Major Crimes: l'era post-Kyra

Metodi diversi, più lavoro di squadra e collaborazione con i sospettati: ecco la ricetta dello spin-off di The Closer per colmare l'assenza di Kyra Sedgwick nelle indagini dell'unità Crimini Maggiori di Los Angeles

Impossibile immaginare Dr House senza Hugh Laurie, auspicabile guardare Grey's Anatomy senza Ellen Pompeo e decisamente azzardato creare uno spin-off di The Closer senza Kyra Sedgwick. Major Crimes ci prova e ci riesce (su Premium Crime dal 19 novembre ogni lunedì alle 21.15). Lo dimostra anche - ma non solo - il rinnovo per una seconda stagione.
L'unità Crimini Maggiori di Los Angeles è ora guidata dal Capitano Sharon Raydor (Mary McDonnell), fino a qualche tempo prima considerata una spina nel fianco del distretto di polizia a causa della pignoleria con cui si attiene al protocollo. Basti ricordare che il vicecapo interpretato da Kyra Sedgwick ha dato il nome alla "regola Johnson", una procedura poco ortodossa nei confronti dei sospettati, per capire che la filosofia delle indagini è cambiata radicalmente, per non dire capovolta.

Il talento impareggiabile di estorcere una confessione da un colpevole è una specie di "one man show" (in questo caso "one woman show", grazie alla moglie di Kevin Bacon): la squadra di detective segue tracce e indizi ma alla fine l'indagato si ritrova ad ammettere un reato, anche se non ci sono prove schiaccianti contro di lui. La nuova politica, invece, preferisce patteggiare con i criminali, trovare un accordo per far risparmiare al dipartimento milioni di dollari in processi infiniti con la reale probabilità che la difesa riesca a strappare un'assoluzione dopo aver convinto la giuria.
Accettare un simile cambio di rotta è la chiave di lettura per apprezzare Major Crimes, ma dopo 7 anni di onorato servizio televisivo questo team straordinario di personaggi si è guadagnato il beneficio del dubbio da parte del pubblico. E ha ottenuto, allora, una seconda vita e una nuova pelle.
Il tenente Provenza (G.W. Bailey), con l'immancabile cappellino bianco in testa, ha subito lo smacco della mancata promozione e riversa sui colleghi, a partire da Flynn (Anthony Denison), Tao (Michael Paul Chan) e Sanchez (Raymond Cruz), il disappunto per il cambio di gestione. Al posto di Gabriel (Corey Reynolds), che ha seguito la Jonhson nel nuovo incarico dopo essere stato accusato di essere la spia del gruppo, la Raydor sceglie Amy Skyes (Kearran Giovanni), la più classica delle leccapiedi, senza esperienza alla omicidi, ma con un curriculum di tutto risposto.
Le dinamiche interne del gruppo si sono adattate al cambiamento, ma il vice capo Johnson non è un taboo: compare nelle conversazioni e soprattutto ritorna grazie alla presenza del marito, l'agente FBI Fritz (Jon Tenney), che continua a collaborare con il dipartimento per alcuni casi. Il vero anello di congiunzione tra la vecchia e la nuova guardia è, invece, Rusty (Graham Patrick Martin), testimone minorenne di un crimine, senza fissa dimora e quindi sotto la custodia personale della Raydor. In questo atipico rapporto genitoriale la Raydor acquista punti-simpatia, o almeno sembra più umana, meno rigida e inquadrata di quanto non compaia al distretto. Nell'economia del telefilm di certo aiuta anche la presenza inaspettata di alcune guest star, come Michael Weatherly (l'agente Tony DiNozzo di NCIS) che si reinventa nella quarta puntata come life coach sopra le righe.
Se Major Crimes ha un futuro, però, lo deve principalmente al series finale di The Closer, che ha chiuso un capitolo della TV americana con grande dignità, eccezionale discrezione e profondo decoro. L'unica morte a cui si assiste durante le ultime puntate avviene in punta di piedi, senza colpi di scena strillati. Seppure sia strumentale alla protagonista per chiudere un capitolo della propria vita, arriva al momento giusto, lascia al pubblico il tempo per dire addio a Brenda nel modo che merita, con lo stile elegante eppure originale che l'ha sempre contraddistinta. Niente champagne, per cortesia, solo una merendina arrotolata nell'alluminio e "nascosta" nel cassetto della scrivania.