Come si può non voler bene a Massimo Troisi? Per qualcuno di noi Massimo è qualcuno che c'è sempre stato, fin da quando eravamo bambini. Era spesso lì, a farci compagnia in salotto, a giocare con noi e a scherzare come uno di quegli zii che venivano a trovarti ogni tanto e ti facevano divertire. Massimo Troisi in realtà era in tivù, in quegli indimenticabili sketch insieme a Lello Arena ed Enzo Decaro, conosciuti come La Smorfia. Le scenette sulla Natività, cioè l'Annunciazione (annunciaziò, annunciaziò, annunciaziò) e su San Gennaro, e tante altre, ci sono rimaste nel cuore, e ogni volta che le vediamo passare in tv non possiamo non fermarci a guardarle. Seguire Massimo Troisi al cinema è sempre stato bellissimo e, allo stesso tempo, ci lascia la sensazione di restare in famiglia. Per questo sarà un piacere rivedere alcuni dei suoi film (Scusate il ritardo, Le vie del Signore sono finite, Pensavo fosse amore invece era un calesse, Il Postino) che sono disponibili in streaming su Infinity dai primi giorni di settembre.
Abbiamo deciso di ripercorrere la carriera cinematografica di Massimo Troisi, un artista che è stato con noi da sempre, ma che se ne è andato troppo presto. E allora, al momento di scegliere i suoi migliori film, abbiamo preso tutti i suoi film da regista, compreso quel Non ci resta che piangere, diretto e interpretato in coppia con Roberto Benigni, e Il Postino, diretto da Michael Radford insieme a Troisi, anche se non risulta accreditato come regista. I personaggi di Massimo Troisi al cinema sono sempre stati degli antieroi, degli schivi, dei timidi, personaggi che, fino a quel momento nel cinema italiano si erano visti poco, soprattutto nelle commedie. Personaggi estremamente moderni, estremamente sensibili, come era l'artista napoletano. Non a caso, lui, Verdone e Nuti furono definiti dalla critica i "malincomici", un neologismo che rappresenta alla perfezione Massimo Troisi, come gli altri due attori e registi, per come sono stati capaci di unire la comicità alla malinconia, la risata alla fragilità, la simpatia alla sensibilità.
Ecco quindi quelli che secondo noi sono i migliori film di Massimo Troisi.
Ricomincio da tre
Ricomincio da tre (1981) è il primo, indimenticabile film di Massimo Troisi. È quello che racchiude tutto ciò che c'era stato prima, e quello che sarebbe arrivato. C'è soprattutto la cifra di quello che sarebbe stato il personaggio di Massimo Troisi al cinema, una sorta di antieroe, un uomo moderno, sensibile, spesso irrisolto. C'è tutto questo nella storia di Gaetano, un ragazzo di San Giorgio a Cremano che cerca di cambiare la sua vita di provincia, fatta di famiglia e uscite con gli amici. Così decide di trasferirsi a Firenze, dalla zia paterna. Ma non è un "emigrante", perché in Campania un lavoro ce l'aveva, come ci tiene a dire lui, in uno dei tormentoni del film. A Firenze, dalla zia, non tutto va come dovrebbe. Ma incontra anche Marta (Fiorenza Marchegiani), di cui piano piano si innamora. Accanto a Troisi c'è Lello Arena, già insieme a lui ne La Smorfia, e in un piccolo ruolo c'è Marco Messeri. Ma perché Ricomincio da tre? In questo senso il dialogo tra Gaetano e l'amico Lello, è illuminante. "Chell ch'è stato è stato... basta, ricomincio da tre..." "Da zero!..." "Eh?..." "Da zero: ricomincio da zero". "Nossignore, ricomincio da... cioè... tre cose me so' riuscite dint'a vita, pecché aggia perdere pure chest? Aggia ricomincia' da zero? Da tre!". Un dialogo da antologia, come il monologo che chiude il film, sul perché a un figlio sia meglio dare un nome corto. Come Ciro. Il film vinse due David di Donatello, miglior film e miglior attore, e divenne campione di incassi al botteghino italiano, con 14 miliardi di lire. A oggi è il film rimasto più a lungo nelle sale italiane, con un record di 43 settimane consecutive.
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Scusate il ritardo
Scusate il ritardo (1982) è il secondo film di Massimo Troisi. Il titolo si riferisce sia al tempo passato tra il suo primo e il suo secondo film - è datato 1982 ma uscì solo nel marzo del 1983, a due anni dal primo - sia ai rapporti di coppia e ai tempi dell'amore, un campo nel quale non sempre si è in sincronia. Massimo Troisi è Vincenzo, un giovane disoccupato che vive una vita senza stimoli e sembra sfuggire e ogni responsabilità. La svolta nella sua vita potrebbe arrivare quando conosce Anna (Giuliana De Sio), una vecchia compagna di scuola della sorella, Ma anche qui Vincenzo sembra manifestare i suoi soliti difetti, la sua indolenza, e non sembra coinvolto fino in fondo. Anna sembra soffrire questa situazione e così prova ad allontanarsi da lui. Sarà il suo amico Tonino (Lello Arena, anche qui accanto a Troisi), una volta ritrovato l'amore, a risultare importante per far avvicinare i due innamorati. Scusate il ritardo conferma il talento di Massimo Troisi e il suo successo al botteghino (3 miliardi e mezzo di incasso che gli valgono il Biglietto d'oro). Troisi vinse anche la Maschera d'Argento, il premio UBU e il premio De Sica. Mentre Lello Arena e Lina Polito (che interpreta Patrizia, la sorella di Vincenzo) vinsero il David di Donatello come miglior attore e attrice non protagonista. Scusate il ritardo è disponibile dall'8 settembre su Infinity.
Non ci resta che piangere
Non ci resta che piangere è il terzo film da regista di Massimo Troisi, scritto diretto e interpretato in coppia con Roberto Benigni (alla sceneggiatura partecipò anche Giuseppe Bertolucci). L'unione tra i due è esplosiva e dà vita a un cult movie amatissimo. E sposta, per un attimo, il cinema di Massimo Troisi verso il film comico vero e proprio. Era il 1984 e Robert Zemeckis dove ancora dirigere Ritorno al futuro quando i nostri eroi, Mario e Saverio, già viaggiavano nel tempo. A loro insaputa i due amici si ritrovano nel borgo di Frittole, nel "milleequattro, quasi milleecinque", cioè nel lontano 1492. Vengono accolti dalla famiglia di Vitellozzo (Carlo Monni), mentre Mario si innamora di Pia (Amanda Sandrelli), giovane di ricca famiglia, e Saverio continua a dire a Mario di chiederle se ha un'amica. Ma il vero obiettivo di Saverio è arrivare in Spagna per impedire a Cristoforo Colombo di salpare e scoprire l'America. Non ci resta che piangere è un film di una comicità libera e sfrenata, surreale e dove in pratica ogni scena è una scena cult. È un film che, a partire da uno spunto molto semplice, viaggia sull'istinto e l'improvvisazione, rifacendosi alla commedia di strada. Dalla madre di Vitellozzo ("ricordati che ti ho voluto bene più che... uguale") agli scambi tra Mario e Pia ("giocare, giocare, giocare..." e "yesterday, bon bon", la canzone dei Beatles che Mario canta a Pia che ovviamente ancora non conosce i Beatles). Dal "ricordati che devi morire" "mò me lo segno" fino alla straniante lettera al Savonarola (un omaggio a Totò, Peppino e la... malafemmina) fino all'incontro con Leonardo Da Vinci. E l'immancabile passaggio alla dogana. "Alt! Chi siete? Cosa portate? Sì, ma quanti siete? Un fiorino!". Meno amato, al tempo, dalla critica rispetto agli altri film di Troisi, fu campione di incassi nel 1984-85, incassando 15 miliardi di lire. Di recente è stato omaggiato da film come Non ci resta che il crimine e Il primo Natale. E, anche vedendo Yesterday di Danny Boyle, dove un ragazzo è l'unico a conoscere i Beatles, in tanti hanno pensato a Massimo Troisi...
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Le vie del Signore sono finite
Le vie del Signore sono finite, del 1987, segna una prima svolta nel cinema di Massimo Troisi. L'attore napoletano abbandona le storie minimaliste e i suoi personaggi quotidiani per raccontarci una storia ambientata durante il Fascismo e l'era Mussolini ("Per far arrivare i treni in orario, se vogliamo, mica c'era bisogno di nominarlo capo del governo, bastava farlo capostazione" è la fulminante battuta sul Duce). Massimo Troisi è Camillo, un barbiere che soffre di una malattia psicosomatica: ha perso infatti l'uso delle gambe ma senza aver subito alcuna lesione. Secondo il suo medico, è dovuto invece alla sofferenza per la fine dell'amore con Vittoria (Jo Champa), una ragazza francese che vive in Italia. Al ritorno da Lourdes, incontra Orlando (Massimo Bonetti), lui realmente paralitico, che gli parla di psicanalisi e di Freud. Le loro vite si incroceranno ancora, e con esse, tra adii ed equivoci, anche quella di Vittoria. Con Le vie del Signore sono finite Massimo Troisi alza il tiro, e i suoi film si avvalgono della musica di Pino Daniele, che firma la colonna sonora. Il film ha vinto il Nastro d'Argento per la miglior sceneggiatura. Le vie del Signore sono finite è disponibile dal 9 settembre su Infinity.
Pensavo fosse amore invece era un calesse
Il sodalizio con Pino Daniele continua in Pensavo fosse amore invece era un calesse, il film di Massimo Troisi del 1991. Il cantautore napoletano anche qui firma la colonna sonora del film, caratterizzata da una delle sue canzoni più belle, l'indimenticabile Quando. Pensavo fosse amore.. invece era un calesse è la storia di una coppia, Tommaso (Massimo Troisi) e Cecilia (Francesca Neri). I due stanno per sposarsi, ma i fantasmi di alcune donne, delle rivali ipotetiche, fanno desistere Cecilia, che comunica a Tommaso di non volerlo più sposare. Così lei si lega ad Enea (Marco Messeri), un uomo poco avvenente, che Tommaso stenta a credere possa piacerle. Tra equivoci e traversie, compreso anche il ricorso alla magia bianca, Tommaso e Cecilia sembrano riavvicinarsi e a organizzare il loro matrimonio. Ma... Il finale del film è sorprendente. "Perché calesse?... per spiegare al meglio la delusione di un qualcosa le cui aspettative non sono state mantenute, poteva essere usato un qualsiasi altro oggetto, una sedia o un tavolo, che si contrappone come oggetto materiale all'amore spirituale che non c'è più. Mi piaceva e poi si possono trovare tante cose con il calesse: si va piano, si va in uno, si va in due, ci sta pure il cavallo...". Questo è quello che raccontò Troisi a proposito del titolo di un film poetico, delicato, che la musica di Pino Daniele e il volto di Francesca Neri rendono inconfondibile. È un film che Troisi voleva fare da tempo, dedicato esclusivamente all'amore, ai sentimenti e alla difficoltà di portare avanti delle relazioni. Il film vinse un David di Donatello per il miglior attore non protagonista, ad Angelo Orlando, e due Nastri d'Argento, a Francesca Neri come miglior attrice e a Pino Daniele per la colonna sonora. Pensavo fosse amore invece era un calesse è disponibile dal 7 settembre su Infinity.
Il Postino, la sorella di Massimo Troisi svela: "Il film è stato un percorso di dolore"
Il Postino
Il postino, del 1994, è l'ultimo film di Massimo Troisi, il suo testamento artistico. L'attore sarebbe infatti scomparso, nel sonno, per un infarto, solo poche ore dopo la fine delle riprese. Diretto da Michael Radford (e dallo stesso Troisi, non accreditato) e ispirato al romanzo Il postino di Neruda (Ardiente paciencia) dello scrittore cileno Antonio Skármeta, Il Postino è un film sulla poesia che a sua volta è poesia. Siamo negli anni Cinquanta e Mario Ruoppolo (Troisi) vive su un'isola del sud dell'Italia che da qualche tempo ha dato asilo politico al poeta cileno Pablo Neruda. Viene assunto come postino per consegnare la posta all'artista (interpretato da un grande Philippe Noiret). E così, frequentando l'uomo, comincia a conoscere la poesia, ad appassionarsi ad essa. Quando conosce la bellissima Beatrice Russo (Maria Grazia Cucinotta) e se ne innamora, la poesia servirà a manifestare i suoi sentimenti e a conquistarla. Storia di poesia e di amore, di amicizia e di ideali, Il Postino ottenne 5 candidature agli Oscar 1996 (miglior film, miglior attore protagonista, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior colonna sonora di Luis Bacalov che fu l'unica a tramutarsi in Oscar). Vinse però un BAFTA al miglior regista e un BAFTA alla migliore colonna sonora e un Critics' Choice Movie Award al miglior film straniero, il David di Donatello per il miglior montatore e un Nastro d'argento alla migliore colonna sonora. Il film fu rimandato più volte a causa delle condizioni di salute di Troisi, che alla fine decise di girarlo prima del trapianto che i medici gli consigliarono. La lavorazione tenne conto di tutto questo, con un numero di ore limitato e l'uso di una controfigura in caso di scene faticose. "Fu amore a prima vista. Stavamo sempre insieme. Vedendolo nel Postino ho pianto. Era come un volo senza ali, il suo corpo smagrito fluttuava sopra lo schermo, magicamente" disse di lui Roberto Benigni. Il Postino è disponibile dal 6 settembre su Infinity.