Tra le commedie scritte da Eduardo De Filippo, Questi fantasmi è certo tra le più pirandelliane. Opera complessa e basata su una sofisticata, divertita ma inquietante ambiguità che attraversa tutto il testo, la commedia lascia allo spettatore l'interpretazione ultima sui pensieri, e sulla natura degli atteggiamenti, del suo protagonista e degli altri personaggi. Un gioco a incastri, un'indagine su miserie e disillusioni della famiglia borghese, con un'anima profondamente nera e amara sotto la patina giocosa, che di tale microcosmo offre un ritratto impietoso e pessimista.
Un uomo che di teatro ha sempre vissuto, come Massimo Ranieri, non poteva mancare l'occasione di confrontarsi con Eduardo, e con alcune delle sue opere più rappresentative: così, dopo i recenti Filumena Marturano e Napoli milionaria!, andati in onda sul primo canale Rai rispettivamente a novembre 2010 e maggio 2011, il cantante/attore ha deciso di adattare per la televisione anche questa commedia, avvalendosi della collaborazione di Gualtiero Peirce e Franza Di Rosa rispettivamente ai testi e alla regia, e del maestro Ennio Morricone per il commento musicale. Un adattamento fedele nei dialoghi e nella regia, che pur pagando qualcosa alla scelta di mantenere l'impostazione teatrale della messa in scena, restituisce tutto il cinismo, e l'ambiguità di fondo, del testo di Eduardo, grazie anche a un gruppo di ottimi attori tra cui spiccano, oltre allo stesso Ranieri, interpreti come Donatella Finocchiaro e Gianfranco Jannuzzo.
Ranieri ha poi preso la parola e ha introdotto l'opera, dopo aver presentato il cast e la troupe: "Eduardo fa parte di noi napoletani, lo portiamo dentro, portiamo il suo teatro e la sua napoletanità. Questa è la sua commedia che preferisco, perché noi siamo affascinati più dal male che dal bene, e questa è una commedia sinistra: i personaggi non sono mai chiari, sono sempre al limite della verità e del surreale. Perché da 65 anni Questi fantasmi continua ad essere rappresentata? Il protagonista 'lo è o ci fa'? Questo lo sa solo Eduardo, così come solo lui sa se qualsiasi personaggio 'lo è o ci fa'. Ognuno gioca un ruolo, una parte, e il gioco delle parti attraversa tutta la commedia, essendo Eduardo allievo di Pirandello. Più andavo avanti, più scoprivo quali erano le cose che non si potevano scoprire, perché restavano nel pensiero di Eduardo. Il pericolo era quello di andare a finire nel realismo, ma non è successo: dicevo a tutti di non 'spingere' troppo con la recitazione proprio per evitare questo rischio. Bisogna sempre sottrarre, mai aggiungere, proprio per evitare il realismo. Va sottolineata la bellezza della scenografia, un cilindro davvero inquietante, è stato bravissimo lo scenografo che ha realizzato tutto in modo artigianale, come si faceva una volta. Il maestro Morricone, come sempre, ha affondato il coltello senza lasciare niente in superficie. Di tredici composizioni da lui scritte ne ho utilizzate ben dodici: non volevo lasciare niente fuori, perché sono tutte composizioni meravigliose. Abbiamo ridato al pubblico il maltolto di 35 anni fa, quando si concluse il ciclo del teatro in Rai, e in televisione, proprio con le commedie di Eduardo. Ringrazio il direttore Mazza per l'opportunità datami di realizzare questo progetto." A intervenire è stato poi Ennio Morricone, sollecitato a una riflessione sulla natura "diabolica" del violino presente nella commedia: "Le musiche non si raccontano, ma si ascoltano. Io vorrei piuttosto raccontare come siamo arrivati a definire il lavoro nei colloqui con Massimo: per la prima volta avevo di fronte un regista che era anche attore, che mi ha recitato lunghi passi della commedia per raccontarmi le sensazioni che voleva. Dopo la sua recitazione ho concluso che dovevo scrivere una musica fuori della realtà concreta, che non si limitasse a una melodizzazione semplice: ho così individuato il violino come strumento 'diabolico', uno strumento che nella sua durezza e asprezza poteva rappresentare il personaggio che tutta la commedia rappresentava. Tutte le musiche insieme, concatenate, possono essere viste come una specie di concerto di violino."
Del lavoro di adattamento sul testo originale ha parlato invece Gualtiero Peirce: "Togliendo dal testo buona parte del dialetto napoletano, abbiamo compiuto un'operazione rischiosa che ha fatto perdere alla commedia parte del carattere ruffiano e un po' dolce della napoletanità; è rimasta così la sua anima di commedia noir, nerissima, fatta anche di tante scatole cinesi. C'è anche un finale aperto, e ognuno può avere la sua ipotesi su cosa succederà dopo. E' un progetto che fa tremare i polsi perché è un testo scivoloso e spigoloso, pieno di misteri e di caratteristiche attraenti. Speriamo di essere riusciti a renderne il fascino." La parola è passata poi a un Enzo Decaro (interprete dell'"anima libera" Gastone Califano) con un braccio ingessato a causa di un infortunio rimediato durante una partita di calcetto: "La gioia di aver visto il teatro riportato in prima serata sulla Rai è grande. Il rischio, con il direttore Mazza, è che uno gli faccia le proposte e lui possa dire di sì! In questo periodo in cui tutti parlano ma nessuno fa, il fatto che qui invece si sia davvero fatto qualcosa mi sembra straordinario. Sono grato a Massimo anche per avermi permesso di fare un atto di riconciliazione: le commedie di Eduardo tutti pensiamo di conoscerle, ma andando a scavare si scoprono sempre nuovi aspetti. L'Eduardo drammaturgo è stato sempre offuscato dalla sua grandezza di attore: Massimo ci ha fatto scoprire invece anche il suo carattere di grande drammaturgo. Io ho fatto parte di una generazione che non è che lo abbia contestato, ma che comunque voleva un po' togliersi di dosso quel peso, un peso che soffrivamo: noi della Smorfia, con Massimo Troisi e Lello Arena, volevamo rompere gli schemi, finché non abbiamo conosciuto Eduardo, che ci parlò anche di possibili progetti a tre che voleva tirare fuori per noi. Purtroppo la sua malattia ci ha poi impedito di dare seguito alla cosa, e ora, per me, questa è una sorta di riconciliazione".
A una domanda sulla possibilità di portare anche altri grandi drammaturghi in televisione, e sulle voci riguardanti un possibile adattamento di Anton Čechov, Ranieri ha risposto in modo cauto: "Per ora pensiamo alla quarta commedia, che sarà Sabato, domenica e lunedì. La lavorazione partirà a giorni, e così chiuderemo, temporaneamente, il ciclo eduardiano. A Cechov sono molto affezionato, e nulla è da escludere: ma per ora pensiamo a questo nuovo 'bambino', che sta crescendo giorno per giorno." Un'aggiunta sull'argomento l'ha fatta poi Mauro Mazza: "Comunque, nel nostro percorso di adattamenti di opere teatrali, stiamo anche pensando di fare in modo che la formula possa sperimentarsi su due serate, anziché su una."
Un'ultima battuta, da parte del protagonista, sull'attualità del testo di Eduardo: "Il teatro parte da un passato preciso ma guarda sempre al futuro. Questo vale per questa commedia così come per ogni opera teatrale. Perché il teatro, da sempre, fa paura? Perché è la bocca della verità, perché lascia pensare molto. Questo è un testo sempre attuale, se si guarda il personaggio del protagonista, come gli altri, c'è sempre dietro una situazione sociale fallimentare. C'è sicuramente una grande attualità nel testo, specie in questo momento storico: è il fallimento di un microcosmo nel macrocosmo che è la nostra società. I personaggi sono accomunati da questa caratteristica."