Maigret, la recensione: indagine geriatrica

La recensione di Maigret, il nuovo film di Patrice Leconte con Gérard Depardieu nei panni del celebre personaggio ideato da Simenon.

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Maigret: Gérard Depardieu in una foto

Con la recensione di Maigret, il nuovo lungometraggio del regista francese Patrice Leconte, parliamo del ritorno sul grande schermo del mitico commissario, una delle grandi creazioni letterarie del ventesimo secolo, frutto della fantasia dell'autore belga Georges Simenon. Un personaggio che nel corso degli anni ha avuto vari volti al cinema e in televisione, in paesi diversi: in Italia ha avuto le fattezze di Gino Cervi (il preferito dello stesso Simenon) e Sergio Castellitto, mentre nel Regno Unito si è passati da Michael Gambon al recentissimo Rowan Atkinson. E poi c'è la Francia, tra Jean Gabin e Bruno Cremer, protagonista di 54 film per la televisione andati in onda tra il 1991 e il 2005. E proprio dai tempi dell'addio di Gabin al personaggio, nel 1958, non veniva più realizzato un film di Maigret per il cinema con bandiera transalpina, fino a oggi.

Gioventù e vecchiaia

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Maigret: Gérard Depardieu in un'immagine del film

Maigret adatta liberamente il quarantacinquesimo dei settantacinque romanzi che Simenon ha dedicato al commissario, Maigret e la giovane morta, dato alle stampe nel 1954 e precedentemente trasposto solo sul piccolo schermo. Una ragazza viene trovata priva di vita nel nono arrondissement. È vestita in abito da sera, ma non ci sono elementi per identificarla, essendo il cadavere privo di documenti. Il commissario dà il via alle indagini e cerca di capire cosa abbia portato al decesso della giovane, mosso da un coinvolgimento emotivo insolito perché la ragazza ha la stessa età che avrebbe oggi la figlia di Maigret, venuta a mancare anni addietro. Lui ha anche qualche problema di salute (il medico gli ha appena vietato di continuare a fumare la sua famosa pipa), e qualche domanda sul suo futuro professionale comincia a farsi viva...

Mistero intimo

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Maigret: una sequenza del film

Patrice Leconte aveva già adattato un testo di Simenon con L'insolito caso di Mr. Hire, e qui si cimenta con uno dei mostri sacri della letteratura in lingua francese, con quel titolo di una sola parola che vuole indicare che si tratta, per il cineasta, del Maigret cinematografico definitivo, senza bisogno di altri elementi per identificarlo. Un'incarnazione che doveva avere le fattezze di Daniel Auteuil prima che subentrasse Gérard Depardieu, attirato soprattutto dalla possibilità di poter finalmente lavorare con Leconte dopo diverse occasioni mancate. Forte anche di questo fattore legato al casting, il lungometraggio punta molto su Maigret come elemento da indagare e approfondire, preferendo quasi la strada del dramma privato a quella dell'indagine poliziesca, pur mantenendo le caratteristiche di quest'ultima con l'eleganza che contraddistingue il cinema di Leconte, il quale per l'occasione ha ricreato con fare certosino la Parigi degli anni Cinquanta, conservando la collocazione cronologica del romanzo perché il commissario è rigorosamente un prodotto del suo tempo.

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Maigret: Gérard Depardieu in una scena del film giallo

È un film che ruota attorno alla prestanza fisica di Gerard Depardieu, sfruttando appieno il paradosso dello scarto anagrafico tra lui e il personaggio: nella prima sequenza il medico gli consiglia il pensionamento anticipato per motivi di salute, lasciando intendere che Maigret non sia ancora arrivato ai canonici 55 anni più volte menzionati da Simeon, mentre l'attore durante le riprese era già ultrasettantenne (e ironia della sorte, in sala in patria il film se la doveva vedere con Il peggior lavoro della mia vita, dove Depardieu interpreta un vero pensionato). Il suo è un commissario quasi funereo (e c'è un velo di malinconia nelle scene in cui appare André Wilms, grande caratterista francese che si è spento pochi giorni prima del debutto della pellicola nei cinema transalpini), una rilettura geriatrica di un'icona che però non invecchia mai. Attraversa le strade di Parigi come se le volesse salutare per sempre, cosa che effettivamente potrebbe accadere almeno per quanto riguarda questa incarnazione precisa del personaggio, che non ha convinto il pubblico gallico in termini di box office. E si ritorna alla questione del titolo: un termine unico, lapidario, definitivo. Che annuncia un'ora e mezza di cinema dallo stampo molto classico, e al contempo moderno per come riflette in maniera ironica, tramite la scelta dell'interprete principale, sull'importanza di Maigret nel panorama culturale.

Conclusioni

Arrivati in chiusura di recensione di Maigret, ci diciamo divertiti da questo nuovo adattamento dell'opera di Simenon, che gioca sulla scelta dell'attore giusto per interpretare il commissario.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
3.5/5

Perché ci piace

  • Gérard Depardieu è un grandissimo Maigret.
  • L'apparato tecnico ed estetico è impeccabile.
  • La scelta di concentrarsi maggiormente sulla psicologia del commissario è encomiabile.

Cosa non va

  • Ai puristi di Simenon potrebbe dare fastidio la differenza d'età fra l'attore principale e il personaggio.