto, in Somebody I Used to Know, prodotto da Amazon Studios, dal profumo inebriante di legno, shot di whiskey e parole non dette, traccia una linea netta tra cambiamenti, fraintendimenti, seconde possibilità, dimensioni ritrovate. La storia inizia quando Ally (Alison Brie, appunto), showrunner televisiva, chiude abilmente una rivelazione shock all'interno del suo reality show. Nella vita, scopriremo, avrebbe voluto fare altro, ma la ricerca del successo hollywoodiano ha fatto sì che i compromessi avessero la meglio sulla dignità. Eppure, è la vita stessa a metterci una toppa: la rete interrompe la serie ed Ally, workaholic, si ritrova senza un impiego, da sola e con il suo gatto arancione.

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Mi ricorda qualcuno: Alison Brie in una scena del film

Per ritrovare il filo del discorso, decide di andare a far visita a sua mamma (Julie Hagerty), nella città dov'è nata. Guardando fuori dal finestrino di un aereo arriva a Leavenworth, situata tra le umide montagne di Washington. Ma le montagne, per Ally, diventano delle montagne russe: appena tornata, si ferma nel suo vecchio pub dove incontra Sean (Jay Ellis), l'ex fidanzato che non vede da dieci anni. C'è intesa, la vecchia chimica torna a risplendere, si risvegliano i sentimenti sopiti. Ma c'è un problema, Sean sta per sposarsi con Cassidy (Kiersey Clemons). Il paradigma, assimilabile al più classico dei triangoli, viene tuttavia ribaltato. E Ally finisce per fare amicizia (anche) con Cassidy.

Somebody I Used to Know: nel trailer ufficiale le primi immagini del nuovo film di Alison Brie

Le prospettive del cambiamento

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Mi ricorda qualcuno: Alison Brie e Kiersey Clemons in una scena del film

Il pregio principale di Somebody I Used To Know è proprio l'autenticità. Un'autenticità che supera il tono e gli umori, si smarca dai drammi e distribuisce in modo intelligente i sorrisi. In fondo, il film, è il paradigma di quel vecchio filmato: spontaneo, vibrante, adorabile, tenero, goffo. Una scrittura dinamica, quindi, per una messa in scena curata (abbiamo un debole per il settore, ma occhio alla fotografia di Brian Lannin, è notevole), avvolgendo i personaggi mossi da un'intimità e una naturalezza di famigliare vicinanza. Si potrebbe dire che la citazione de Il matrimonio del mio migliore amico non è casuale: il pragmatismo colorato di una certa commedia Anni Novanta, oggi, si è biforcato in un lontano sottogenere popolato da personaggi col cuore distrutto che cercano conforto nelle loro città suburbane.

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Mi ricorda qualcuno: una scena del film

Chiaro, nulla di indimenticabile, né di rivoluzionario (un consiglio, vedetelo in originale, il doppiaggio italiano è decisamente scadente), ma il percorso di Ally trasuda nostalgia, riflette i rimpianti (fatevene una ragione, tutti ne abbiamo) e ci cala dritti dritti in una dimensione che, nelle notti insonni, tendiamo ad accarezzare: tornare dove tutto è iniziato, crogiolarsi all'idea che quei fantasmi siano ancora fermi ad aspettarci, innamorati e pronti a perdonarci. Mentre ogni cosa è lì, al proprio posto. Macchie comprese. Solo che - anche se non vogliamo ammetterlo - tutto è irrimediabilmente cambiato. In meglio o in peggio? Beh, dipende dalla prospettiva. Ultima nota, nella soundtrack ci sono due grandissimi pezzi: Better Days di Graham Nash e Don't Think Twice, It's All Right di Bob Dylan. Come dire, si vuol vincere facile...

Conclusioni

Concludiamo la recensione di Somebody I Use to Know rimarcando la sua naturalezza, la sua dinamicità e la sua semplicità. Ingrediente essenziali, che ci portano decisamente vicini al personaggio interpretato da Alison Brie. Smarcandosi dai concetti della classica commedia romantica, quella di Dave Franco è invece una pellicola umorale che centra il punto: il nostro rapporto con il passato e, soprattutto, con le relazioni passate. Tutto funziona, ma il confine cinematografico si esaurisce subito dopo la visione.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • Alison Brie, sempre convincente.
  • La naturalezza della storia, in cui ritrovarsi.
  • Una buona messa in scena.
  • Ottima soundtrack.

Cosa non va

  • Ha un confine filimico limitato. Insomma, si dimentica presto.