Loving e la lotta per i diritti fondamentali

Nichols torna a Cannes con un film che conferma il suo talento ed affronta un tema delicato quanto importante: quello del riconoscimento dei matrimoni interrazziali nell'America tra gli anni '50 e '60.

Loving: Joel Edgerton e Ruth Negga in una scena del film
Loving: Joel Edgerton e Ruth Negga in una scena del film

Jeff Nichols è regista che abbiamo sempre apprezzato, dall'esordio con Shotgun Stories, passando per Take Shelter e Mud. Film molto "terreni", ancorati alla realtà, in qualche modo sporchi e diretti. Per questo ci eravamo un po' stupiti lo scorso febbraio quando in quel di Berlino avevamo visto Midnight Special, il primo passo del regista in un cinema di genere che ci sembrava distante da lui, un esperimento che in tanti hanno considerato non molto riuscito, ma nel quale avevamo trovato comunque motivi di interesse e la stessa capacità di emozionare, seppur toccando corde diverse da quelle a cui ci aveva abituati.

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A soli tre mesi di distanza da quel Berlino, nell'ambito dell'edizione 2016 del Festival di Cannes, ritroviamo però il Nichols a cui eravamo abituati, un Nichols che addirittura fa un ulteriore passo avanti nella direzione opposta, non solo abbandonando quel tocco di soprannaturale che aveva introdotto in Midnight Special, ma scegliendo di spostarsi nell'America a cavallo tra gli anni '50 e '60 per raccontare una storia vera che gli permette di affrontare temi fondamentali relativi all'accettazione razziale e ai diritti umani, una storia di grande umanità che mette al centro i suoi protagonisti fin dal titolo.

Questo matrimonio non s'ha da fare

Loving: Joel Edgerton e Ruth Negga in un momento del film
Loving: Joel Edgerton e Ruth Negga in un momento del film

Loving, infatti, prende il titolo dal cognome del protagonista, Richard Loving che nel 1958 si è innamorato ed ha sposato una giovane donna di colore, Mildred. Cresciuti in un piccolo paese della Virginia, Central Point, i due sono stati incarcerati ed esiliati proprio dallo stato in cui erano nati e vissuti per una colpa allora inaccettabile: il loro matrimonio interrazziale, celebrato in segreto a Washington a causa della gravidanza della donna. Unica soluzione trasferirsi proprio a Washington, dove alcuni parenti li accettarono e fecero sentire a casa, ma la loro abitudine all'ambiente rurale rese comunque dura e faticosa la vita di città, spingendo soprattutto Mildred a cercare una via per tornare in quella che consideravano inevitabilmente casa. Da qui il contatto con alcuni legali che misero in piedi il caso di Loving contro la Virginia, che si fece strada fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti che nel 1967 riaffermò il diritto fondamentale al matrimonio, permettendo loro di tornare a casa e diventare fonte di ispirazione per tanti dopo di loro.

Richard e Mildred

Loving: Joel Edgerton e Ruth Negga sorridenti in una scena del film
Loving: Joel Edgerton e Ruth Negga sorridenti in una scena del film

Con un tema così importante a scandire la narrazione di Loving, sarebbe inevitabile concentarsi su di esso nel raccontare un film che è stato salutato alla proiezione di Cannes con applausi convinti e prolungati. Eppure il cuore del film di Nichols non è la fondamentale battaglia legale in cui i Loving sono stati costretti a imbarcarsi, ma loro stessi, la loro famiglia, le loro anime. Nichols ha il merito di tratteggiarli con cura, ma i suoi sforzi non sarebbero stati premiati senza la bravura dei suoi protagonisti, senza l'umanità che Joel Edgerton e Ruth Negga riescono ad infondere ai loro Richard e Mildred, dalla prima sequenza in cui lui le chiede di sposarla, passando per l'incarcerazione e i drammi fino ad un finale in cui, nello stesso campo della proposta di matrimonio, costruiscono la casa in cui la donna avrebbe vissuto fino alla morte.

Il talento di Nichols

Loving: un primo piano di Ruth Negga e Joel Edgerton a Cannes
Loving: un primo piano di Ruth Negga e Joel Edgerton a Cannes

Se i due protagonisti sono il cuore pulsante di Loving, e lo dimostra anche l'immagine finale del film, una foto dei veri Richard e Mildred della quale abbiamo visto scattare la versione fittizia nel corso della pellicola, anche tutto quello che ruota loro attorno funziona: la regia asciutta di Nichols, il suo script diretto ma mai freddo, la ricostruzione storica che tratteggia il contesto sociale in cui la storia si svolge, accompagnandola e validandola senza distogliere l'attenzione dalle figure che si muovono in primo piano. Ed ancora le interpretazioni dei non protagonisti, tra i quali non può mancare una breve apparizione del fidato Michael Shannon: satelliti che orbitano attorno ad Edgerton e Neega completando il quadro dipinto con cura ed attenzione da Nichols, un'immagine che colpisce ed emoziona per il suo lato umano e che riesce a ribadire un tema importante e delicato come quello dell'integrazione razziale sottolineando la grande ingiustizia perpetrata nei confronti dei Loving per nove anni.

Movieplayer.it

4.0/5