Manuale d'amore in stile Sex and the City
Tutto cominciò da Sex and the City. Le scorribande amorose delle quattro newyorchesi in carriera, alla costante ricerca di un centro di gravità sentimentale permanente, non solo sono ormai entrate nell'immaginario (e nel look) collettivo, ma hanno anche ispirato una folta schiera di seguaci e imitatori, decisi a riprodurre quell'atmosfera frizzante e anticonformista che è divenuta il marchio di fabbrica della serie originale. Così, dopo il lungometraggio tratto direttamente da Sex and the City, lanciato in pompa magna lo scorso maggio, approda sugli schermi anche La verità è che non gli piaci abbastanza, tratto dal bestseller di Greg Behrendt e Liz Tuccillo, sceneggiatori per l'appunto del serial tv. Ancora una volta i legami con le disavventure delle single più celebri del teleschermo sono evidenti, dato che le vicende descritte nel romanzo e nel film omonimo prendono le mosse proprio da un sarcastico dialogo che sarebbe calzato a pennello in una conversazione tra Carrie Bradshaw e le sue amiche: - "Forse lui mi ha chiamato e non ho ricevuto il messaggio. O forse ha perso il mio numero, o è fuori città, o è stato investito, oppure gli è morta la nonna" -"... O forse non ti ha chiamato semplicemente perché non gli interessa rivederti".
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Gestire una mole così considerevole di storie e di caratteri è un'impresa di certo ardua e non si può dire che Abby Kohn riesca a mantenere costante il ritmo per tutta la durata del film. Pur essendo lo spunto di partenza un'interessante occasione per riflettere sulla perenne incomunicabilità tra uomo e donna, sulla goffaggine di certi approcci amorosi e sulla cronica incapacità delle persone nel comprendersi fino in fondo, la sceneggiatura si rivela ben presto troppo esile per riuscire a reggere oltre due ore di intreccio. Per di più La verità è che non gli piaci abbastanza non ha il coraggio di osare per davvero e, anziché spingersi verso i lidi di cinismo e di cattiveria di Carrie & Co, preferisce optare per un'atmosfera di certo meno sofisticata e più "buonista". Il lieto fine, infatti, è dietro l'angolo e le spettatrici vengono congedate con un messaggio che suona molto confortante: non perdete mai la speranza, perché proprio voi potreste essere l'eccezione che conferma la regola del "non le piaci abbastanza". Meno male che a salvare le parziali lacune di sceneggiatura e regia viene in aiuto il nutrito cast, composto da star in grado di incarnare alla perfezione i panni dei giovani, carini e in costante crisi sentimentale. Tra di essi spicca, manco a dirlo, la componente femminile, in particolare la deliziosa Ginnifer Goodwin (che fa un po' il verso a Molly Ringwald, star delle commedie "rosa shocking" anni Ottanta) e Jennifer Connelly, attrice troppo poco valorizzata a Hollywood che qui dimostra ancora una volta tutta la sua intensità espressiva.
Il risultato è un vero e proprio "manuale d'amore", un compendio leggero e senza troppe pretese, che si rifà ai classici del cinema romantico - non per niente una delle protagoniste si chiama Gigi e viene istruita dal "pigmalione" Alex (Justin Long). Se è vero che (come dice il personaggio di Anna nel film) tutti gli uomini sono classificabili in quattro categorie - intelligente, sexy, divertente e carino -, ma non possono assumere più di due attributi contemporaneamente, prendiamo in prestito questo sistema di valutazione per dire che La verità è che non gli piaci abbastanza è, per lo meno, un film divertente e carino.