Le riprese di Le due facce dell'amore - miniserie in sei puntate prodotta de Mediaset e in onda su Canale 5 il mercoledì sera a partire dal 6 ottobre - devono essere state particolarmente coinvolgenti, a giudicare almeno dalla reazione di Nathalie Rapti Gomez, che durante la conferenza stampa romana è addirittura scoppiata in lacrime ricordando le tormentate vicissitudini del suo personaggio. In effetti la storia di Caterina, giudiziosa studentessa universitaria travolta da una contrastata storia d'amore con "Il Duca", spietato malavitoso romano (interpretato da Daniele Liotti) può di certo essere definita come "strappalacrime". Una sorta di "Giulietta e Romeo" (almeno così l'ha definita il direttore fiction di Mediaset Giancarlo Scheri) adattata ai tempi di Romanzo Criminale. Ma il modello originario viene da oltreoceano, e più precisamente dal libro Sin Tetas No Hay Paraiso di Gustavo Bolivar, da cui deriva l'omonima telenovelas colombiana che ha suscitato un vespaio in patria perché descrive con crudezza l'atteggiamento disinibito di donne disposte a tutto pur di concupire i boss del narcotraffico. La versione italiana, codiretta da Monica Vullo e Maurizio Simonetti, si ispira tuttavia soprattutto all'adattamento spagnolo, ben più blando e confacente al gusto del pubblico europeo. Il risultato è una fiction che non rinuncia alla forte impostazione popolare del format capostipite, ponendo in primo piano la componente melodrammatica e sentimentale del rapporto tra i due protagonisti. Vi sono però ulteriori elementi che tradiscono l'origine latina: oltre al fatto che la fiction è stata in parte girata in Argentina, si segnala anche la presenza di Lola Ponce nelle conturbanti vesti di Jessica, rivale in amore di Caterina. Alla conferenza stampa gli interpreti raccontano il modo in cui si sono rapportati ai rispettivi personaggi; mentre i responsabili Mediaset illustrano le motivazioni che hanno influenzato le scelte dell'adattamento.
Questa storia ci viene presentata come un melodramma sentimentale, eppure vi sono anche degli elementi noir. Inoltre alcune scene presentano dei contenuti forti e delle immagini truculente. Giancarlo Scheri: Raccontare una storia d'amore in seicento minuti non è semplice. Per riuscire a mantenere alto l'interesse del pubblico è necessario che la relazione tra i due protagonisti sia contrastata. Da questo punto di vista abbiamo addirittura attinto agli archetipi della letteratura, come Romeo e Giulietta o Tristano e Isotta, calando questi prototipi universali in un contesto attuale. L'elemento criminale che fa da sfondo alla storia, presente in molti altri prodotti di questo tipo, serve solo a rendere più forte il contrasto tra i due protagonisti, che vivono un amore impossibile. A mio parere non si tratta di una fiction che presenta dunque immagini particolarmente violente, ma di un prodotto adatto al prime time e che può essere visto anche da bambini assieme ai loro genitori.Come si è proceduto all'adattamento dal format originale? Donatella Diamanti (responsabile coordinamento delle sceneggiature): Adattare un format non significa cambiare semplicemente il luogo dell'ambientazione e lasciare tutto il resto invariato. L'obiettivo è al tempo stesso quello di rispettare l'essenza del soggetto originale, ma di adattarlo anche alla sensibilità della cultura italiana. Per questo motivo non abbiamo preso a modello il format originale colombiano, ma piuttosto la versione spagnola, che è più simile alla nostra identità. Tuttavia anche la situazione italiana è differente rispetto a quella spagnola, soprattutto nell'attuale momento storico-politico, e dunque è stato necessario introdurre alcuni cambiamenti per trasporre la storia nell'ambiente romano. Devo dire che molto spesso gli sceneggiatori non sono soddisfatti del risultato finale, ma in questo caso sia il regista che gli interpreti sono riusciti a rendere totalmente le nostre intenzioni narrative.
Come si sono rapportati gli attori con i loro rispettivi personaggi? Daniele Liotti: Finalmente impersono un cattivo! Ho interpretato tanti personaggi buoni, dai preti ai santi, perfino gli impotenti, ma adesso finalmente mi hanno fatto fare il criminale! Mi era stato chiesto di interpretare il Duca anche alla terza stagione della fiction spagnola, dato che l'attore originale si era rifiutato di proseguire la serie. Ma parallelamente è arrivata anche l'offerta italiana, e naturalmente ho preferito lavorare nel mio Paese. Non credo che il mio personaggio sia al cento per cento un cattivo, è piuttosto una persona con cui la vita è stata ingenerosa è che ha finito per essere trascinato nel mondo della criminalità. Ma grazie all'amore di Caterina riuscirà a redimersi e a riscoprire i sentimenti profondi che giacevano nella sua anima. Vorrei ringraziare tutto il team di sceneggiatori, che si è dimostrato molto paziente nei miei confronti, accogliendo i miei suggerimenti e le mie integrazioni persino durante le riprese.Nathalie Rapti Gomez: Caterina è in assoluto il personaggio in cui mi sono calata che mi ha fatto soffrire di più. È una figura che incarna gli ideali dell'amore, della purezza e dell'ingenuità. Quando una persona è giovane come lei è come se non avesse sovrastrutture; segue solo i suoi sentimenti e lotta con tutte le sue forze per soddisfarli. Mi emoziono moltissimo al solo parlare di questo personaggio (si mette a piangere). Vi chiedo scusa, ma ripensando a Caterina mi tornano in mente tutte le scene molto coinvolgenti che ho girato. Ringrazio tutte le persone che mi hanno concesso l'opportunità di interpretarlo.
Lola Ponce: Jessica è una donna con numerosi tratti forti. È spericolata, sensuale, divertente, intuitiva, intelligente. Non è un'arrivista, ma piuttosto un personaggio indipendente, in grado di ottenere ciò che vuole sfruttando anche gli uomini. Per la prima volta interpreto un ruolo con alcune caratteristiche molto diverse dalla mia personalità. Per calarmi nella parte mi sono ispirata piuttosto a molte donne che ho visto in giro. Infatti nella vita mi piace molto osservare, prendere spunti dalle persone che incontro, anche semplici sconosciuti per strada. Dopo aver interpretato quasi tutti i personaggi Disney, finalmente credo di essere maturata e di riuscire a mettermi in gioco in un ruolo totalmente diverso, che mi ha dato una nuova carica. Spero che vedermi in questa nuova veste diverta anche il pubblico .
Lorenzo Flaherty: Credo che in questo caso a vincere sia stato il lavoro di squadra. Infatti si è creato un forte affiatamento, sia con i colleghi italiani, sia con la troupe argentina. Con Daniele è nata una bella amicizia e ci telefonavamo la sera per confrontarci al termine delle rispettive riprese. Per quanto riguarda il mio personaggio, pur avendo interpretato già in passato degli uomini di legge, in questa fiction impersono un ruolo un po' particolare, un personaggio dalla psiche più complessa, che cova dentro di sé alcune ossessioni e alcuni conflitti irrisolti con il Duca. Nel libro originale da cui è tratta la serie colombiana, uno dei temi centrali era l'ossessione per la chirurgia plastica da parte della protagonista, disposta addirittura a farsi operare al seno pur di conquistare il proprio uomo. Questo elemento è stato sviluppato anche nella versione originale? Giancarlo Scheri: Nel nostro adattamento si è deciso di porre in primo piano soprattutto la storia d'amore tra Caterina e il Duca, smussando alcuni elementi forti che erano presenti nella fiction colombiana, che ha rappresentato un vero e proprio scandalo in patria. Alcuni temi, infatti, si adattavano poco alla cultura e alla società italiana.
Lola Ponce: Ho visto tutte e tre le versioni della storia (colombiana, spagnola e italiana) e devo dire che l'adattamento italiano è il più adeguato alla sensibilità del pubblico europeo. È come tradurre un libro in una lingua diversa; è necessario rispettare l'essenza del significato originario, ma al tempo stesso adattarlo alla cultura del pubblico locale.
Daniele Liotti: La versione originale parla di una ragazza che si prostituisce per poter entrare nel mondo dei narcotrafficanti. Come è facile intuire, si tratta di un contesto molto distante da quello italiano. La storia non poteva dunque essere trasposta in modo letterale, ma era necessario cambiare molti aspetti, focalizzandosi soprattutto sulla storia d'amore tra i protagonisti.
Nathalie Rapti Gomez: Nel format originale colombiano Caterina non è guidata dall'amore, ma piuttosto dalla necessità di sopravvivere in un mondo così duro. La scelta di rifarsi il seno è la conseguenza di questo atteggiamento. Nella versione italiana è invece un aspetto del tutto marginale, legato ai suoi sentimenti nei confronti del Duca.
Per quale ragione la serie è stata girata in Argentina? Giancarlo Scheri: Anzitutto vorrei chiarire che l'anno scorso su circa duecentocinquanta ore di fiction girate in Italia, solo dieci ore sono state realizzate all'estero, nella maggior parte dei casi per esigenze particolari di location o di ricorrere a professionalità specifiche. Il nostro obiettivo rimane quello di raccontare le storie del nostro Paese, e per fare questo abbiamo bisogno delle facce, dei luoghi e delle maestranze italiane. Nel caso di Le due facce dell'amore alcune scene erano ambientate in America Latina e, anche per esigenze produttive, si è deciso di effettuare delle riprese in Argentina.
Quali sono i progetti futuri del cast?
Lola Ponce: Questo lo considero un anno di crescita artistica per me, perché mi sono dedicata a interpretare personaggi completamente diversi. Oltre a questa fiction, parteciperò al musical rock tratto da I promessi Sposi e ho recitato nel nuovo film di Sergio Castellitto, La bellezza del somaro, in cui interpreto un giovane architetto. In questo modo spero almeno di non annoiare il pubblico!
Daniele Liotti: Ho passato un bel po' di tempo in Spagna per girare un film in due puntate, La herencia Valdemar. Mentre tra poco uscirà nelle sale l'opera di un regista italiano esordiente, Sulla strada di casa, cui tengo molto. Al momento sto valutando altri progetti e mi sto dedicando soprattutto a mio figlio, che nell'ultimo anno ho trascurato parecchio..
Lorenzo Flaherty: Tra cinque settimane inizierò a girare un nuovo lavoro per Canale 5, che sarà una sorta di rivisitazione in chiave moderna de Il Conte di Montecristo. Ma al momento non è possibile dire di più...
In questo periodo di delirio dei palinsesti, può garantirci che questa fiction non muterà la sua collocazione settimanale? Giancarlo Scheri: Abbiamo pensato che il mercoledì sera possa essere più adatto per una produzione di questo tipo, che crediamo possa interessare in particolare (ma non esclusivamente) il pubblico femminile. Non è nostra intenzione variare la programmazione, anche se bisogna sempre adattarsi a eventuali cambiamenti della concorrenza. In ogni caso il nostro obiettivo è quello di fidelizzare il pubblico di telespettatori, è questo è possibile solo se la collocazione non muta.