Malevolent - Le voci del male, prima opera in lingua inglese del regista islandese Olaf de Fleur Johannesson, approda direttamente su Netflix senza passare per l'uscita in sala, e purtroppo non è difficile comprenderne il motivo: in un guazzabuglio di temi vagamente accennati, cliché, jumpscare prevedibili ed un finale che vorrebbe stupire ma non ci riesce, lo spettatore viene trascinato per i 100 minuti di un film certamente più noioso che spaventoso.
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Una trama fin troppo semplice, plot twist banali e rimandi evidenti
Nella Scozia degli anni '80 Angela e Jackson si improvvisano acchiappafantasmi, fingendo di liberare case e rispettivi inquilini da oscure presenze. In preda ai sensi di colpa lei e esclusivamente interessato al guadagno lui, la situazione comincia a cambiare quando Angela le spettrali inizia a vedere sul serio delle presenze spettrali: in un vecchio orfanotrofio infestato dagli spiriti di tre bambine assassinate, i due dovranno lottare per sopravvivere mettendo a rischio quanto hanno di più caro.
Bastano poche righe per notare come molti altri horror, più o meno recenti, abbiano una premessa estremamente simile a quella di Malevolent: dal ben riuscito Ouija - L'origine del male a ESP - Fenomeni paranormali o L'ultimo esorcismo, situazioni in cui finti esperti del paranormale truffano il prossimo per poi incappare in veri spiriti e creature demoniache sono già state viste e riviste. Purtroppo questo film non ci porta nulla di nuovo, sembra voler seguire uno schema definito senza però aver un'idea chiara di quello che ci vuole raccontare, e per questo non riesce a rendere la trama accattivante e coinvolgente ma semplicemente scontata.
Come se non bastasse, il continuo ricorso ai jumpscare, sempre preceduti da sinistri scricchiolii e bisbigli, non fa altro che esasperare lo spettatore invece che spaventarlo.
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Due personaggi principali poco convincenti e accattivanti
Per rendere appassionante la visione di un film di questo genere è innanzitutto necessario che i suoi personaggi siano ben caratterizzati, in modo tale che lo spettatore possa provare empatia nei loro confronti. Nemmeno in questo caso Malevolent riesce a centrare nel segno, Angela ed in particolare Jackson sono personaggi solo superficialmente abbozzati, poco chiari nelle loro intenzioni e per questo risultano spesso sgradevoli e seccanti. I due protagonisti sono così bidimensionali che è impossibile provare interesse per il loro destino: non abbiamo nessuno per cui fare il tifo, anche gli antagonisti mancano di carisma, ed il film ne risente. Peccato per la giovane e bella Florence Pugh, che interpreta Angela, che si era dimostrata decisamente più interessante e promettente in film come Lady Macbeth.
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Un sottogenere poco chiaro: ghost movie, found footage o torture porn?
Il difetto più evidente di Malevolent è senza dubbio quello di non saper bene a che genere appartenere: in questo film c'è un po' di tutto e, se chi lo ha scritto e diretto non aveva un chiaro obiettivo su che tipo di pellicola creare non si può di certo sperare che le cose siano più comprensibili per lo spettatore. Il film inizia come il più classico dei ghost movie, le atmosfere sono simili a quelle del ben più riuscito The Orphanage o del più recente 1921 - Il mistero di Rookford, ma poi le carte in tavola si mescolano e si passa un po' a The Blair Witch project - Il mistero della strega di Blair, con un found footage improvvisato, per poi virare sul torture porn, con un finale che prova ad impressionare forzatamente lo spettatore ma risulta invece blando e moderato. Malevolent è quindi un film privo di un'identità definita, con una regia insipida e con un cast decisamente non all'altezza ma, soprattutto, è un horror dove a mancare è proprio l'orrore.